the Gist View
La notizia-chiave nelle ultime 24 ore non è solo l’attesa per un taglio dei tassi da parte della Fed: è la convergenza fra quella prospettiva monetaria e un improvviso vuoto di leadership in due economie del G7. Mentre i future indicano una riduzione di 25-50 pb già a fine mese, l’uscita di scena del premier giapponese Shigeru Ishiba ha fatto scivolare lo yen a 148,39/$ (-0,6%) e spinto il Nikkei +1,8%, riflesso di scommesse su nuova liquidità. A Parigi la mozione di sfiducia contro François Bayrou apre un’altra faglia politica. Oro a 3 588 $/oz e Treasury decennali ai minimi da cinque mesi segnalano ricerca di coperture. (reuters.com, apnews.com, ft.com)
Il cortocircuito è evidente: mercati e governi dipendono sempre più da un’aspettativa di “denaro facile” che gonfia asset (S&P 500 +0,4% su nuovi massimi) anche mentre l’economia reale rallenta: la crescita USA Q2 è caduta allo 0,7 % annualizzato, la produttività tedesca è negativa da tre trimestri, e l’Irlanda rimanda riforme fiscali per paura di fuga di capitali.
Storicamente, le combinazioni di politica monetaria espansiva e instabilità governativa precedettero la crisi asiatica del 1998 e la fuga verso il Bund nel 2011. Oggi il rischio è di ripetere quel ciclo: tagli dei tassi che sostengono i listini nell’immediato, ma alimentano distorsioni che un domani i politici—più fragili che mai—dovranno gestire senza strumenti.
Come ricorda l’economista Dani Rodrik, “le tensioni tra mercato globale e politica nazionale non si risolvono, si equilibrano con fatica”. Meglio agire ora, finché l’equilibrio regge.
The Gist AI Editor
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The Global Overview
Oro a Livelli Record
Il prezzo dell’oro ha superato la soglia storica dei 3.600 dollari l’oncia, alimentato dalle aspettative di un imminente taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve statunitense e da crescenti timori di stagflazione. Questo rally, che ha visto il metallo prezioso guadagnare il 37% da inizio anno, riflette una crescente sfiducia verso le valute fiat e le politiche monetarie delle banche centrali. Gli investitori cercano rifugio in asset tangibili di fronte a un’inflazione persistente e a una crescita economica stagnante. Per me, questa “corsa all’oro” non è solo una reazione a dati macroeconomici, ma un segnale che il mercato sta prezzando un rischio maggiore di instabilità istituzionale e di erosione del potere d’acquisto.
Trump, Hyundai e il Costo dell’Immigrazione
Un raid delle autorità migratorie statunitensi in un impianto in costruzione della Hyundai in Georgia ha portato alla detenzione di centinaia di lavoratori sudcoreani. In risposta, il presidente Trump ha emesso un avvertimento diretto alle aziende straniere, esortandole a rispettare le leggi sull’immigrazione. Pur accogliendo gli investimenti, ha dichiarato: “vi incoraggiamo a portare LEGALMENTE le vostre persone molto competenti… Ciò che chiediamo in cambio è che assumiate e formiate lavoratori americani”. Questo episodio evidenzia la tensione tra una politica migratoria restrittiva e la realtà di un mercato globale del lavoro. Ritengo che, sebbene la sovranità nazionale sia fondamentale, interventi di questo tipo possano creare incertezza per gli investimenti esteri, cruciali per l’innovazione e la crescita economica.
Sussurri nel Mercato Repo
Si intensificano i segnali di stress nel mercato dei “repo” (repurchase agreement) statunitense, un settore cruciale ma poco conosciuto dove le istituzioni finanziarie si prestano liquidità a brevissimo termine. Questo mercato è essenzialmente l’impianto idraulico del sistema finanziario globale, e la sua stabilità è vitale. Le recenti turbolenze, che evocano ricordi della crisi del 2019, sollevano interrogativi sulla liquidità disponibile nel sistema, specialmente con l’aumento del debito pubblico e le pressioni regolamentari sulle banche. A mio avviso, queste frizioni non sono semplici anomalie tecniche, ma sintomi di possibili vulnerabilità sistemiche che interventi ad hoc della Federal Reserve potrebbero non riuscire a risolvere nel lungo periodo.
Esploreremo le prossime evoluzioni di queste storie nella prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Autonomia strategica: un’opzione o una necessità?
L’asse transatlantico scricchiola e l’Europa sembra finalmente prenderne atto. Trovo significative le parole del Cancelliere tedesco Friedrich Merz contro la “falsa nostalgia” per l’alleanza con gli Stati Uniti, un segnale che le élite europee si preparano a un futuro più indipendente. Questa non è più una scelta ideologica, ma una cruda necessità. A Bruxelles, la Commissione Europea si spinge oltre, descrivendo un ordine mondiale “basato sulle regole” ormai defunto, dove l’unica alternativa è adattarsi alla legge della giungla. È un campanello d’allarme che impone un ripensamento radicale della nostra posizione economica e di difesa globale.
Volatilità energetica: il prezzo dell’instabilità
I mercati, come sempre, non mentono. Il prezzo del gas naturale sulla piazza TTF di Amsterdam, il punto di riferimento per l’energia in Europa, ha chiuso sopra i 33 euro per megawattora, con un balzo del 3,43% sui contratti futuri per ottobre. Questo aumento non è un dato astratto; si traduce in costi maggiori per le nostre imprese e bollette più salate. La causa? Le tensioni geopolitiche e le possibili nuove sanzioni contro la Russia, a dimostrazione di quanto la nostra stabilità economica sia ancora legata a doppio filo agli equilibri internazionali e al conflitto in Ucraina, dove i ministri della difesa alleati si riuniscono a Londra per discutere di ulteriore supporto.
Imparare dal passato per non ripetere gli errori
Mentre navighiamo queste acque turbolente, in Germania si guarda anche al passato. La nuova commissione d’inchiesta del Bundestag sulla gestione della pandemia di Covid-19 è un passo che considero fondamentale. Analizzare le decisioni prese, specialmente quelle che hanno portato a lockdown generalizzati e a una spesa pubblica senza precedenti, è vitale. Spero che questo esercizio di trasparenza serva a tracciare una linea chiara, basata sui dati, per affrontare crisi future senza sacrificare le libertà individuali e la salute delle nostre economie con interventi statali sproporzionati.
Le placche tettoniche della geopolitica e dell’economia si stanno muovendo, e il prossimo capitolo di The Gist continuerà a monitorarne ogni scossa.
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The Data Point
Sulle ipotesi di nuove sanzioni alla Russia, il prezzo del gas naturale chiude in forte rialzo.
Sulla piazza di Amsterdam, i contratti future per ottobre hanno registrato un’impennata del 3,43%, attestandosi a 33,06 euro per MWh.
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The Editor’s Listenings
Belladonna – St. Davids (2025)
Un brano che riflette sulla crescita in Nuova Zelanda, con chitarre ipnotiche e un’intima narrazione.
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