In Focus
La morte del premier houthi Ahmed al-Rahwi, ucciso da un raid israeliano su Sanaa, segna un salto di qualità nel conflitto a geometria variabile che da Gaza si estende ormai da Beirut al Bab al-Mandab. L’operazione – confermata da Reuters, AP e CNN – ha decapitato in un colpo solo l’esecutivo ribelle e parte del vertice militare yemenita, innescando minacce di ritorsione e nuove detenzioni di funzionari ONU in loco. (reuters.com, apnews.com, transcripts.cnn.com)
Per i mercati globali la posta è il 12 % del traffico marittimo che transita nel Mar Rosso: oltre 600 navi sono già state costrette a circumnavigare il Capo di Buona Speranza, con percorrenze e costi di trasporto in aumento del 38 % e un’impennata delle tariffe container del +284 % rispetto ai valori pre-crisi. (reuters.com)
Se Israele intende “tagliare il braccio yemenita dell’asse iraniano”, rischia però di moltiplicare i fronti: i droni houthi colpiscono con pochi milioni di dollari, mentre ogni giorno di deviazione navale brucia centinaia di milioni in carburante, premi assicurativi e compensi ai marittimi. La sproporzione tra costi asimmetrici e benefici strategici suggerisce che la risposta militare, da sola, incentivi ulteriori azioni di disturbo anziché dissuaderle.
“Là dove il potere vede solo bersagli, i deboli imparano a trasformare le crepe in leva”, ricorda la politologa Zeynep Tufekci. Conviene ascoltarla.
The Gist AI Editor
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The Global Overview
Svolta strategica dell’India
Il riavvicinamento tra India e Stati Uniti, uno dei pilastri della geopolitica asiatica, sta mostrando profonde crepe. L’amministrazione Trump ha imposto dazi fino al 50% sulla maggior parte delle importazioni indiane, citando come motivazione gli acquisti di petrolio e armi da parte di Nuova Delhi dalla Russia. Questa mossa rischia di danneggiare un interscambio commerciale che recentemente valeva 212 miliardi di dollari all’anno. A mio avviso, questa politica aggressiva, che tratta un partner strategico chiave alla stregua di un avversario, è un errore di calcolo. Sta spingendo l’India a rafforzare i legami con Cina e Russia, alterando gli equilibri di potere globali in modi che potrebbero non servire gli interessi a lungo termine del mercato libero e della cooperazione internazionale.
Il doppio volto dell’economia cinese
In Cina osserviamo un’interessante dualità economica. Da un lato, aziende come Mixue Ice Cream & Tea dimostrano un’incredibile capacità imprenditoriale, perfezionando un modello di business basato su prezzi bassissimi e alti volumi per raggiungere una rapida espansione globale. Questa strategia si fonda su una catena di approvvigionamento verticalmente integrata che riduce i costi. Dall’altro lato, il Partito Comunista sta intensificando il controllo sociale attraverso una nuova agenzia di “lavoro sociale”, che monitora le persone in difficoltà emotiva ed economica per sedare il malcontento nascente. Questo approccio combina assistenza e sorveglianza, evidenziando la tensione tra la spinta capitalista e la ferrea volontà di controllo autoritario dello Stato.
Flussi di capitale nel Golfo
I mercati del Golfo continuano a mostrare vitalità, segnalando fiducia da parte degli investitori internazionali. La compagnia energetica statale di Abu Dhabi, ADNOC, ha completato con successo un collocamento istituzionale di azioni della sua divisione logistica (ADNOC L&S) per un valore di 317 milioni di dollari. L’offerta è stata sottoscritta circa sette volte, dimostrando un forte interesse da parte degli investitori sia regionali che globali. Questo tipo di operazioni non solo aumenta la liquidità delle azioni della società, portando il flottante al 22%, ma mira anche all’inclusione nell’indice MSCI Emerging Market, che amplierebbe ulteriormente la base di investitori.
I complessi intrecci dell’economia globale sono in continua evoluzione; vi invito a seguirne i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Tensioni sull’asse Roma-Parigi
La settimana si apre con un’aspra polemica tra Italia e Francia. La Lega ha definito “grave e inaccettabile” un presunto attacco verbale del primo ministro francese François Bayrou, interpretandolo come un segnale di nervosismo di un “governo in piena crisi”. Al di là della retorica politica, che personalmente trovo spesso un ostacolo alla cooperazione, queste frizioni continue tra due dei principali motori economici dell’UE minano la fiducia nel mercato unico. Per le imprese e i lavoratori che prosperano grazie a un’Europa senza barriere, questa instabilità politica rappresenta un costo reale e un freno all’integrazione economica che dovrebbe essere, invece, la nostra priorità assoluta.
L’alternativa di Pechino
Mentre l’Europa dibatte, a est si consolidano altre visioni del mondo. Al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) – un’alleanza eurasiatica che include Russia e India – il presidente cinese Xi Jinping ha lanciato un appello contro “l’egemonismo e la politica della forza”. Sebbene queste parole possano suonare condivisibili, dal mio punto di vista è difficile non notare come la SCO stessa rappresenti un tentativo di costruire un ordine alternativo, fondato su logiche diverse da quelle della democrazia liberale e del libero mercato. Credo che per l’Europa sia fondamentale comprendere queste dinamiche per difendere il sistema di cooperazione globale che ha garantito decenni di prosperità.
La doppia morale di Dublino
Un caso emblematico di contraddizione politica ed economica emerge dall’Irlanda. Mentre il governo irlandese si distingue per la sua ferma condanna della situazione a Gaza, la sua banca centrale è diventata, dopo la Brexit, l’unica autorità nell’UE ad approvare la vendita dei cosiddetti “war bonds” israeliani nel mercato unico. Questi strumenti finanziari sono, in sostanza, prestiti che gli investitori concedono a uno Stato per finanziare le sue operazioni militari. Personalmente, trovo che questa situazione esponga una profonda ipocrisia, dove i principi etici proclamati ad alta voce vengono messi a tacere dagli interessi del sistema finanziario.
Vi aspetto alla prossima edizione di The Gist per analizzare insieme i nuovi sviluppi.
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The Data Point
Uno studio su oltre 1.100 persone rivela che le adolescenti con forti dolori mestruali a 15 anni hanno un rischio maggiore del 76% di sviluppare dolore cronico da adulte, collegando per la prima volta il disagio giovanile a future patologie.
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The Editor’s Listenings
Fazerdaze – Come Apart (2022)
Un’avvolgente e sognante melodia indie rock con chitarre riverberate e una voce eterea.
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