The European Perspective
GUERRA FREDDA SULLA LIBERTÀ DI PAROLA
Una nuova faglia si apre nelle relazioni transatlantiche, questa volta sul terreno minato della moderazione dei contenuti online. L’amministrazione Trump ha imposto un divieto di visto a cinque attivisti europei, tra cui due britannici e due tedeschi dell’organizzazione HateAid, accusandoli di promuovere la “censura” contro punti di vista americani. Da parte mia, vedo questa mossa come un pericoloso precedente. La parlamentare laburista Chi Onwurah l’ha definita un attacco alla libertà di espressione, un’opinione che condivido pienamente. Sebbene la lotta alla disinformazione sia cruciale, utilizzare sanzioni di questo tipo rischia di soffocare il dibattito e di trasformare un dialogo sulle policy digitali in uno scontro diplomatico. È un segnale preoccupante di come la definizione stessa di “libertà di parola” stia diventando un campo di battaglia ideologico.
LA RIVOLUZIONE DIGITALE DELLE DONNE IRANIANE
In Iran, la tecnologia si conferma uno strumento potentissimo di liberazione individuale contro l’autoritarismo. A tre anni dalla morte di Mahsa Amini, sempre più donne sfidano apertamente le leggi sull’hijab obbligatorio, documentando la loro protesta con video pubblicati online. Questa non è solo disobbedienza civile, è la riappropriazione della propria immagine e identità in uno spazio pubblico digitale. Nonostante il regime abbia inasprito le pene, con multe fino a 12.500 sterline e pene detentive, la determinazione di queste donne dimostra che, una volta assaporata la libertà, non si torna indietro. Per me, questa è la prova tangibile di come l’accesso a piattaforme decentralizzate possa erodere il controllo di regimi illiberali, alimentando speranze di cambiamento dal basso.
I prossimi sviluppi di queste storie vi aspettano nella prossima edizione di The Gist.
|
Lascia un commento