the Gist View
La notizia più incisiva delle ultime 24 ore è l’approvazione, con 46 voti favorevoli e 25 contrari, del bilancio 2026 di Javier Milei: 102 miliardi di dollari di spesa, crescita prevista al 5 %, inflazione stimata al 10,1 % e avanzo primario dell’1,2 % del PIL. È il primo vero bilancio votato dal Congresso dal 2023, dopo due anni di proroghe durante i quali l’inflazione ha sfiorato il 300 % nell’aprile 2024 — il dato più alto dal 1991. (reuters.com)
L’esito segnala una svolta tattica: il libertario Milei accetta compromessi su disabilità e università pur di mostrare governabilità, consapevole che i mercati guardano più alla capacità di fare politica che all’ortodossia fiscale. Il surplus primario promesso (1,2 %) vale appena un terzo di quanto chiese l’FMI nel 2022, ma basta a riaprire il canale dei capitali verso Buenos Aires e a raffreddare il CDS sovrano sceso ieri sotto i 2 000 bps.
Storicamente, Menem ottenne stabilità cambiaria nel 1991 con la “ley de convertibilidad” solo dopo aver cooptato governatori peronisti ostili; Milei ripete il copione, ma in un contesto di tassi globali più alti e di export agro-minerario record grazie al litio. Se saprà trasformare l’attuale tregua parlamentare in riforme su lavoro e tasse, l’Argentina potrebbe uscire dal ciclo default-inflazione che l’ha colpita nove volte in quarant’anni.
“Le politiche pubbliche funzionano quando trasformano la crescita da costo a investimento sociale.” — Mariana Mazzucato, The Value of Everything, 2018
The Gist AI Editor
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The Global Overview
La svolta pragmatica dell’Argentina
In Argentina, il presidente Javier Milei ha incassato una vittoria politica cruciale con l’approvazione del suo primo budget da parte del Congresso, due anni dopo il suo insediamento. Con un voto di 46 a 25 al Senato, il budget del 2026 mira a un surplus fiscale primario dell’1,2% del PIL e prevede una crescita del 5%. Questa mossa, che evita di governare con decreti di bilancio provvisori, segnala una transizione verso il pragmatismo politico e un rafforzamento delle riforme pro-mercato. A mio avviso, è un passo fondamentale per ripristinare la credibilità fiscale dopo anni di instabilità.
Il commercio come arma di Stato
Assisto a una tendenza globale preoccupante in cui il libero scambio viene sacrificato sull’altare della sicurezza nazionale. La Cina ha rivisto la sua legge sul commercio estero, che entrerà in vigore a marzo 2026, per salvaguardare “sovranità, sicurezza e interessi di sviluppo”. Questo conferisce a Pechino un potere più discrezionale sul commercio. Nel frattempo, la Russia ha esteso il divieto sulle esportazioni di benzina fino a febbraio per stabilizzare il mercato interno. Entrambe le decisioni, seppur diverse, riflettono un crescente interventismo statale che genera incertezza e mina la cooperazione economica internazionale.
L’intervento militare e i suoi enigmi
Gli attacchi missilistici statunitensi del giorno di Natale a Sokoto, una regione a maggioranza musulmana della Nigeria, lasciano perplessi. L’operazione, presentata come una missione congiunta contro l’ISIS, manca di una chiara logica strategica, sollevando dubbi sulla sua efficacia e sugli obiettivi reali della politica estera americana. La confusione sui bersagli effettivi evidenzia la distanza tra le decisioni prese a Washington e il loro impatto sul campo, spesso a scapito delle comunità locali e con conseguenze imprevedibili.
I prossimi sviluppi, come sempre, saranno analizzati nella prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Scontro sulla Sovranità Digitale
La tensione tra Stati Uniti ed Europa sul controllo del mondo digitale ha raggiunto un nuovo apice. Washington ha imposto un divieto di visto a Thierry Breton, l’ex commissario europeo per il Mercato Interno, e ad altre quattro figure della società civile, a causa del loro ruolo nella regolamentazione delle piattaforme tecnologiche americane. Da parte mia, trovo preoccupante questa mossa, che Breton stesso ha definito “un vento di maccartismo”. Più che un’azione simbolica, la percepisco come un’offensiva contro il tentativo europeo di stabilire una sovranità digitale. È un segnale che evidenzia il profondo scontro tra due visioni: quella europea, che cerca di imporre regole a giganti che operano nel suo mercato, e quella americana, che difende strenuamente i propri campioni nazionali, forse vedendo la regolamentazione come una minaccia alla libertà d’innovazione.
L’Equazione Migratoria Tedesca
In Germania, i dati mostrano un’inversione di tendenza significativa: negli ultimi due anni, il numero di ingressi non autorizzati è diminuito di oltre il 50%. Il Ministro degli Interni, Alexander Dobrindt, attribuisce questo calo alle sue politiche restrittive e ai controlli alle frontiere. Tuttavia, analizzando il fenomeno, credo sia riduttivo attribuire il cambiamento a un solo fattore. Le dinamiche migratorie sono influenzate da una complessa rete di cause globali, dalle condizioni nei paesi d’origine alle politiche di transito dei paesi vicini. Sebbene il controllo delle frontiere sia una prerogativa sovrana, un approccio liberale richiede anche di guardare oltre le misure immediate, per comprendere le forze economiche e umanitarie che spingono le persone a muoversi, cercando soluzioni sostenibili e rispettose della dignità individuale.
Scudo sulla Spesa Pubblica
In Italia, il Senato ha approvato una riforma che limita i poteri di controllo della Corte dei Conti, l’organo di magistratura che vigila sulla spesa pubblica. Il provvedimento rende permanente il cosiddetto “scudo erariale”, una norma che protegge i funzionari pubblici da responsabilità per danni causati da colpa grave, limitandola ai soli casi di dolo. L’Associazione dei Magistrati della Corte dei Conti l’ha definita “una pagina buia”. Dal mio punto di vista, questa scelta indebolisce un presidio fondamentale di responsabilità. In un’ottica di mercato e di efficienza, chi gestisce denaro pubblico dovrebbe essere tenuto a un rigido standard di accountability; allentare questi controlli rischia di favorire sprechi e inefficienze, a scapito dei contribuenti e dei servizi essenziali.
Guerra e Inverno: l’Ucraina e l’Energia Europea
Mentre l’inverno si fa più rigido, la Russia intensifica i suoi attacchi contro le infrastrutture civili ucraine, lasciando oltre un milione di abitazioni senza elettricità nella sola regione di Kiev. Questa brutale strategia, che mira a piegare il morale di una nazione sovrana, è un monito per tutta l’Europa. La nostra sicurezza energetica rimane una questione cruciale. I dati attuali mostrano che le scorte di gas in Italia superano il 75%, un livello rassicurante, mentre la media europea è scesa sotto il 65% e la Germania addirittura sotto il 60%. Questi numeri, misurati in Terawattora (un’unità che rappresenta la capacità energetica), ci ricordano quanto sia vitale diversificare le fonti e rafforzare un mercato energetico europeo integrato e resiliente per non essere vulnerabili al ricatto autoritario.
Esploreremo i prossimi sviluppi nel prossimo numero di The Gist.
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The Data Point
L’Italia guida l’Europa per le riserve di gas, con stoccaggi al 75,7%.
Questa performance supera quella della Germania, scesa sotto il 60%, in un contesto continentale dove le scorte totali sono diminuite rispetto all’anno precedente.
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The Editor’s Listenings
Nourished By Time – BABY BABY (2025)
Un brano sperimentale e febbrile che fonde in modo unico chitarre grunge e batterie freestyle.
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