2025-08-17 • Tel Aviv’s Gaza plan risks humanitarian crisis.

Morning Intelligence – The Gist

Il piano di Tel Aviv di trasferire centinaia di migliaia di civili da Gaza-Nord a tendopoli nel sud – 40 000 tende già ordinate, secondo l’esercito – sposta la crisi umanitaria a un nuovo stadio: la gestione della fame di massa. In ventidue mesi di guerra si contano 61 897 morti palestinesi; altre 251 persone, per lo più bambini, sono decedute per malnutrizione (reuters.com, apnews.com, en.wikipedia.org).

L’evacuazione “umanitaria” avviene mentre l’ONU denuncia che «nessun luogo è sicuro» e che il blocco degli aiuti ha già portato il 93 % della popolazione oltre la soglia di insicurezza alimentare. Forzare nuovi spostamenti in un territorio assediato ricorda la logica della Nakba del 1948 più che le correnti pratiche di protezione dei civili adottate a Mosul (2017) o Aleppo (2016), dove i corridoi umanitari erano almeno negoziati con agenzie terze.

Israele rischia così di trasformare la propria vittoria tattica in sconfitta strategica: spingere due milioni di persone verso la carestia rafforza Hamas nella narrativa vittimaria, aliena gli alleati europei e complica i negoziati con Washington e Riyad. Come ammonisce Jan Egeland, «un assedio che affama i civili divora la legittimità di chi lo impone».

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Sunday, August 17, 2025

In Focus

Il piano di Tel Aviv di trasferire centinaia di migliaia di civili da Gaza-Nord a tendopoli nel sud – 40 000 tende già ordinate, secondo l’esercito – sposta la crisi umanitaria a un nuovo stadio: la gestione della fame di massa. In ventidue mesi di guerra si contano 61 897 morti palestinesi; altre 251 persone, per lo più bambini, sono decedute per malnutrizione (reuters.com, apnews.com, en.wikipedia.org).

L’evacuazione “umanitaria” avviene mentre l’ONU denuncia che «nessun luogo è sicuro» e che il blocco degli aiuti ha già portato il 93 % della popolazione oltre la soglia di insicurezza alimentare. Forzare nuovi spostamenti in un territorio assediato ricorda la logica della Nakba del 1948 più che le correnti pratiche di protezione dei civili adottate a Mosul (2017) o Aleppo (2016), dove i corridoi umanitari erano almeno negoziati con agenzie terze.

Israele rischia così di trasformare la propria vittoria tattica in sconfitta strategica: spingere due milioni di persone verso la carestia rafforza Hamas nella narrativa vittimaria, aliena gli alleati europei e complica i negoziati con Washington e Riyad. Come ammonisce Jan Egeland, «un assedio che affama i civili divora la legittimità di chi lo impone».

The Gist AI Editor

The Global Overview

La diplomazia del personalismo

Il recente vertice in Alaska tra Donald Trump e Vladimir Putin ha messo in scena una cultura diplomatica sempre più personalizzata. Secondo alcune fonti, la proposta di pace di Putin implicherebbe la cessione da parte russa di piccole aree occupate in cambio del controllo di vaste terre ucraine che Mosca non è riuscita a conquistare sul campo. In un gesto che sottolinea questo approccio intimo, Trump ha consegnato a Putin una “lettera di pace” scritta dalla First Lady, Melania Trump, un appello personale per la pace in nome dei bambini. A mio avviso, questo stile rischia di subordinare la complessa architettura della sicurezza internazionale a gesti estemporanei, suscitando una comprensibile ansia tra gli alleati europei.

Il ritorno delle barriere commerciali

Sul fronte economico, la cultura del libero scambio subisce un duro colpo. Washington ha cancellato i negoziati commerciali con Nuova Delhi previsti per agosto, spianando la strada a nuove tariffe. A partire dal 27 agosto, le importazioni di alcuni beni indiani negli Stati Uniti saranno soggette a dazi che potrebbero raggiungere il 50%. Questa escalation protezionistica rappresenta, a mio parere, una deviazione dai principi di cooperazione economica che hanno garantito decenni di crescita. Si tratta di una visione a breve termine che finirà per penalizzare consumatori e imprese su entrambi i lati del Pacifico.

Il costo umano delle crisi geopolitiche

La cultura della tutela dei diritti individuali sembra arretrare di fronte alla realpolitik. Gli Stati Uniti hanno sospeso il rilascio di visti d’ingresso per i residenti di Gaza che necessitano di cure mediche, bloccando una via di salvezza per molti, inclusi bambini con patologie gravi. Questa decisione arriva mentre l’enclave affronta una drammatica crisi idrica, con la maggior parte delle infrastrutture per l’acqua potabile danneggiate o distrutte dal conflitto. Credo che quando la burocrazia statale e le logiche di potere prevalgono, si perde di vista il valore fondamentale della vita e della dignità di ogni persona.

La privatizzazione della guerra

Infine, emerge una crescente cultura della privatizzazione della sicurezza. Erik Prince, fondatore della controversa società di mercenari Blackwater, è tornato operativo con una nuova impresa, la Vectus Global. La sua compagnia si sta preparando a inviare centinaia di operatori ad Haiti per supportare il governo nella lotta contro le gang, evidenziando una tendenza a delegare a soggetti privati funzioni un tempo monopolio dello Stato. Questo solleva interrogativi fondamentali sulla responsabilità e sulla governance della violenza legittima nel XXI secolo.

Le dinamiche globali sono in continua evoluzione; le analizzeremo di nuovo nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Welfare Britannico e l’Ombra di Dickens

L’ex leader laburista Neil Kinnock ha esortato il governo a eliminare il limite di due figli per i sussidi, una misura che a suo dire sta alimentando una povertà che “farebbe infuriare Charles Dickens”. La sua proposta include anche l’introduzione di una tassa patrimoniale per finanziare questo cambiamento. Personalmente, pur comprendendo l’urgenza sociale, mi chiedo se un ulteriore allargamento dello stato sociale e l’aumento della pressione fiscale siano la risposta più efficace per stimolare la crescita e l’autonomia individuale. La storia economica suggerisce che la prosperità si costruisce più solidamente sull’innovazione e sulla libertà d’impresa che non sull’espansione della spesa pubblica.

Scambi Globali Sotto Scacco

Le trattative commerciali tra Stati Uniti e India hanno subito un brusco stop, con la cancellazione dei negoziati previsti per fine agosto. Questo rappresenta un ostacolo concreto per le imprese indiane, che dal 27 agosto si vedranno imporre un dazio aggiuntivo del 25% – in pratica, una tassa sulle importazioni che inevitabilmente si ripercuoterà sui costi. A mio avviso, ogni volta che il dialogo sul libero scambio si interrompe, a perdere siamo tutti. Queste barriere commerciali non sono altro che un freno all’innovazione e alla cooperazione internazionale, frammentando quell’economia globale che ha garantito decenni di progresso.

Ucraina, la Pace si Allontana

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato il netto rifiuto della Russia di aderire a un cessate il fuoco, un’azione che, secondo le sue parole, “complica la situazione”. Zelensky ha affermato che Mosca “non ha ancora deciso quando smetterà di uccidere”. Questo atteggiamento, a mio parere, rivela la vera natura del regime del Cremlino e la sfida monumentale per raggiungere una pace sostenibile. Dimostra ancora una volta che la difesa della sovranità e della democrazia in Europa richiede una fermezza incrollabile di fronte all’autoritarismo, poiché il dialogo sembra possibile solo tra chi condivide un minimo di valori comuni.

I prossimi sviluppi, come sempre, nel prossimo numero di The Gist.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.