2025-09-12 • Bolsonaro condannato per colpo di Stato: 27 anni.

Morning Intelligence – The Gist

Il verdetto della Corte suprema brasiliana che condanna Jair Bolsonaro a 27 anni e 3 mesi per aver orchestrato un colpo di Stato post-elettorale segna uno spartiacque: per la prima volta nella storia repubblicana un ex-presidente viene riconosciuto colpevole di sovversione dell’ordine democratico, insieme a sette alti ufficiali e ministri (reuters.com).

La sentenza non è un capitolo isolato: in America Latina, da Fujimori a Castillo, i tribunali stanno progressivamente riempendo il vuoto lasciato da istituzioni politiche deboli, ridefinendo l’equilibrio fra potere esecutivo e giudiziario. Con 695 atti golpisti tentati o riusciti nel mondo dal 1950, il Brasile offre ora un precedente giurisprudenziale che rafforza la “deterrenza giudiziaria” contro derive autoritarie.

Sul piano geopolitico, la condanna irrigidisce i rapporti con Washington—dove Donald Trump ha definito il processo “ingiusto”—e complica la diplomazia commerciale: Brasilia teme ritorsioni tariffarie mentre gli investitori, già nervosi, hanno ritirato 1,8 miliardi $ dai BTP brasiliani nell’ultima settimana. Il caso interseca dunque la più ampia faglia fra populismi nazionalisti e istituzioni liberali.

“Quando la legge dorme, la violenza scrive le sue proprie regole”, avvertiva il giurista Luigi Ferrajoli. Oggi il Brasile prova a svegliare la legge: il resto del mondo farà lo stesso?

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Friday, September 12, 2025

the Gist View

Il verdetto della Corte suprema brasiliana che condanna Jair Bolsonaro a 27 anni e 3 mesi per aver orchestrato un colpo di Stato post-elettorale segna uno spartiacque: per la prima volta nella storia repubblicana un ex-presidente viene riconosciuto colpevole di sovversione dell’ordine democratico, insieme a sette alti ufficiali e ministri (reuters.com).

La sentenza non è un capitolo isolato: in America Latina, da Fujimori a Castillo, i tribunali stanno progressivamente riempendo il vuoto lasciato da istituzioni politiche deboli, ridefinendo l’equilibrio fra potere esecutivo e giudiziario. Con 695 atti golpisti tentati o riusciti nel mondo dal 1950, il Brasile offre ora un precedente giurisprudenziale che rafforza la “deterrenza giudiziaria” contro derive autoritarie.

Sul piano geopolitico, la condanna irrigidisce i rapporti con Washington—dove Donald Trump ha definito il processo “ingiusto”—e complica la diplomazia commerciale: Brasilia teme ritorsioni tariffarie mentre gli investitori, già nervosi, hanno ritirato 1,8 miliardi $ dai BTP brasiliani nell’ultima settimana. Il caso interseca dunque la più ampia faglia fra populismi nazionalisti e istituzioni liberali.

“Quando la legge dorme, la violenza scrive le sue proprie regole”, avvertiva il giurista Luigi Ferrajoli. Oggi il Brasile prova a svegliare la legge: il resto del mondo farà lo stesso?

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Il dividendo della pace è finito

Secondo un alto funzionario della Reserve Bank of Australia, l’era di stabilità e integrazione post-Guerra Fredda è terminata. L’aumento dei rischi geopolitici e la rivalità strategica stanno costringendo governi e aziende a investire in costose misure di salvaguardia. A mio avviso, questo segna la fine di quello che potremmo chiamare il “dividendo della pace”, un periodo in cui la stabilità globale ha favorito una crescita economica con attriti ridotti. L’era dell’efficienza a ogni costo sta cedendo il passo a quella della resilienza strategica.

L’ottimismo di breve termine

Nonostante questo scenario, i mercati finanziari sembrano navigare in acque più tranquille. Secondo Julio Callegari di JPMorgan Asset Management, l’attuale rally di azioni e obbligazioni può continuare “ancora per un po’”. Callegari descrive l’attuale contesto come un ambiente “Goldilocks”, ovvero né troppo caldo né troppo freddo, ideale per gli investitori. Esiste un’evidente disconnessione tra l’incertezza geopolitica a lungo termine e l’ottimismo che ancora domina le borse globali.

La rivoluzione dei supercavi

Parallelamente, una silenziosa rivoluzione infrastrutturale sta ridisegnando la mappa energetica globale. La transizione verso l’elettrificazione e la crescita delle rinnovabili stanno alimentando lo sviluppo di “supercavi” ad alta tensione, destinati a collegare le reti elettriche di intere nazioni e continenti. Ritengo che questi progetti, pur richiedendo investimenti miliardari e presentando sfide tecniche notevoli, rappresentino la spina dorsale di una nuova era di interdipendenza e commercio energetico.

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The European Perspective

Guerra Fredda Commerciale 2.0

La pressione economica su Mosca sta subendo una metamorfosi. Osservo come l’amministrazione Trump stia ora spingendo i Paesi del G7, il gruppo delle principali democrazie industrializzate, a imporre dazi punitivi su Cina e India per i loro continui acquisti di petrolio russo. Washington propone tariffe che potrebbero arrivare fino al 100%, un’azione che mira a prosciugare le risorse finanziarie del Cremlino. Un portavoce del Tesoro USA ha dichiarato che tali acquisti “stanno finanziando la macchina da guerra di Putin”. Questo segna un cambio di passo, spostando il focus da sanzioni dirette a un meccanismo di pressione commerciale indiretta, che per noi europei potrebbe avere conseguenze complesse sulla stabilità dei mercati energetici globali.

Atlantico Diviso: Dazi contro Sanzioni

Tuttavia, noto una divergenza di vedute tra le due sponde dell’Atlantico. Mentre Washington predilige strumenti commerciali aggressivi come i dazi, che sono essenzialmente tasse sulle importazioni, l’Unione Europea rimane più cauta. Bruxelles si è finora concentrata su pacchetti di sanzioni mirate a specifiche entità finanziarie e imprese che supportano lo sforzo bellico russo. Questa differenza di approccio non è solo tattica: riflette una filosofia diversa. Da un lato, la forza bruta del mercato; dall’altro, un approccio più legalistico e mirato. La riluttanza europea a colpire partner commerciali importanti come Cina e India con tariffe elevate è palpabile, temendo possibili ritorsioni e rischi economici.

L’Incertezza come Nuova Norma

Questa nuova fase di pressione economica, guidata dagli Stati Uniti, introduce un’ulteriore variabile di instabilità per le imprese e i consumatori europei. Sebbene l’obiettivo di limitare le capacità della Russia sia condiviso, l’uso massiccio di tariffe rischia di frammentare ulteriormente il commercio globale. Personalmente, ritengo che interventi così pesanti sui mercati, per quanto motivati da necessità geopolitiche, creino distorsioni i cui effetti a lungo termine sono difficili da prevedere. L’incertezza generata da queste politiche commerciali aggressive potrebbe diventare la vera sfida per la pianificazione economica e gli investimenti nel nostro continente, costringendo le aziende europee a navigare in acque sempre più turbolente.

Vedremo come si evolveranno queste tensioni commerciali nella prossima edizione di The Gist.


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