2025-07-28 • ONU conferenza su due Stati; USA e Israele assenti

Morning Intelligence – The Gist

Oggi a New York si apre (28-29 luglio) la Conferenza ONU sul “percorso irreversibile” verso due Stati. Francia e Arabia Saudita guidano 40 ministri; assenti Stati Uniti e Israele, che bollano l’iniziativa come un “regalo a Hamas”. Parigi preannuncia il riconoscimento formale della Palestina all’Assemblea generale di settembre, evento che porterebbe a 145 i paesi che già lo hanno fatto. Nei 22 mesi di guerra a Gaza i morti palestinesi sono saliti a circa 60 000, mentre Washington ha usato tre veti in Consiglio di Sicurezza per proteggere il suo alleato. (reuters.com, apnews.com, theguardian.com)

La rilevanza sistemica è duplice. Primo: l’“asse Parigi-Riyad” segnala il graduale disallineamento di monarchie del Golfo e potenze occidentali dagli Stati Uniti in Medio Oriente, spinto dal calcolo energetico (Saudi Vision 2030) e dalla diplomazia del “pivot to multipolarity”. Secondo: l’idea di condizionare trade, armi e finanza alla fine dell’occupazione introduce un precedente pericoloso per altri conflitti congelati (vedi sanzioni UE-Russia su Crimea 2014).

Sul piano dei mercati, il premio-rischio sul Brent è già sceso di 6 $/barile da giugno: gli operatori scontano un allentamento delle tensioni regionali se dai lavori emergerà un cessate-il-fuoco verificabile. Ma la volatilità resta alta perché l’assenza di Israele e USA riduce la probabilità di un accordo operativo: nel 1993 Oslo produsse un quadro giuridico con entrambe le parti al tavolo; qui manca la metà del puzzle.

Come avvertiva lo storico Yuval Noah Harari, “non c’è niente di più pericoloso della dissonanza fra potere tecnologico globale e visione politica tribale”. Il rischio è replicare lo stallo di Oslo in un mondo ormai troppo interconnesso per tollerare conflitti infiniti.

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Monday, July 28, 2025

In Focus

Oggi a New York si apre (28-29 luglio) la Conferenza ONU sul “percorso irreversibile” verso due Stati. Francia e Arabia Saudita guidano 40 ministri; assenti Stati Uniti e Israele, che bollano l’iniziativa come un “regalo a Hamas”. Parigi preannuncia il riconoscimento formale della Palestina all’Assemblea generale di settembre, evento che porterebbe a 145 i paesi che già lo hanno fatto. Nei 22 mesi di guerra a Gaza i morti palestinesi sono saliti a circa 60 000, mentre Washington ha usato tre veti in Consiglio di Sicurezza per proteggere il suo alleato. (reuters.com, apnews.com, theguardian.com)

La rilevanza sistemica è duplice. Primo: l’“asse Parigi-Riyad” segnala il graduale disallineamento di monarchie del Golfo e potenze occidentali dagli Stati Uniti in Medio Oriente, spinto dal calcolo energetico (Saudi Vision 2030) e dalla diplomazia del “pivot to multipolarity”. Secondo: l’idea di condizionare trade, armi e finanza alla fine dell’occupazione introduce un precedente pericoloso per altri conflitti congelati (vedi sanzioni UE-Russia su Crimea 2014).

Sul piano dei mercati, il premio-rischio sul Brent è già sceso di 6 $/barile da giugno: gli operatori scontano un allentamento delle tensioni regionali se dai lavori emergerà un cessate-il-fuoco verificabile. Ma la volatilità resta alta perché l’assenza di Israele e USA riduce la probabilità di un accordo operativo: nel 1993 Oslo produsse un quadro giuridico con entrambe le parti al tavolo; qui manca la metà del puzzle.

Come avvertiva lo storico Yuval Noah Harari, “non c’è niente di più pericoloso della dissonanza fra potere tecnologico globale e visione politica tribale”. Il rischio è replicare lo stallo di Oslo in un mondo ormai troppo interconnesso per tollerare conflitti infiniti.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Valutazioni stellari, campanelli d’allarme

Secondo il Wall Street Journal (27/07), il rapporto prezzo/vendite dell’S&P 500 ha superato 3,2x, top dal 2000, mentre il volume di opzioni “zero-day” è salito al 53 % di tutti i contratti USA. Aggiungo che la capitalizzazione dei “Magnificent 7” pesa ormai 33 % dell’indice; un mercato che corre così davanti agli utili storicamente anticipa correzioni più che rally duraturi.

Meno teste, più margini?

Gli amministratori di Alphabet, UPS e Citigroup—citati dal WSJ—vantano organici ridotti come prova di efficienza nell’era dell’IA. Layoffs.fyi stima 262 000 licenziamenti tech globali nel 2024, ma i margini operativi medi del settore hanno guadagnato solo +0,6 p.p.: segnale che il taglio costi senza innovazione reale offre benefici modesti e rischia di frenare la crescita di lungo periodo.

Il caso UPI: infrastruttura che libera mercato

FT ricorda che la rete indiana UPI ha processato 13 mld di transazioni a giugno (≈$180 mld). Dal 2016 il costo medio di un pagamento digitale in India è sceso da 1,5 % a quasi zero, ampliando l’inclusione finanziaria al 80 % degli adulti (World Bank). Un benchmark per chi, come il Regno Unito, discute ancora di “digital pound”: meno regolatore, più piattaforma aperta.

Media di Stato: fine di un’era?

Negli USA il dibattito sul finanziamento pubblico a NPR/PBS riemerge: per il WSJ, la quota federale è già scesa sotto 15 % del budget totale. Vedo qui un esempio di come il pluralismo floreisca quando il capitale—non la politica—decide quali voci meritano spazio, e il pubblico può votare con le cuffie.

Scoprite nel prossimo numero di The Gist se i dati confermeranno o smentiranno queste tendenze.

The European Perspective

Disinflazione a basso costo, ma il conto arriva lo stesso

Il nuovo studio CEPR calcola un “sacrifice ratio” – la perdita di PIL per ogni punto di inflazione tagliato – vicino a 0,3 nelle economie avanzate post-Covid, contro l’1,0 degli anni ’80. L’occupazione ha tenuto, ma il livello dei prezzi è ormai del 14 % sopra il 2019, il doppio dell’intero aumento registrato nei precedenti quarant’anni. In pratica, niente recessione ma stipendi che inseguono un carovita strutturale: è come frenare l’auto senza abbassare la marcia, il motore ringhia meno ma i consumi di carburante restano alti. Io continuo a preferire target che guardino anche al prezzo cumulato, non solo al tasso annuale.

Lisboa blocca la stretta sui migranti

Il presidente portoghese Rebelo de Sousa ha rinviato alla Corte costituzionale la legge sull’immigrazione scritta dal governo liberale-conservatore con l’appoggio di Chega, destra radicale. Tema chiave: l’obbligo di visto preventivo per chi cerca lavoro, potenzialmente discriminatorio. Con il tasso di posti vacanti al 2,6 % – massimo decennale – frenare l’afflusso di forza lavoro mi sembra un lusso che le imprese portoghesi non possono permettersi.

Pfas, la Svezia fa i conti con l’acqua avvelenata

A Ronneby i “forever chemicals” hanno toccato 10 000 ng/L, cento volte il limite UE proposto per il 2026. Studi locali segnalano un +24 % di ipertensione tra chi ha bevuto quell’acqua per anni. Bruxelles prepara standard più severi; serviranno investimenti idrici stimati in 25 miliardi di euro, ma i costi sanitari sotterranei – secondo l’Agenzia europea per l’ambiente – superano già i 50 miliardi annui.

Partita a tre sui porti di Panama

CK Hutchison apre alla cinese Cosco nell’acquisizione dei terminal fuori dalla Cina, inclusi quelli sul Canale. Cosco controlla l’11 % della capacità container globale: con il transito panamense al 5 % del commercio UE-Asia, l’ingresso di Pechino al fianco di un consorzio guidato da capitali USA riaccende il tema della dipendenza logistica europea. Io vedo un’opportunità per mercati più efficienti, ma solo se la governance resterà davvero aperta.

Restate con noi: domani nuove tessere per completare il mosaico.


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