2025-09-14 • Netanyahu colpisce Doha, trasformando il Qatar da mediatore a parte in causa.

Morning Intelligence – The Gist

Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “finché i capi di Hamas resteranno al sicuro a Doha, ogni tregua è impossibile”; poche ore prima l’aviazione israeliana aveva colpito di nuovo la capitale qatarina, uccidendo cinque miliziani e una guardia di sicurezza locale.(reuters.com)

Il premier israeliano tenta così di trasformare il Qatar – finora indispensabile mediatore – da arbitro a parte in causa. Ma il tiro rischia di uscire per la tangente: Doha parla di “terrorismo di Stato” e avverte che l’attacco “ha ucciso ogni speranza” di liberare gli ostaggi rimasti a Gaza.(apnews.com)

Dietro la retorica muscolare si intravede un rompicapo strategico. Israele può neutralizzare singoli leader, non la logica del conflitto: oltre 64 000 palestinesi sono già morti e il costo stimato della ricostruzione di Gaza supera i 30 miliardi di dollari, secondo la Banca Mondiale. Distruggere Hamas senza un accordo politico significa aprire un vuoto che altri attori – jihadisti, Iran, o la stessa anarchia – riempiranno.

Il paradosso è antico: colpire un intermediario per forzare la pace spesso congela la diplomazia e normalizza l’escalation. Come ammoniva il sociologo Zygmunt Bauman, “nella modernità liquida l’unica vittoria duratura è imparare a convivere con la fragilità del potere militare”.

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Sunday, September 14, 2025

the Gist View

Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “finché i capi di Hamas resteranno al sicuro a Doha, ogni tregua è impossibile”; poche ore prima l’aviazione israeliana aveva colpito di nuovo la capitale qatarina, uccidendo cinque miliziani e una guardia di sicurezza locale.(reuters.com)

Il premier israeliano tenta così di trasformare il Qatar – finora indispensabile mediatore – da arbitro a parte in causa. Ma il tiro rischia di uscire per la tangente: Doha parla di “terrorismo di Stato” e avverte che l’attacco “ha ucciso ogni speranza” di liberare gli ostaggi rimasti a Gaza.(apnews.com)

Dietro la retorica muscolare si intravede un rompicapo strategico. Israele può neutralizzare singoli leader, non la logica del conflitto: oltre 64 000 palestinesi sono già morti e il costo stimato della ricostruzione di Gaza supera i 30 miliardi di dollari, secondo la Banca Mondiale. Distruggere Hamas senza un accordo politico significa aprire un vuoto che altri attori – jihadisti, Iran, o la stessa anarchia – riempiranno.

Il paradosso è antico: colpire un intermediario per forzare la pace spesso congela la diplomazia e normalizza l’escalation. Come ammoniva il sociologo Zygmunt Bauman, “nella modernità liquida l’unica vittoria duratura è imparare a convivere con la fragilità del potere militare”.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Cultura e Clima: Soluzioni dal Basso

Negli Stati Uniti, diverse città fondono arte ed educazione per mitigare le ondate di calore. A mio avviso, installazioni artistiche che creano ombra sono un esempio di come l’iniziativa locale possa generare soluzioni di adattamento più efficaci e sentite dalla comunità rispetto a direttive centralizzate.

L’Innovazione come Valore Culturale

La cultura dell’innovazione accelera, alimentata dal capitale di rischio. Prova ne è il recente investimento da 235 milioni di dollari in Lila Sciences, una startup che usa l’intelligenza artificiale per la ricerca su farmaci e materiali. Questo flusso di capitali privati verso la “deep tech” segnala una crescente fiducia nella capacità del mercato di risolvere problemi complessi.

La Sfida alla Narrazione “Bio”

La sostenibilità è un tema culturale dominante, ma i dati dagli USA offrono una prospettiva inattesa. Tra il 2019 e il 2021, la superficie agricola certificata biologica è diminuita di quasi l’11%. Questa tendenza potrebbe indicare un cambiamento culturale, dove il pragmatismo e le realtà di mercato sfidano le rigide certificazioni.

Cultura della Sicurezza nel Pacifico

La cultura strategica dell’Indo-Pacifico si ridefinisce. L’Australia ha stanziato 12 miliardi di dollari australiani per un hub difensivo legato al patto AUKUS. Contemporaneamente, Filippine, Giappone e Stati Uniti hanno condotto esercitazioni navali congiunte nel Mar Cinese Meridionale. A mio parere, queste mosse riflettono una crescente cultura di cooperazione difensiva volta a preservare un ordine basato su regole.

Seguiremo gli sviluppi di queste tendenze culturali nella nostra prossima edizione.

The European Perspective

Riarmo Pacifico, Onde Europee

Mentre l’attenzione si concentra spesso su conflitti più vicini, la stabilità strategica globale si gioca anche altrove. Lo dimostra la decisione dell’Australia di investire 6,8 miliardi di euro per potenziare i propri cantieri navali in vista della costruzione di sottomarini a propulsione nucleare. Questa mossa rientra nel patto di sicurezza AUKUS, siglato con Regno Unito e Stati Uniti per bilanciare l’influenza cinese nell’Indo-Pacifico. Per l’Europa, e per il Regno Unito in particolare, non si tratta di una vicenda lontana, ma di un investimento diretto nella sicurezza delle rotte commerciali da cui dipendono le nostre economie. A mio avviso, garantire la libertà di navigazione è un prerequisito fondamentale per un mercato globale aperto e prospero.

Sinistre Dissonanti in Italia

Sul fronte interno europeo, la cultura politica italiana offre uno spaccato delle divisioni che attraversano il continente. Il tentativo di alleanza tra il Partito Democratico di Elly Schlein e il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte si scontra su una faglia tettonica: la guerra in Ucraina. Questo non è un semplice disaccordo tattico, ma riflette una profonda divergenza culturale su quale debba essere il posto dell’Europa nel mondo e su come rapportarsi alle autocrazie. La difficoltà nel trovare una sintesi su temi così fondamentali solleva, a mio parere, seri interrogativi sulla capacità di costruire un’alternativa di governo credibile e con una visione chiara in politica estera.

Diplomazia a Rischio in Medio Oriente

La complessità delle relazioni internazionali emerge con forza anche in Medio Oriente. A Tel Aviv, le famiglie degli ostaggi israeliani sono tornate in piazza per protestare contro il premier Benjamin Netanyahu. I manifestanti lo ritengono “l’unico ostacolo” a un accordo per il rilascio dei loro cari, specialmente dopo che un attacco israeliano in Qatar ha, secondo alcuni osservatori, fatto naufragare i negoziati. Questo episodio evidenzia la drammatica tensione tra azioni militari e canali diplomatici, una dinamica che mette a repentaglio non solo vite umane ma anche la stabilità di un’intera regione, con inevitabili ripercussioni per la sicurezza europea.

Ciò che accadrà su questi fronti plasmerà la nostra settimana; ne scopriremo gli sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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