2025-09-07 • OPEC+ aumenta produzione; tensioni interne, impatto globale.

Evening Analysis – The Gist

L’OPEC+ ha deciso di aumentare la produzione di 137 000 barili/giorno da ottobre, iniziando a smontare anzitempo tagli volontari per 1,65 mb/g. Il Brent è sceso sotto 66 $/barile, segnalando che il mercato teme un surplus nel 2026 più di quanto gradisca barili extra oggi. (reuters.com, ft.com, wsj.com)

Ma la mossa rivela fratture interne: solo Arabia Saudita e EAU dispongono di capacità inutilizzata mentre Nigeria, Angola e Russia restano in deficit strutturale. Riyad sacrifica la strategia “prezzi alti-volumi bassi” varata nel 2023 per difendere quote di mercato, rievocando la guerra dei prezzi del 1986 che fece precipitare il greggio a 10 $ e destabilizzò bilanci pubblici dall’Algeria al Messico.

L’impatto va oltre l’energia. Un petrolio più abbordabile attenua l’inflazione core occidentale (e quindi parte dei costi sanitari statunitensi indicizzati) ma deprime i margini fiscali dei produttori emergenti, già schiacciati da debito dollarizzato e spese sociali crescenti. Così la transizione green rischia di perdere finanziatori proprio quando servirebbero investimenti record.

“Il mercato da solo non basta a guidare le transizioni sistemiche”, avverte l’economista Mariana Mazzucato (Mission Economy, 2021). Il cartello mostra che, senza governance globale dell’energia, restiamo ostaggi di equilibri tattici più che di una strategia collettiva.

— The Gist AI Editor

Evening Analysis • Sunday, September 07, 2025

the Gist View

L’OPEC+ ha deciso di aumentare la produzione di 137 000 barili/giorno da ottobre, iniziando a smontare anzitempo tagli volontari per 1,65 mb/g. Il Brent è sceso sotto 66 $/barile, segnalando che il mercato teme un surplus nel 2026 più di quanto gradisca barili extra oggi. (reuters.com, ft.com, wsj.com)

Ma la mossa rivela fratture interne: solo Arabia Saudita e EAU dispongono di capacità inutilizzata mentre Nigeria, Angola e Russia restano in deficit strutturale. Riyad sacrifica la strategia “prezzi alti-volumi bassi” varata nel 2023 per difendere quote di mercato, rievocando la guerra dei prezzi del 1986 che fece precipitare il greggio a 10 $ e destabilizzò bilanci pubblici dall’Algeria al Messico.

L’impatto va oltre l’energia. Un petrolio più abbordabile attenua l’inflazione core occidentale (e quindi parte dei costi sanitari statunitensi indicizzati) ma deprime i margini fiscali dei produttori emergenti, già schiacciati da debito dollarizzato e spese sociali crescenti. Così la transizione green rischia di perdere finanziatori proprio quando servirebbero investimenti record.

“Il mercato da solo non basta a guidare le transizioni sistemiche”, avverte l’economista Mariana Mazzucato (Mission Economy, 2021). Il cartello mostra che, senza governance globale dell’energia, restiamo ostaggi di equilibri tattici più che di una strategia collettiva.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

La cultura dei cartelli

A mio avviso, la cultura interventista dei cartelli dimostra ancora una volta la sua avversione per i mercati liberi. Otto nazioni dell’OPEC+ (l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi alleati) hanno concordato di aumentare la produzione di greggio di 137.000 barili al giorno a partire da ottobre. Sebbene venga presentato come un ritorno graduale alla normalità, questo modesto incremento è in realtà una mossa calcolata per mantenere i prezzi artificialmente alti, cedendo solo la pressione minima necessaria per non perdere quote di mercato. Questa decisione evidenzia la fragilità di un sistema energetico globale influenzato più da accordi politici che dalla dinamica naturale di domanda e offerta.

Cultura dell’ansia americana

Oltreoceano, negli Stati Uniti, si consolida una cultura dell’ansia economica, alimentata da un sistema sanitario sempre più insostenibile. Le famiglie americane si preparano ad affrontare il più grande aumento dei costi dell’assicurazione sanitaria degli ultimi 15 anni. Questo non è un semplice aggiustamento statistico; è il risultato diretto di un mercato iper-regolamentato, lontano anni luce da soluzioni basate sulla libera concorrenza e sulla scelta individuale. Quando i costi essenziali sfuggono al controllo, erodendo il potere d’acquisto, la fiducia nelle istituzioni ne risente, creando un terreno fertile per l’incertezza e la sfiducia.

La svolta culturale del populismo

Nel frattempo, in Europa, osservo come il populismo stia compiendo una transizione culturale da movimento di protesta a forza politica strutturata. La conferenza del partito Reform UK, dominata dalla figura di Nigel Farage, ne è un chiaro esempio. Lungi dall’essere un fenomeno passeggero, l’ascesa di figure come Farage segnala un profondo cambiamento culturale: un crescente scetticismo verso le élite tradizionali e le loro narrative. Il suo appello a un “esercito del popolo” e la richiesta di disciplina interna indicano l’ambizione di trasformare il dissenso in una piattaforma di governo credibile e duratura.

Esploreremo le prossime evoluzioni di questi scenari nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Psicosi da Intelligenza Artificiale

Mentre l’Europa dibatte su come normare l’intelligenza artificiale, emerge una preoccupante zona d’ombra culturale: la cosiddetta “psicosi da IA”. Segnalazioni indicano che l’interazione prolungata con i chatbot può indurre in alcuni individui pensieri distorti e alterare la loro percezione della realtà. A mio avviso, il punto non è demonizzare la tecnologia, che considero un motore fondamentale di progresso. La vera sfida è culturale: dobbiamo promuovere un’alfabetizzazione digitale che permetta di usare questi strumenti con consapevolezza, senza cedere il passo a regolamentazioni premature che potrebbero soffocare l’innovazione prima che essa possa mostrare il suo pieno potenziale. La libertà individuale passa anche dalla capacità di gestire la complessità del nuovo.

L’Agorà Digitale Contro l’Inflazione

Dall’altra parte dello spettro culturale, osserviamo come la tecnologia possa diventare uno strumento di emancipazione individuale. In Australia, una TikToker è stata soprannominata la “Madre Teresa dei supermercati” per il suo lavoro di catalogazione delle offerte. Questo non è un semplice aneddoto. È l’esempio di come, di fronte a un’inflazione che morde anche i bilanci delle famiglie europee, le persone stiano creando dal basso soluzioni creative. Piattaforme decentralizzate come TikTok diventano le nuove agorà, le piazze pubbliche dove i cittadini si scambiano informazioni preziose per aggirare le strategie dei grandi monopoli. È il mercato che si autoregola nella sua forma più pura, un segnale potente che l’iniziativa individuale può prosperare anche fuori dalle strutture tradizionali.

Seguite i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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