2025-12-15 • Zelensky pronto a rinunciare alla NATO per garanzie di sicurezza. Incontro a

Morning Intelligence – The Gist

Berlino fa da cornice a una svolta storica: Volodymyr Zelensky annuncia di essere pronto a depennare l’adesione alla NATO dalla costituzione ucraina in cambio di garanzie di sicurezza vincolanti da USA, UE, Canada e Giappone. L’iniziativa emerge mentre a Berlino si confrontano gli inviati di Donald Trump (Steve Witkoff, Jared Kushner) con i leader europei, in un tentativo di congelare le linee del fronte e dare respiro a un cessate-il-fuoco “dignitoso” per Kyiv. (reuters.com)

Se confermato, il passo rimuove l’ostacolo che Mosca definisce “non negoziabile” dal 2008: l’allargamento dell’Alleanza ai propri confini. In gioco non c’è solo la sovranità formale di Kyiv, ma la credibilità di un ordine europeo fondato su trattati aperti: l’Ucraina perderebbe la clausola di autodifesa collettiva (art. 5 NATO) a fronte di garanzie ancora da ratificare dal Congresso USA e da un’Europa politicamente frammentata. (reuters.com)

La mossa richiama la “finlandizzazione” del 1948, quando Helsinki accettò la neutralità armata pur di preservare indipendenza interna. Anche allora la promessa di sovranità conviveva con pressioni economiche e militari di lungo periodo: oggi il 22 % del territorio ucraino resta occupato, mentre droni e missili continuano a colpire Odessa e la rete elettrica, segno che il Cremlino usa il negoziato come strumento di logoramento.

Come scrive l’analista Ivan Krastev, “i compromessi di oggi sono i precedenti di domani: ogni concessione crea una geografia del possibile”. Il rischio è che, chiusa la porta della NATO, si apra un corridoio di instabilità permanente ai confini europei.

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Monday, December 15, 2025

the Gist View

Berlino fa da cornice a una svolta storica: Volodymyr Zelensky annuncia di essere pronto a depennare l’adesione alla NATO dalla costituzione ucraina in cambio di garanzie di sicurezza vincolanti da USA, UE, Canada e Giappone. L’iniziativa emerge mentre a Berlino si confrontano gli inviati di Donald Trump (Steve Witkoff, Jared Kushner) con i leader europei, in un tentativo di congelare le linee del fronte e dare respiro a un cessate-il-fuoco “dignitoso” per Kyiv. (reuters.com)

Se confermato, il passo rimuove l’ostacolo che Mosca definisce “non negoziabile” dal 2008: l’allargamento dell’Alleanza ai propri confini. In gioco non c’è solo la sovranità formale di Kyiv, ma la credibilità di un ordine europeo fondato su trattati aperti: l’Ucraina perderebbe la clausola di autodifesa collettiva (art. 5 NATO) a fronte di garanzie ancora da ratificare dal Congresso USA e da un’Europa politicamente frammentata. (reuters.com)

La mossa richiama la “finlandizzazione” del 1948, quando Helsinki accettò la neutralità armata pur di preservare indipendenza interna. Anche allora la promessa di sovranità conviveva con pressioni economiche e militari di lungo periodo: oggi il 22 % del territorio ucraino resta occupato, mentre droni e missili continuano a colpire Odessa e la rete elettrica, segno che il Cremlino usa il negoziato come strumento di logoramento.

Come scrive l’analista Ivan Krastev, “i compromessi di oggi sono i precedenti di domani: ogni concessione crea una geografia del possibile”. Il rischio è che, chiusa la porta della NATO, si apra un corridoio di instabilità permanente ai confini europei.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Germania-Cina: Le crepe nel motore del libero scambio

Per la prima volta da decenni, la Germania, una superpotenza industriale costruita sul commercio senza restrizioni, sta riconsiderando i suoi legami economici con la Cina. Politici e imprese tedesche mettono in discussione un modello che ha alimentato la loro crescita ma che ora presenta rischi strategici. A mio avviso, questo non è solo un dibattito tedesco, ma un sintomo di una più ampia ricalibrazione globale. L’eccessiva dipendenza da un singolo partner commerciale, specialmente uno con ambizioni geopolitiche divergenti, sta spingendo anche le nazioni più orientate al mercato a riconsiderare i costi nascosti di una globalizzazione senza filtri. La questione non è se il commercio sia un bene, ma come gestirne i rischi in un’era di crescente autoritarismo.

La diplomazia del panda al capolinea

Il mese prossimo, la Cina ritirerà gli ultimi due panda prestati al Giappone, ponendo fine a un programma che dal 1972 simboleggia l’amicizia tra le due nazioni. Questo gesto, apparentemente simbolico, riflette il gelo nelle relazioni tra la seconda e la terza economia mondiale. La “diplomazia del panda” è sempre stata un barometro delle relazioni di Pechino con il mondo: la sua fine segnala un deterioramento dei legami che va ben oltre il simbolismo. Per le imprese e gli investitori, questo è un monito: quando i canali diplomatici si chiudono, i rischi economici e le incertezze normative tendono inevitabilmente ad aumentare, minando la stabilità necessaria per il commercio e la cooperazione.

L’Artico gela le ambizioni russe

Una petroliera della “flotta ombra” russa ha rinunciato a caricare gas naturale liquefatto (GNL) da un impianto artico sanzionato dagli Stati Uniti, a causa dell’eccessiva formazione di ghiaccio. Questo episodio illustra perfettamente le duplici sfide che Mosca deve affrontare: le sanzioni internazionali che la costringono a usare navi non convenzionali e le implacabili barriere naturali. Il Cremlino punta ad espandere le spedizioni energetiche attraverso l’Artico, ma questo incidente dimostra come le sanzioni, unite alla realtà logistica, possano ostacolare efficacemente le sue ambizioni economiche. È un esempio di come le restrizioni mirate possano avere impatti tangibili, limitando la capacità di un regime di finanziare le proprie attività.

L’oro brilla tra le incertezze

Il prezzo dell’oro continua a salire, spinto da una combinazione di fattori globali: le aspettative di un allentamento della politica monetaria da parte della Federal Reserve statunitense, gli acquisti costanti da parte delle banche centrali e i crescenti rischi geopolitici. Dal mio punto di vista, questo non è solo un indicatore di mercato, ma un voto di sfiducia verso le valute fiat e la stabilità globale. Gli investitori e le istituzioni si rifugiano in un bene rifugio storicamente affidabile quando percepiscono che le politiche governative e le tensioni internazionali rendono il futuro più incerto. L’oro, in questo contesto, agisce come un’assicurazione contro l’imprevedibilità della politica.

Il panorama globale è in continuo movimento; analizzeremo i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Bruxelles e la crisi degli alloggi

Dalle capitali come Lisbona a quelle baltiche come Tallinn, la spirale dei prezzi immobiliari sta diventando insostenibile. In risposta, Bruxelles sta per lanciare il suo primo Piano per l’Edilizia Abitativa a Prezzi Accessibili. Il commissario per l’edilizia abitativa, Dan Jørgensen, avverte che la crisi è reale e potrebbe spingere gli elettori verso populismi di estrema destra. L’azione più concreta sarà una revisione delle norme sugli aiuti di Stato, pensata per facilitare i governi nazionali nella costruzione di alloggi a canone calmierato. A mio avviso, sebbene l’intento sia lodevole, la storia insegna che una maggiore ingerenza statale e una pianificazione centralizzata raramente risolvono le distorsioni del mercato, anzi, spesso le aggravano.

Ricostruzione ucraina: un’opportunità “vincolata”?

L’industria tedesca solleva un punto cruciale riguardo agli aiuti per la ricostruzione dell’Ucraina. Michael Harms, amministratore delegato del Comitato orientale dell’economia tedesca, lamenta che ingenti fondi europei finiscano per premiare aziende cinesi, indiane o turche in gare d’appalto basate unicamente sul prezzo. “Vorremmo partecipare più attivamente con le nostre aziende tedesche agli aiuti per la ricostruzione,” ha dichiarato a “Politico”. A mio parere, questa richiesta evidenzia un dilemma classico: bilanciare la solidarietà internazionale con un pragmatismo economico che, sebbene comprensibile, rischia di introdurre elementi protezionistici in un contesto che richiederebbe la massima efficienza e apertura.

Farmaceutica europea: l’innovazione in affanno

L’Europa sta perdendo terreno nella corsa globale all’innovazione farmaceutica. In un intervento all’European Health Summit, Alberto Colzi di AbbVie ha sottolineato come le scelte di oggi determineranno le scoperte mediche del prossimo decennio. I dati sono eloquenti: negli ultimi vent’anni, la quota europea degli investimenti globali in ricerca e sviluppo (R&S) è calata del 25%. Trovo preoccupante che un settore che in Europa impiega direttamente quasi 900.000 persone e genera un indotto milionario sia messo sotto pressione da strategie più aggressive di Stati Uniti e Cina, con un quadro normativo che non sembra favorire la competitività necessaria per attrarre talenti e capitali.

Un rifugio per la dissidenza

In una mossa che riafferma i valori della democrazia liberale, la Germania ha annunciato che accoglierà due figure di spicco dell’opposizione bielorussa, Maria Kolesnikova e Viktor Babariko, recentemente rilasciate. Il ministro dell’Interno Alexander Dobrindt ha confermato la decisione, sottolineando l’interesse tedesco a sostenere il movimento democratico bielorusso, anche dall’estero. Questo gesto, avvenuto in seguito a pressioni diplomatiche statunitensi che hanno portato alla liberazione di 123 prigionieri politici, tra cui il premio Nobel per la Pace Ales Bjaljazki, è un segnale importante contro l’autoritarismo alle porte dell’Europa.

Esploreremo le prossime evoluzioni di questi temi nella nostra prossima edizione.


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