2025-07-25 • Embargo tech su Pechino: un fallimento da 1 mld $

Il Financial Times ha svelato che oltre 1 miliardo di dollari di GPU Nvidia B200 – vietate dagli Stati Uniti dal 15 aprile – sono entrate in Cina in tre mesi grazie a canali “grigi” che passano per il Sud-Est asiatico. Nvidia nega ogni coinvolgimento, ma Reuters conferma l’esistenza di un mercato di riparazioni per H100 «di contrabbando» a Shenzhen, sintomo di un’infiltrazione strutturale (ft.com, reuters.com, reuters.com)

Il dato chiave è la scala: con 1 mld $ si alimentano ~40 000 GPU B200, potenza sufficiente a riprodurre due volte il cluster che ha addestrato GPT-4. Washington scopre che il controllo dei pesi dei modelli è inutile se non controlla ogni singolo chip; Pechino, al contrario, consolida la propria “autonomia strategica” perseguendo la leadership IA entro il 2030, mentre i margini di Nvidia si gonfiano di paradossale domanda nera.

Storicamente i divieti tecnologici (vedi il COCOM degli anni ’80) hanno accelerato l’indipendenza tecnologica del “bersaglio” senza frenare realmente il trasferimento: l’URSS acquisì comunque i 386 grazie a broker europei. Oggi la geografia del contrabbando si è spostata a Bangkok e Ho Chi Minh, ma la lezione rimane: senza un regime multilaterale credibile gli embarghi creano incentivi criminali più che deterrenza.

«Quando un sistema di controllo produce più eccezioni che regole, non è il commercio a essere illegale: è la legge a essere inefficace» – Zeynep Tufekci, sociologa delle tecnologie.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Friday, July 25, 2025

In Focus

Il Financial Times ha svelato che oltre 1 miliardo di dollari di GPU Nvidia B200 – vietate dagli Stati Uniti dal 15 aprile – sono entrate in Cina in tre mesi grazie a canali “grigi” che passano per il Sud-Est asiatico. Nvidia nega ogni coinvolgimento, ma Reuters conferma l’esistenza di un mercato di riparazioni per H100 «di contrabbando» a Shenzhen, sintomo di un’infiltrazione strutturale (ft.com, reuters.com, reuters.com)

Il dato chiave è la scala: con 1 mld $ si alimentano ~40 000 GPU B200, potenza sufficiente a riprodurre due volte il cluster che ha addestrato GPT-4. Washington scopre che il controllo dei pesi dei modelli è inutile se non controlla ogni singolo chip; Pechino, al contrario, consolida la propria “autonomia strategica” perseguendo la leadership IA entro il 2030, mentre i margini di Nvidia si gonfiano di paradossale domanda nera.

Storicamente i divieti tecnologici (vedi il COCOM degli anni ’80) hanno accelerato l’indipendenza tecnologica del “bersaglio” senza frenare realmente il trasferimento: l’URSS acquisì comunque i 386 grazie a broker europei. Oggi la geografia del contrabbando si è spostata a Bangkok e Ho Chi Minh, ma la lezione rimane: senza un regime multilaterale credibile gli embarghi creano incentivi criminali più che deterrenza.

«Quando un sistema di controllo produce più eccezioni che regole, non è il commercio a essere illegale: è la legge a essere inefficace» – Zeynep Tufekci, sociologa delle tecnologie.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Lavoro clandestino per Pyongyang

La condanna a 8 anni e mezzo per l’arizoniana Christina Chapman (fonte: WSJ) svela una filiera hi-tech che garantiva a programmatori nordcoreani — collegati via decine di laptop nella sua casa — accesso remoto a colossi USA come Nike. Il Dipartimento del Tesoro stima che gli “IT workers” di Pyongyang incassino fino a 500 milioni $ l’anno, valuta preziosa per il programma nucleare. L’episodio conferma, a mio avviso, quanto i controlli su identità digitale restino anello debole nei mercati globali del lavoro remoto.

Wall Street: record e crepe

Quarta seduta consecutiva ai massimi per l’S&P 500 (5.640 pt, +0,4%) mentre il Dow frena: IBM cede -7% dopo utili sotto le attese, Tesla scivola -5,2% su un calo del profitto trimestrale del 32% (WSJ live blog). Il mix segnala, più che euforia, una ricomposizione verso società ad alta generazione di cassa; gli indici volatility (VIX) restano compressi a 12,9 ma il breadth di mercato si restringe.

Offensiva USA sull’IA

L’“AI Action Plan” delineato da Washington punta a semplificare licenze d’esportazione e a raddoppiare in tre anni le vendite estere di modelli statunitensi, ha dichiarato Michael Kratsios a Bloomberg. Google mette sul piatto +10 miliardi $ di capex extra per cloud & AI; Elon Musk avverte di “trimesteri turbolenti”, ricordando che gli investimenti oggi comprimono margini ma domani decidono quote di mercato. Un’agenda che, se ben calibrata, sosterrà innovazione senza nuove barriere.

Sneaker war & dazi

Puma prevede una perdita netta 2025 di 100-150 milioni € dopo vendite –3,6% YoY e dazi USA al 25% sulle calzature cinesi (FT). Il brand ha mancato il boom “retro” che ha spinto Adidas (+12% vendite H1). Ancora una volta, la tassazione doganale si rivela tassa occulta sul consumatore: i listini Puma negli States sono già saliti del 7% da gennaio.

Restate con noi: nella prossima edizione de The Gist scruteremo le prossime mosse di Pechino sul fronte chip.

The European Perspective

Cuscinetto anticiclico: quando il sole splende

Le ultime simulazioni di Manuel Muñoz e Frank Smets per il CEPR mostrano che alzare il “counter-cyclical capital buffer” – quel margine extra di capitale che le banche devono accantonare – mentre i profitti sono alti spinge il credito dello 0,8 % nel breve e fino al 2 % a tre anni. Significa più prestiti alle PMI proprio quando la congiuntura gira, senza zavorrare l’offerta oggi. Mi pare la prova che regolazione lungimirante batte interventismo tardivo: costruisci l’ombrello prima della pioggia.

Dazi USA-UE: countdown al 1° agosto

Bruxelles parla di accordo “a portata di mano” per evitare il 30 % di tariffe minacciate da Trump; Washington offrirebbe un tetto del 15 %. Con 420 mld € di export UE verso gli USA nel 2024, ogni punto percentuale di dazio vale circa 4,2 mld €. Un negotiator europeo confida: “lavoriamo giorno e notte”. Il tempo corre, i mercati prezzano volatilità: l’indice VStoxx sulle opzioni DAX è salito a 22, massimo da marzo.

Quanto è solida l’Unione in uno scenario a tre potenze

Un’analisi ZDF ricorda che il PIL combinato dei 27 vale 17 % del mondo, ma la spesa militare resta al 1,6 % del PIL contro il 3,4 % USA. Con la NATO sotto schiaffi retorici, il divario difensivo è il tallone d’Achille della sovranità economica: investire nel proprio “bene pubblico sicurezza” appare sempre più un fattore di rating, non di romantica geopolitica.

Segnali da Hong Kong: ribasso contagioso?

L’Hang Seng ha aperto a –0,69 % (25.505 punti), trascinato dai titoli tech cinesi. Sebbene l’Asia sembri lontana, la correlazione giornaliera con l’Euro Stoxx 50 è salita a 0,42: come in una pista da bowling, la prima palla cinese può abbattere anche i birilli europei, specie in estate quando i volumi sono sottili.

Restate sintonizzati su The Gist: domani decifreremo l’impatto reale delle prossime mosse di Bruxelles e Washington.


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