2025-08-05 • UE accetta dazio 15% USA, rinvia ritorsioni.

Evening Analysis – The Gist

La decisione odierna di Bruxelles di accettare un dazio “all-inclusive” del 15 % sulle esportazioni verso gli Stati Uniti – rinviando per sei mesi le proprie misure di ritorsione – chiude (per ora) la fase acuta dello scontro tariffario più grave degli ultimi vent’anni. L’UE ottiene la riduzione del prelievo su auto dal 27,5 % al 15 %, ma cede quasi ovunque: acciaio e alluminio restano al 50 %, mentre bisonte USA e volumi energetici extra entrano nel carrello europeo. (reuters.com, ft.com)

A prima vista il compromesso evita 93 miliardi di euro di dazi incrociati e tranquillizza mercati che oscillano già per l’eccesso di politica monetaria restrittiva. Tuttavia l’imposizione di un’aliquota uniforme segna un colpo alla logica multilaterale dell’OMC: la tariffa fissa scavalca regole di “nation-specific” e introduce un precedente che altri — da Tokyo a Pretoria — proveranno a imitare. (cnbc.com)

I dati storici invitano alla cautela: nel 1930 il dazio medio imposto dagli USA con lo Smoot-Hawley Act salì al 20 % e precedette un calo del commercio mondiale del 40 % in tre anni. Oggi la soglia del 15 % sembra più bassa, ma agisce su supply chain digitalizzate e just-in-time; bastano pochi punti per riconfigurare produzioni e occupazione qualificata in settori come semiconduttori e farmaceutica.

Se Washington può rivendicare “reciprocità”, l’Europa paga la mancanza di una politica industriale comune: Berlino critica, Parigi diffida, Roma spera negli acquisti di LNG. Senza coordinamento fiscale l’UE rischia di trasformare l’attuale tregua in dipendenza strutturale. Come ricorda l’economista Branko Milanović, “la globalizzazione non muore di colpo, svanisce nelle piccole eccezioni che diventano regola”.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Tuesday, August 05, 2025

In Focus

La decisione odierna di Bruxelles di accettare un dazio “all-inclusive” del 15 % sulle esportazioni verso gli Stati Uniti – rinviando per sei mesi le proprie misure di ritorsione – chiude (per ora) la fase acuta dello scontro tariffario più grave degli ultimi vent’anni. L’UE ottiene la riduzione del prelievo su auto dal 27,5 % al 15 %, ma cede quasi ovunque: acciaio e alluminio restano al 50 %, mentre bisonte USA e volumi energetici extra entrano nel carrello europeo. (reuters.com, ft.com)

A prima vista il compromesso evita 93 miliardi di euro di dazi incrociati e tranquillizza mercati che oscillano già per l’eccesso di politica monetaria restrittiva. Tuttavia l’imposizione di un’aliquota uniforme segna un colpo alla logica multilaterale dell’OMC: la tariffa fissa scavalca regole di “nation-specific” e introduce un precedente che altri — da Tokyo a Pretoria — proveranno a imitare. (cnbc.com)

I dati storici invitano alla cautela: nel 1930 il dazio medio imposto dagli USA con lo Smoot-Hawley Act salì al 20 % e precedette un calo del commercio mondiale del 40 % in tre anni. Oggi la soglia del 15 % sembra più bassa, ma agisce su supply chain digitalizzate e just-in-time; bastano pochi punti per riconfigurare produzioni e occupazione qualificata in settori come semiconduttori e farmaceutica.

Se Washington può rivendicare “reciprocità”, l’Europa paga la mancanza di una politica industriale comune: Berlino critica, Parigi diffida, Roma spera negli acquisti di LNG. Senza coordinamento fiscale l’UE rischia di trasformare l’attuale tregua in dipendenza strutturale. Come ricorda l’economista Branko Milanović, “la globalizzazione non muore di colpo, svanisce nelle piccole eccezioni che diventano regola”.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Tensioni commerciali USA-India

La relazione tra il Presidente USA Donald Trump e il Primo Ministro indiano Narendra Modi si è notevolmente raffreddata. Trump ha criticato aspramente Nuova Delhi per i suoi acquisti di petrolio russo, sostenendo che finanzino la guerra in Ucraina, e ha minacciato di imporre dazi più elevati sulle merci indiane. L’India ha respinto le accuse come “ingiustificate”, difendendo il proprio diritto sovrano a garantire forniture energetiche a prezzi accessibili e sottolineando come anche nazioni occidentali continuino a commerciare con la Russia. Questa situazione mette Modi sotto pressione interna, in un difficile equilibrio tra le richieste americane e le priorità economiche nazionali.

Distensione selettiva con la Cina

In contrasto con la linea dura verso l’India, si osserva un approccio diverso nei confronti di Pechino. Il Presidente Trump si è detto disponibile a incontrare la sua controparte cinese, Xi Jinping, entro la fine dell’anno, ma ha posto una condizione chiara: l’incontro avverrà solo se verrà raggiunto un accordo commerciale. Questo approccio pragmatico e transazionale segnala che, nonostante le frizioni, i canali di dialogo ad alto livello rimangono uno strumento di negoziazione. La possibilità di un vertice viene usata come una potente leva per ottenere concessioni commerciali concrete.

Scopri i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Pragmatismo in tempo di guerra

L’Ucraina sta ricorrendo a misure straordinarie per sostenere il proprio sforzo bellico. Trovo incredibilmente eloquente il dato secondo cui una legge di amnistia ha convinto oltre 29.000 soldati, che avevano precedentemente abbandonato le proprie unità, a rientrare in servizio tra la fine del 2024 e l’agosto del 2025. Questa mossa, che garantisce l’immunità dalla pena per i disertori alla prima offesa che si riconsegnano volontariamente, evidenzia un approccio pragmatico alla gestione delle risorse umane in una guerra di logoramento. A mio avviso, questa è la cruda realtà di un paese che lotta per la propria sopravvivenza, costretto a bilanciare la disciplina militare con la necessità impellente di avere uomini al fronte.

Un laboratorio liberale nel Mezzogiorno

In Italia, osservo con interesse l’esperimento della ZES Unica, la Zona Economica Speciale che unifica tutto il Mezzogiorno sotto un unico regime di agevolazioni fiscali e semplificazioni burocratiche per le imprese. Invece di micro-zone frammentate, si è creata un’unica area per attrarre investimenti. L’obiettivo è chiaro: rendere il Sud competitivo, stimolando l’imprenditoria tramite crediti d’imposta su beni strumentali e alleggerendo il peso della burocrazia. È un tentativo di applicare su vasta scala i principi di libertà economica che spesso vediamo funzionare in aree più circoscritte. Il successo di questa iniziativa potrebbe offrire un modello per altre regioni europee in difficoltà.

Allarme climatico, la risposta è l’innovazione

I dati provenienti dall’Australia sulla Grande Barriera Corallina sono un monito impossibile da ignorare. Un rapporto governativo parla del più grande sbiancamento mai osservato, causato da “livelli di stress termico senza precedenti”. Studi scientifici indicano che fino all’80% delle colonie di corallo sono state colpite dallo sbiancamento nel corso del 2024, con tassi di mortalità che hanno raggiunto il 95% per alcune specie. Di fronte a un’evidenza così schiacciante, la tentazione di invocare soluzioni dirigiste è forte. Credo però che la risposta più efficace risieda nell’innovazione tecnologica e in meccanismi di mercato che premino la sostenibilità, piuttosto che in una regolamentazione soffocante che potrebbe frenare il progresso.

Vi invito a seguire i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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