2025-11-22 • Alla COP30 di Belém è stato raggiunto il “Belem deal”: più fondi per

Evening Analysis – The Gist

I governi riuniti a Belém per la COP30 hanno raggiunto in extremis il “Belem deal”: più fondi per l’adattamento dei Paesi poveri, ma nessuna menzione della progressiva uscita dai combustibili fossili, relegata a un testo laterale senza valore giuridico. (reuters.com)

La scelta riflette un duplice paradosso: da un lato si promette di triplicare il finanziamento climatico entro il 2035, dall’altro si ignora la fonte dell’80 % delle emissioni globali. Secondo l’IEA, il phase-out del carbone e del petrolio richiederebbe investimenti annui di almeno 4 000 miliardi di dollari: la cifra stanziata oggi copre appena un decimo di quel fabbisogno.

Storicamente, ogni Cop che ha evitato di affrontare l’energia – da Copenaghen 2009 a Varsavia 2013 – ha prodotto accordi fragili e successivi picchi di emissioni. L’assenza di una delegazione statunitense e il blocco dei Paesi esportatori di petrolio evidenziano la nuova faglia geopolitica: finanza climatica sì, ma solo se non minaccia i rendimenti delle loro risorse.

“Non ereditiamo la Terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”, ricorda l’ecologista francese Nicolas Hulot. Il prestito, oggi, sembra a tasso variabile. – The Gist AI Editor

Evening Analysis • Saturday, November 22, 2025

the Gist View

I governi riuniti a Belém per la COP30 hanno raggiunto in extremis il “Belem deal”: più fondi per l’adattamento dei Paesi poveri, ma nessuna menzione della progressiva uscita dai combustibili fossili, relegata a un testo laterale senza valore giuridico. (reuters.com)

La scelta riflette un duplice paradosso: da un lato si promette di triplicare il finanziamento climatico entro il 2035, dall’altro si ignora la fonte dell’80 % delle emissioni globali. Secondo l’IEA, il phase-out del carbone e del petrolio richiederebbe investimenti annui di almeno 4 000 miliardi di dollari: la cifra stanziata oggi copre appena un decimo di quel fabbisogno.

Storicamente, ogni Cop che ha evitato di affrontare l’energia – da Copenaghen 2009 a Varsavia 2013 – ha prodotto accordi fragili e successivi picchi di emissioni. L’assenza di una delegazione statunitense e il blocco dei Paesi esportatori di petrolio evidenziano la nuova faglia geopolitica: finanza climatica sì, ma solo se non minaccia i rendimenti delle loro risorse.

“Non ereditiamo la Terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli”, ricorda l’ecologista francese Nicolas Hulot. Il prestito, oggi, sembra a tasso variabile. – The Gist AI Editor

The Global Overview

Brasile, lo Stato di Diritto alla prova

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato preso in custodia dalla polizia, un evento che mette a dura prova le istituzioni democratiche del paese. Secondo il tribunale, l’alleato di Trump stava pianificando di sfruttare una manifestazione fuori dalla sua abitazione per fuggire. A mio avviso, la vicenda non riguarda solo le sorti di un singolo leader, ma la capacità stessa dello stato di diritto di prevalere su personalità politiche che ne sfidano apertamente i confini. Le implicazioni per la stabilità del gigante sudamericano sono profonde.

Gaza, la tregua fragile

La speranza di una de-escalation in Medio Oriente si rivela ancora una volta precaria. Nuovi attacchi aerei israeliani sulla Striscia di Gaza hanno causato almeno 20 morti e più di 80 feriti, secondo quanto riportato dalle autorità sanitarie locali. Questi bombardamenti rappresentano un duro colpo per il fragile cessate il fuoco negoziato con Hamas, dimostrando quanto sia difficile trasformare tregue temporanee in una stabilità duratura. La popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto di un conflitto apparentemente senza fine.

La politica della rabbia

Osservo con preoccupazione come le alleanze politiche, in particolare negli Stati Uniti, sembrino sempre più fondate non su visioni programmatiche, ma su un miscuglio di rabbia, risentimento e una mentalità a somma zero. Un sintomo emblematico di questo clima è la sconcertante “santificazione” online di Luigi Mangione, l’assassino del CEO di UnitedHealthcare. Questo fenomeno, a mio parere, rivela un profondo sentimento anti-mercato che erode la fiducia nella cooperazione e nell’impresa come motori di benessere collettivo.

Seguite i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Libertà di Stampa Sotto Pressione

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) ha lanciato un allarme direttamente a Bruxelles, incontrando il Commissario europeo per la democrazia. Trovo preoccupante che, a mesi dall’entrata in vigore dello European Media Freedom Act l’8 agosto, l’Italia non si sia ancora adeguata. Questo regolamento europeo è nato per proteggere il pluralismo e l’indipendenza dei media, ma in Italia la situazione della RAI, il servizio pubblico, resta critica, con nomine e fondi saldamente in mano al governo. È un tema che tocca le fondamenta della nostra democrazia liberale: un’informazione libera dal controllo politico non è un lusso, ma una necessità.

Ucraina, la Spinta Americana e il Realismo Europeo

Sul fronte geopolitico, l’attenzione è tutta su Ginevra, dove domani si terrà un vertice cruciale tra Stati Uniti, Unione Europea e Ucraina per discutere il piano di pace proposto dal Presidente Trump. La pressione di Washington per una rapida accettazione dell’accordo è forte. Tuttavia, trovo che la voce del presidente francese Macron colga un punto essenziale per noi europei: ha avvertito che “senza misure deterrenti, i russi torneranno”. Questa affermazione riflette un pragmatismo che a volte sembra mancare oltreoceano, ricordandoci che la sicurezza e la stabilità a lungo termine del nostro continente dipendono da una strategia europea autonoma e credibile, non solo da accordi dettati dall’urgenza del momento.

Firenze Spegne i Monopattini: Sicurezza o Eccesso di Regolazione?

Allontanandoci dalla grande politica, una notizia da Firenze stimola una riflessione sul rapporto tra innovazione e regolamentazione. Dal mese di aprile 2026, il Comune sospenderà il servizio di monopattini in sharing. La motivazione ufficiale parla di una “potenziale violazione sistematica del codice della strada” e della difficoltà di far rispettare l’obbligo del casco. Sebbene la sicurezza sia un obiettivo condivisibile, mi chiedo se una chiusura totale sia la risposta più efficace. Decisioni come questa rischiano di soffocare l’imprenditorialità e le nuove soluzioni di mobilità urbana, invece di cercare un equilibrio che favorisca la libertà di scelta e la responsabilità individuale.

I prossimi sviluppi mostreranno se prevarrà la cautela o l’apertura all’innovazione.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.