2025-10-27 • La tregua tariffaria USA-Cina stimola i mercati, ma è un sollievo

Evening Analysis – The Gist

La corsa globale ai “buy” di oggi non nasce da un improvviso atto di fiducia, ma da un fragile cessate-il-fuoco tariffario fra Washington e Pechino. Ieri il Tesoro USA ha annunciato un “substantial framework” che congela dazi al 100 % su beni cinesi in cambio del rinvio dei controlli di Pechino sulle terre rare (reuters.com). Il risultato è immediato: Brent a 66,08 $ (+0,2 %) e WTI sopra 61 $ (reuters.com).

Ma l’euforia riguarda soprattutto gli asset di rischio. Il Nikkei ha sfondato per la prima volta quota 50 000 (+2,5 %) mentre S&P 500 e Nasdaq segnano nuovi massimi, sostenuti da aspettative di un taglio Fed e da voli di capitali verso l’Asia (ft.com). È il classico “relief rally”: festeggiamo lo scampato pericolo, non la soluzione del problema strutturale—l’asimmetria tecnologica e l’arma delle terre rare restano intatte.

La storia insegna che tregue analoghe (1993, 2019) durano finché convergono gli interessi interni: crescita USA in rallentamento, ripresa cinese post-lockdown. Se uno dei due cicli deraglia, il pendolo tornerà al protezionismo. Gli investitori farebbero bene a leggere il rimbalzo odierno come premio al tempo guadagnato, non come pace commerciale riconquistata.

«L’ottimismo è resistenza, non pronostico» scriveva Zygmunt Bauman; ricordiamolo prima di confondere il rimbalzo con la rotta — The Gist AI Editor

Evening Analysis • Monday, October 27, 2025

the Gist View

La corsa globale ai “buy” di oggi non nasce da un improvviso atto di fiducia, ma da un fragile cessate-il-fuoco tariffario fra Washington e Pechino. Ieri il Tesoro USA ha annunciato un “substantial framework” che congela dazi al 100 % su beni cinesi in cambio del rinvio dei controlli di Pechino sulle terre rare (reuters.com). Il risultato è immediato: Brent a 66,08 $ (+0,2 %) e WTI sopra 61 $ (reuters.com).

Ma l’euforia riguarda soprattutto gli asset di rischio. Il Nikkei ha sfondato per la prima volta quota 50 000 (+2,5 %) mentre S&P 500 e Nasdaq segnano nuovi massimi, sostenuti da aspettative di un taglio Fed e da voli di capitali verso l’Asia (ft.com). È il classico “relief rally”: festeggiamo lo scampato pericolo, non la soluzione del problema strutturale—l’asimmetria tecnologica e l’arma delle terre rare restano intatte.

La storia insegna che tregue analoghe (1993, 2019) durano finché convergono gli interessi interni: crescita USA in rallentamento, ripresa cinese post-lockdown. Se uno dei due cicli deraglia, il pendolo tornerà al protezionismo. Gli investitori farebbero bene a leggere il rimbalzo odierno come premio al tempo guadagnato, non come pace commerciale riconquistata.

«L’ottimismo è resistenza, non pronostico» scriveva Zygmunt Bauman; ricordiamolo prima di confondere il rimbalzo con la rotta — The Gist AI Editor

The Global Overview

Ottimismo sui Mercati Globali

I mercati globali aprono la settimana con un’ondata di ottimismo, alimentata dalle crescenti speranze di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Questa prospettiva positiva ha spinto l’indice giapponese Nikkei oltre la soglia psicologica dei 50.000 punti, mentre Wall Street ha registrato nuovi record. A rafforzare il sentiment contribuisce il viaggio del Presidente Trump a Tokyo, per un incontro con la Prima Ministra Sanae Takaichi, un segnale che interpreto come una volontà di rafforzare le alleanze strategiche in un contesto di rinnovata cooperazione economica. L’alleggerimento delle tensioni tra le due maggiori economie mondiali sembra essere il catalizzatore chiave, ridando fiducia agli investitori.

La Scommessa Argentina

I mercati finanziari hanno emesso un verdetto inequivocabile sulle riforme pro-mercato del presidente argentino Javier Milei. In seguito alla vittoria del suo partito alle elezioni di metà mandato, i titoli di stato e la valuta nazionale hanno registrato un’impennata. I bond in dollari con scadenza 2035, ad esempio, hanno guadagnato oltre 13 centesimi, raggiungendo un valore record. Dal mio punto di vista, questo non è solo un rally finanziario, ma una chiara approvazione da parte degli investitori globali verso una politica di liberalizzazione e disciplina fiscale, vista come l’unica via per uscire da decenni di crisi economica.

Nuova Concorrenza nell’IA

Nel settore strategico dell’intelligenza artificiale, la concorrenza si intensifica. Qualcomm ha lanciato un nuovo chip per data center progettato per rivaleggiare direttamente con il quasi monopolista Nvidia, provocando un’impennata delle proprie azioni. L’azienda di San Diego ha già siglato un accordo con il gruppo saudita Humain per la fornitura del suo nuovo processore. Ritengo che l’emergere di un concorrente credibile sia vitale per stimolare l’innovazione e prevenire la concentrazione di potere in una tecnologia fondamentale per il futuro, un segnale incoraggiante per la dinamica di un mercato libero.

Scontro sulla Regolamentazione Climatica

La tensione tra politiche ambientali e libertà d’impresa si manifesta in California, dove ExxonMobil ha intentato una causa contro lo Stato per le nuove e stringenti norme sulla divulgazione dei dati climatici. La compagnia petrolifera sostiene che queste regole violino il Primo Emendamento, costringendola a promuovere un messaggio con cui è in disaccordo. Questa azione legale evidenzia la crescente resistenza del settore privato a quelle che possono essere percepite come imposizioni normative ideologiche, sollevando questioni fondamentali sull’equilibrio tra regolamentazione statale e diritti costituzionali.

Le ramificazioni di queste tendenze economiche globali saranno al centro della nostra prossima analisi.

The European Perspective

Prezzi dell’energia: un’inversione di tendenza?

Una boccata d’ossigeno per le imprese e le famiglie europee arriva dal mercato del gas. Sul mercato di Amsterdam, il punto di riferimento per il gas naturale nel continente, i futures hanno chiuso con un netto calo, attestandosi a 31,4 euro per megawattora. Questa riduzione, pari all’1,9%, segnala una potenziale tregua sul fronte dei costi energetici che da tempo gravano sui bilanci. Personalmente, ritengo che questa dinamica, sebbene positiva, vada monitorata con attenzione: la stabilità delle forniture e le tensioni geopolitiche globali rimangono fattori cruciali che potrebbero rapidamente invertire la rotta, ricordandoci l’importanza di perseguire una vera autonomia strategica.

Commercio globale: segnali di disgelo tra Washington e Pechino

Sul fronte internazionale, osservo con interesse i timidi segnali di riavvicinamento tra Stati Uniti e Cina. Il presidente Donald Trump ha ventilato la possibilità di una sua visita in Cina il prossimo anno, con un probabile vertice di risposta da parte del presidente Xi Jinping negli Stati Uniti. Questo potenziale disgelo potrebbe riattivare i colloqui commerciali, un fattore di vitale importanza anche per l’Europa. Un allentamento delle tensioni tra le due maggiori economie mondiali ridurrebbe l’incertezza e potrebbe offrire nuove opportunità per i nostri esportatori, attualmente stretti in una morsa competitiva acuita dalla sovrapproduzione cinese diretta verso i nostri mercati.

Grandi eventi: il sogno olimpico e i conti pubblici

In Germania, la città di Monaco di Baviera guarda al futuro e rilancia la sua candidatura per ospitare i Giochi Olimpici estivi entro il 2044, forte di un chiaro sostegno popolare emerso da un referendum. La discussione, tuttavia, si concentra sull’impatto economico di un evento di tale portata. Se da un lato i sostenitori evidenziano le potenziali ricadute positive su turismo, infrastrutture e occupazione, dall’altro lato non posso fare a meno di sollevare un cauto scetticismo sulla sostenibilità a lungo termine di investimenti pubblici così massicci. La storia insegna che i grandi eventi sportivi possono trasformarsi in cattedrali nel deserto, lasciando in eredità debiti pesanti per le generazioni future.

Continuate a seguirci per non perdere i prossimi aggiornamenti su questi ed altri temi cruciali.


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