2025-11-24 • Wall Street’s volatility highlights the Fed’s role, with a potential rate cut expected. Concerns rise

Evening Analysis – The Gist

Il brusco dietro-front di Wall Street – l’S&P 500 ha perso il 3 % in una settimana per poi rimbalzare dell’1,3 % oggi – ha rimesso al centro della scena la Federal Reserve. L’aspettativa di un taglio dei tassi già il 10 dicembre è balzata al 65 %, spinta dalle dichiarazioni accomodanti di John Williams e Christopher Waller e dal forte legame tra ricchezza azionaria e consumo statunitense: il top 10 % che detiene l’87 % degli asset finanziari genera circa metà della spesa delle famiglie. (reuters.com)

Il paradosso è evidente: proprio le “condizioni finanziarie troppo espansive” che la Fed additava come rischio sistemico ora diventano la giustificazione per un taglio preventivo, in una dinamica già vista nel 1998 (crisi LTCM) e nel 2019 (stress sul mercato repo). Il ciclo di politiche che inseguono la volatilità di mercato, più che guidarla, rischia di trasformare la banca centrale in assicuratore perenne degli asset rischiosi. (wsj.com)

Se il taglio arriverà con l’inflazione core ancora sopra il 3 %, la Fed comprometterà la propria credibilità anti-inflazione e alimenterà la narrativa di un’economia “Wall Street-dipendente”, esponendo il dollaro a pressioni e i mercati emergenti a nuove fughe di capitali. A livello globale, la speranza di un allentamento sincronizzato (BCE e BoE restano più guardinghe) potrebbe riaccendere la corsa agli attivi rischiosi, gonfiando ulteriormente bolle settoriali come l’IA. (reuters.com)

“Quando la banca centrale diventa il mercato, il mercato cessa di essere un prezzo e diventa un algoritmo politico.” — Adam Tooze, 2022.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Monday, November 24, 2025

the Gist View

Il brusco dietro-front di Wall Street – l’S&P 500 ha perso il 3 % in una settimana per poi rimbalzare dell’1,3 % oggi – ha rimesso al centro della scena la Federal Reserve. L’aspettativa di un taglio dei tassi già il 10 dicembre è balzata al 65 %, spinta dalle dichiarazioni accomodanti di John Williams e Christopher Waller e dal forte legame tra ricchezza azionaria e consumo statunitense: il top 10 % che detiene l’87 % degli asset finanziari genera circa metà della spesa delle famiglie. (reuters.com)

Il paradosso è evidente: proprio le “condizioni finanziarie troppo espansive” che la Fed additava come rischio sistemico ora diventano la giustificazione per un taglio preventivo, in una dinamica già vista nel 1998 (crisi LTCM) e nel 2019 (stress sul mercato repo). Il ciclo di politiche che inseguono la volatilità di mercato, più che guidarla, rischia di trasformare la banca centrale in assicuratore perenne degli asset rischiosi. (wsj.com)

Se il taglio arriverà con l’inflazione core ancora sopra il 3 %, la Fed comprometterà la propria credibilità anti-inflazione e alimenterà la narrativa di un’economia “Wall Street-dipendente”, esponendo il dollaro a pressioni e i mercati emergenti a nuove fughe di capitali. A livello globale, la speranza di un allentamento sincronizzato (BCE e BoE restano più guardinghe) potrebbe riaccendere la corsa agli attivi rischiosi, gonfiando ulteriormente bolle settoriali come l’IA. (reuters.com)

“Quando la banca centrale diventa il mercato, il mercato cessa di essere un prezzo e diventa un algoritmo politico.” — Adam Tooze, 2022.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Scommessa Nucleare Americana

L’amministrazione Trump sta puntando 80 miliardi di dollari sul rilancio dell’industria nucleare americana, in partnership con aziende come Westinghouse. La mossa segnala un audace tentativo di riaffermare la leadership tecnologica ed energetica degli Stati Uniti, anche per sostenere la crescente domanda di elettricità guidata dall’intelligenza artificiale. A mio avviso, sebbene l’obiettivo dell’indipendenza energetica sia lodevole, un investimento statale di questa portata solleva interrogativi sull’efficienza dell’intervento governativo su larga scala nei mercati energetici. Il successo dipenderà non solo dai finanziamenti, ma dalla capacità di superare le rigidità burocratiche e stimolare una reale innovazione nel settore privato.

Il Prezzo dell’Amicizia Sino-Russa

L’asse Pechino-Mosca mostra qualche scricchiolio sotto il peso delle sanzioni occidentali. Secondo una ricerca della Bank of Finland, gli esportatori cinesi stanno applicando prezzi significativamente più alti alla Russia per le forniture essenziali, comprese quelle con potenziale uso militare. Tra il 2021 e il 2024, i prezzi di tali beni verso la Russia sono aumentati in media dell’87%, a fronte di un aumento del 9% verso altri paesi. Questo sovrapprezzo è un chiaro indicatore di come le restrizioni stiano funzionando, limitando le opzioni di Mosca e costringendola a pagare un “premio”. Dimostra, a mio parere, che anche nelle alleanze strategiche, le dinamiche di mercato e l’interesse nazionale prevalgono sulla pura retorica politica.

Seguiremo gli sviluppi nel prossimo numero di The Gist.

The European Perspective

Partenariato UE-Africa: Oltre la Retorica

L’Unione Europea e l’Unione Africana (UA), l’organizzazione che promuove l’integrazione tra gli stati del continente, si sono incontrate in Angola per rafforzare la cooperazione economica e di sicurezza. Sul tavolo temi cruciali come il commercio, la gestione dei flussi migratori e l’accesso a materie prime essenziali. Da liberale, vedo con favore ogni iniziativa che promuova il libero scambio e la collaborazione su basi paritarie. Tuttavia, l’UE deve dimostrare di essere un partner più credibile e agile di altri attori globali, come la Cina, che da tempo corteggiano quello che viene definito il “continente delle opportunità”. La vera sfida sarà tradurre le dichiarazioni d’intenti in progetti concreti che favoriscano l’imprenditorialità e la stabilità, a beneficio di entrambi i continenti.

Budget Britannico: L’Incubo delle “Mille Tasse”

Oltremanica, il mondo imprenditoriale britannico attende con ansia la presentazione del nuovo budget, temendo quella che è stata definita una “morte per mille tasse”. La discussione è animata dalle previsioni di crescita dell’OBR, l’Office for Budget Responsibility, l’ente indipendente che vigila sulla spesa pubblica. Le sue stime potrebbero influenzare pesantemente le decisioni del cancelliere. Per me, questa ansia evidenzia un problema ricorrente: l’incertezza normativa e la pressione fiscale come ostacoli principali all’iniziativa privata. Un’economia prospera si basa su regole chiare e un carico fiscale che incentivi gli investimenti, non che li soffochi con una miriade di piccoli prelievi.

Debito o Credito? Il Potere delle Parole sulla Spesa Pubblica

Uno studio affascinante dell’istituto di ricerca economica tedesco ifo rivela quanto la percezione del debito pubblico sia malleabile. Semplicemente definendolo “credito”, il sostegno popolare a nuova spesa statale a deficit aumenta dell’11%. Questo dato, a mio avviso, è un campanello d’allarme sulla trasparenza della politica fiscale. Quando i governi utilizzano un linguaggio edulcorato per mascherare l’aumento del debito, impediscono ai cittadini di comprendere appieno le conseguenze a lungo termine delle loro scelte, come l’inflazione o future tasse. Un dibattito onesto richiede un linguaggio preciso, specialmente quando si tratta dei soldi dei contribuenti.

Seguite i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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