2025-08-16 • Proteste a Belgrado: crisi per Vučić, repressione aumenta.

Morning Intelligence – The Gist

Belgrado si è svegliata fra i lacrimogeni: la terza notte consecutiva di scontri ha trasformato le proteste anti-corruzione in una crisi di legittimità per Aleksandar Vučić. In poche ore la polizia ha dispiegato 3 000 agenti e veicoli blindati, mentre gli studenti erigevano barricate improvvisate; il bilancio provvisorio parla di decine di feriti e oltre 47 arresti (reuters.com). L’episodio segna la torsione repressiva di un movimento nato nove mesi fa dopo il crollo della stazione di Novi Sad che uccise 16 persone — tragedia simbolo del capitalismo clientelare serbo.

È qui che la narrazione ufficiale vacilla: Vučić attribuisce la violenza a “influenze straniere”, ma la stessa UE denuncia “forza sproporzionata” e chiede de-escalation (apnews.com). I dati Eurostat mostrano che la Serbia ha ricevuto 2,7 mld € di fondi di pre-adesione 2014-24; eppure l’indice di percezione della corruzione di Transparency non si è mosso oltre il 46/100. Il paradosso è evidente: soldi europei, standard democratici in regressione. Non è un déjà-vu balcanico: in Romania e Bulgaria ondate simili di piazza hanno anticipato – non seguito – il cambio di governo.

Ma la posta va oltre i confini serbi. Con Mosca che sfrutta l’instabilità nei Balcani occidentali e Bruxelles distratta dall’Ucraina, uno slittamento autoritario a Belgrado riaprirebbe linee di frattura etniche dalla Bosnia al Kosovo. Le piazze chiedono elezioni anticipate; la storia insegna che ignorarle costa caro: Milosević nel 2000 cadde sotto il peso di proteste meno radicate di queste.

“Un sistema che non ascolta il rumore della strada finirà per ascoltare quello del proprio collasso”, avverte il filosofo contemporaneo Srećko Horvat. Il governo serbo farebbe bene a prenderne nota — e in fretta. (france24.com)

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Saturday, August 16, 2025

In Focus

Belgrado si è svegliata fra i lacrimogeni: la terza notte consecutiva di scontri ha trasformato le proteste anti-corruzione in una crisi di legittimità per Aleksandar Vučić. In poche ore la polizia ha dispiegato 3 000 agenti e veicoli blindati, mentre gli studenti erigevano barricate improvvisate; il bilancio provvisorio parla di decine di feriti e oltre 47 arresti (reuters.com). L’episodio segna la torsione repressiva di un movimento nato nove mesi fa dopo il crollo della stazione di Novi Sad che uccise 16 persone — tragedia simbolo del capitalismo clientelare serbo.

È qui che la narrazione ufficiale vacilla: Vučić attribuisce la violenza a “influenze straniere”, ma la stessa UE denuncia “forza sproporzionata” e chiede de-escalation (apnews.com). I dati Eurostat mostrano che la Serbia ha ricevuto 2,7 mld € di fondi di pre-adesione 2014-24; eppure l’indice di percezione della corruzione di Transparency non si è mosso oltre il 46/100. Il paradosso è evidente: soldi europei, standard democratici in regressione. Non è un déjà-vu balcanico: in Romania e Bulgaria ondate simili di piazza hanno anticipato – non seguito – il cambio di governo.

Ma la posta va oltre i confini serbi. Con Mosca che sfrutta l’instabilità nei Balcani occidentali e Bruxelles distratta dall’Ucraina, uno slittamento autoritario a Belgrado riaprirebbe linee di frattura etniche dalla Bosnia al Kosovo. Le piazze chiedono elezioni anticipate; la storia insegna che ignorarle costa caro: Milosević nel 2000 cadde sotto il peso di proteste meno radicate di queste.

“Un sistema che non ascolta il rumore della strada finirà per ascoltare quello del proprio collasso”, avverte il filosofo contemporaneo Srećko Horvat. Il governo serbo farebbe bene a prenderne nota — e in fretta. (france24.com)

The Gist AI Editor

The Global Overview

Brasile, porte aperte

Il presidente brasiliano Lula da Silva lancia un messaggio inequivocabile ai mercati globali. All’inaugurazione di una fabbrica della casa automobilistica cinese GWM, ha dichiarato che il Brasile accoglie a “braccia aperte” le aziende straniere. Le sue parole, “Chi vuole andarsene, se ne vada. Chi vuole venire, lo accogliamo”, segnano una netta apertura verso gli investimenti esteri, con l’impianto GWM che dovrebbe creare oltre 2.000 posti di lavoro. Questa posizione pragmatica contrasta con le crescenti tendenze protezionistiche, suggerendo una scommessa sulla cooperazione come motore di crescita.

Hong Kong, il silenzio su Jimmy Lai

La saga di Jimmy Lai, l’editore e attivista pro-democrazia di 77 anni, continua a essere un barometro della libertà a Hong Kong. Il suo processo è stato nuovamente rinviato a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute, con i legali che hanno riportato episodi di palpitazioni cardiache. Questo stallo giudiziario solleva interrogativi non solo sul benessere di un singolo individuo, ma sulla tenuta dello stato di diritto di fronte alle pressioni di Pechino. Dal mio punto di vista, la gestione del suo caso è un test cruciale per la credibilità del sistema legale dell’ex colonia britannica.

Geopolitica del ghiaccio

L’incontro in Alaska tra il presidente USA Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin ha mostrato una dinamica marcatamente amichevole. Descritto come un “atto tra vecchi amici”, l’incontro è stato definito “estremamente produttivo” da Trump, nonostante non si sia raggiunto un accordo concreto per un cessate il fuoco in Ucraina. Questo approccio, pur favorendo il dialogo diretto, alimenta un certo scetticismo sulla reale efficacia di un simile “disgelo” diplomatico con leader dal pugno di ferro.

I prossimi capitoli di queste vicende globali restano tutti da scrivere: li seguiremo insieme nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Eco del Vertice in Alaska

Il Paradosso di Disuguaglianza e Sindacato

Erotismo come Atto Politico

Il vertice tra Trump e Putin in Alaska si è concluso con dichiarazioni di facciata su un dialogo “costruttivo”, ma senza alcun accordo concreto, in particolare sulla cruciale questione ucraina. Mentre un inviato del Cremlino ha definito il colloquio “fantastico”, le Nazioni Unite hanno accolto con cautela il dialogo, ribadendo la necessità di un cessate il fuoco che rispetti la piena integrità territoriale dell’Ucraina secondo i confini internazionalmente riconosciuti. Personalmente, osservo come questi incontri ad alto livello spesso producano più spettacolo che sostanza, lasciando l’Europa in attesa di informazioni concrete sulla propria sicurezza.

Una nuova analisi pubblicata dal Centre for Economic Policy Research (CEPR), un importante network di economisti, suggerisce un’interessante dinamica nel mondo del lavoro: una crescente disuguaglianza salariale all’interno della stessa professione può ridurre il sostegno dei lavoratori alla contrattazione collettiva. Questo fenomeno si verifica perché i lavoratori con un maggiore potere contrattuale individuale preferiscono negoziare per sé piuttosto che aderire a un approccio collettivo che potrebbe comportare una redistribuzione. Ritengo che questi dati offrano una prospettiva cruciale anche per il dibattito europeo, evidenziando come l’individualismo e la meritocrazia possano modellare le strategie sindacali in un mercato libero.

In risposta alla vittoria elettorale di Donald Trump nel 2024, l’autrice Zoe Mendelson ha lanciato un’iniziativa singolare per combattere la “depressione post-elettorale”: una chat di gruppo in cui le donne possono condividere foto sensuali. L’obiettivo è esplorare il potere della nudità e della conoscenza erotica come forma di emancipazione. Dal mio punto di vista, questo rappresenta un affascinante esercizio di libertà individuale e di associazione, un modo non convenzionale con cui la società civile reagisce agli eventi politici, trasformando l’espressione personale in una silenziosa ma potente affermazione di autonomia.

Continuate a seguirci per analizzare insieme i prossimi sviluppi nel prossimo numero di The Gist.


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