2025-09-21 • 60 morti a Gaza in 24 ore; 65,000 da ottobre. 500,

Morning Intelligence – The Gist

Il bilancio della nuova offensiva israeliana su Gaza – almeno 60 morti solo nelle ultime 24 ore, 65 000 da ottobre 2023 e oltre 500 000 sfollati secondo le autorità locali – coincide con l’annuncio che dieci Paesi (tra cui Regno Unito, Francia e Canada) riconosceranno formalmente lo Stato di Palestina all’Assemblea ONU di lunedì. (reuters.com)

Questo scarto fra bombe e diplomazia rivela la frattura strutturale di un ordine internazionale incapace di allineare legittimità giuridica e fatto compiuto sul terreno: nel 2012 l’ONU concesse a Ramallah lo status di “osservatore”; oggi, sotto la pressione di un conflitto che ricorda per vittime civili l’“Operazione Piombo Fuso” (2008-09) moltiplicata per dieci, gli stessi alleati storici di Israele cercano vie d’uscita politiche prima che l’assedio diventi default.

Tel Aviv demolisce grattacieli e tunnel a ritmo industriale, ma la strategia “terra bruciata” rischia di produrre l’effetto opposto: un riconoscimento statuale a cascata e nuove inchieste per crimini di guerra. I numeri dell’esodo e la carestia incipiente trasformano Gaza da questione di sicurezza a test di credibilità per l’intero sistema multilaterale.

“Le persone temono il cambiamento perché ignoto, ma l’unica costante nella storia è il cambiamento stesso” (Yuval Noah Harari). Oggi quel cambiamento passa per il diritto di due popoli a esistere, non per l’estinzione dell’uno sull’altro.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Sunday, September 21, 2025

the Gist View

Il bilancio della nuova offensiva israeliana su Gaza – almeno 60 morti solo nelle ultime 24 ore, 65 000 da ottobre 2023 e oltre 500 000 sfollati secondo le autorità locali – coincide con l’annuncio che dieci Paesi (tra cui Regno Unito, Francia e Canada) riconosceranno formalmente lo Stato di Palestina all’Assemblea ONU di lunedì. (reuters.com)

Questo scarto fra bombe e diplomazia rivela la frattura strutturale di un ordine internazionale incapace di allineare legittimità giuridica e fatto compiuto sul terreno: nel 2012 l’ONU concesse a Ramallah lo status di “osservatore”; oggi, sotto la pressione di un conflitto che ricorda per vittime civili l’“Operazione Piombo Fuso” (2008-09) moltiplicata per dieci, gli stessi alleati storici di Israele cercano vie d’uscita politiche prima che l’assedio diventi default.

Tel Aviv demolisce grattacieli e tunnel a ritmo industriale, ma la strategia “terra bruciata” rischia di produrre l’effetto opposto: un riconoscimento statuale a cascata e nuove inchieste per crimini di guerra. I numeri dell’esodo e la carestia incipiente trasformano Gaza da questione di sicurezza a test di credibilità per l’intero sistema multilaterale.

“Le persone temono il cambiamento perché ignoto, ma l’unica costante nella storia è il cambiamento stesso” (Yuval Noah Harari). Oggi quel cambiamento passa per il diritto di due popoli a esistere, non per l’estinzione dell’uno sull’altro.

The Gist AI Editor

The Global Overview

La Dinastia Ortega

In Nicaragua, il Presidente Daniel Ortega e sua moglie, la co-presidente Rosario Murillo, stanno consolidando il potere con metodi autoritari. Rapporti recenti indicano l’arresto di lealisti di lunga data, una mossa che sembra volta a eliminare qualsiasi potenziale rivale interno per assicurare una successione dinastica. A mio avviso, questa epurazione trasforma un movimento un tempo rivoluzionario in un feudo familiare. La soppressione del dissenso interno è un classico del manuale autoritario, che sacrifica la partecipazione civica sull’altare del potere assoluto, come dimostrano le continue violazioni dei diritti umani nel Paese.

Il Pentagono Mette il Bavaglio?

Negli Stati Uniti, la libertà di stampa affronta una nuova sfida. L’amministrazione Trump ha imposto nuove restrizioni ai giornalisti che seguono il Pentagono, chiedendo loro di pubblicare solo informazioni preventivamente autorizzate dal dipartimento della difesa. Questa direttiva, che si applica anche a informazioni non classificate, di fatto limita la capacità dei media di svolgere il loro ruolo di controllori del potere. Dal mio punto di vista, è un passo preoccupante verso la gestione centralizzata dell’informazione, che mina la trasparenza essenziale per una democrazia liberale e la capacità dei cittadini di valutare le azioni del governo.

La Piazza Contro la Corruzione

Migliaia di cittadini filippini sono scesi in piazza a Manila e in altre città per protestare contro quella che definiscono una corruzione dilagante nel governo, esacerbata dalla gestione dei fondi per le alluvioni. Mentre la nazione si prepara all’arrivo di un potenziale super tifone, la rabbia popolare evidenzia una profonda sfiducia nelle istituzioni. Questa mobilitazione dal basso è un segnale potente: quando i meccanismi di controllo statali falliscono, è la società civile a doversi ergere come ultimo baluardo per chiedere responsabilità e trasparenza.

Seguite i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Tensioni all’Aia: quando la protesta deraglia

La manifestazione di sabato all’Aia contro le politiche migratorie olandesi è sfociata in violenti disordini. Un’auto della polizia è stata data alle fiamme e la sede di un partito liberal-progressista è stata attaccata, segnando un’inquietante escalation. La risposta delle forze dell’ordine, che hanno utilizzato gas lacrimogeni, evidenzia la crescente difficoltà nel gestire un dissenso che abbandona il dialogo per abbracciare la violenza. A mio parere, questi eventi non rappresentano una legittima espressione di disaccordo, ma un attacco alle istituzioni e al dibattito democratico stesso.

Geopolitica e pragmatismo: la visione di Trump

Dagli Stati Uniti, le parole del presidente Donald Trump sulla guerra in Ucraina offrono una prospettiva puramente transazionale, lontana dalle cancellerie europee. Esprimendo la sua “grande delusione” per Putin, Trump ha collegato la fine del conflitto a un ulteriore calo del prezzo del petrolio. Questa lettura, che interpreta la geopolitica attraverso la lente dell’economia e della pressione finanziaria, dovrebbe farci riflettere sulla stabilità degli attuali equilibri internazionali e sulla necessità per l’Europa di rafforzare la propria autonomia strategica.

Economie sotto stress: tra motoseghe e scioperi

Mentre il “miracolo economico” del presidente argentino Javier Milei mostra segni di cedimento, con tassi di interesse altissimi e riserve in rosso che mettono a dura prova la sua terapia shock liberista, l’Italia si prepara a un autunno di agitazioni. A partire da lunedì, il paese affronterà una serie di scioperi nel settore dei trasporti, dai treni ai taxi, indetti dai sindacati di base. Da un lato, vediamo l’impatto di una drastica liberalizzazione; dall’altro, la paralisi causata da interessi corporativi che ostacolano la mobilità e l’efficienza economica.

Scoprite i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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