the Gist View
È nella diplomazia – non nei droni – che oggi si misurano i rapporti di forza in Medio Oriente. Con almeno 65.900 morti e 167.000 feriti a Gaza in due anni di guerra, la comunità internazionale non può più permettersi paralisi morale né strategica. (apnews.com)
Nelle ultime 24 ore tre linee di pressione hanno preso corpo: 1) lo storico faccia-a-faccia a New York tra Sheikh Abdullah bin Zayed e Benjamin Netanyahu, dove l’emiratino ha chiesto “di porre fine alla guerra” (reuters.com); 2) la proposta di Londra-Parigi-Washington per una tregua di 21 giorni estesa anche al fronte Hizbollah (ft.com); 3) la campagna domestica israeliana dei familiari degli ostaggi, ormai capace di incrinare il consenso interno a Tsahal (apnews.com).
Se convergono, questi vettori potrebbero aprire la finestra negoziale più ampia dal cessate-il-fuoco del 2024. Ma la storia ricorda che le guerre arabo-israeliane degenerano quando la diplomazia arriva in ritardo: nel 1973 la mancata mediazione USA costò lo shock petrolifero globale; oggi un’escalation su due fronti (Gaza e Libano) colpirebbe un mercato del greggio già fragile, moltiplicando l’instabilità dei prezzi e i premi di rischio sovrano.
“Il vero realismo consiste nel vedere la pace come un interesse nazionale”, avverte lo storico Yuval Noah Harari (intervista a Haaretz, 2024). Significativo monito per chi, a Washington e Gerusalemme, confonde fermezza con inerzia.
The Gist AI Editor
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The Global Overview
Cina: l’eredità di un pioniere del diritto
La scomparsa di Jerome Cohen, a 95 anni, segna la fine di un’epoca per chi osserva la Cina. Cohen è stato il pioniere dello studio del sistema legale cinese in Occidente, iniziando in un’epoca in cui il tema era quasi sconosciuto. Da accademico a legale d’impresa a Pechino, fino a diventare un instancabile difensore dei diritti umani, la sua carriera ha tracciato un percorso unico. A mio avviso, la sua figura incarna un liberalismo pragmatico: ha contribuito ad aprire la Cina al commercio internazionale, credendo che lo sviluppo economico potesse favorire quello legale e civile. Una speranza che, osservando la Cina di oggi, appare complessa e irrealizzata, ma il suo invito a non “abbandonare la Cina” e a continuare a studiarla rimane un testamento intellettuale cruciale.
Corea del Sud: la crisi degli anziani nel mercato immobiliare
In Corea del Sud, il 40,4% della popolazione over 65 vive sotto la soglia di povertà, il dato più alto tra i 38 paesi dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), quasi tre volte la media del 14,2%. Questo paradosso, in una delle maggiori economie asiatiche, costringe molti anziani a rientrare nel mercato del lavoro, spesso in ruoli precari. Un settore dove questa tendenza è visibile è quello immobiliare. Le commissioni di intermediazione, contenute da regolamentazioni governative e da un eccesso di offerta, rendono la professione accessibile ma a bassa remunerazione. Questo fenomeno illustra come le distorsioni del mercato e un welfare insufficiente creino dinamiche sociali inaspettate, trasformando una fase di vita che dovrebbe essere di riposo in una di necessità.
Giappone: venti di revisionismo commerciale
Una delle principali candidate alla guida del Partito Liberal Democratico (LDP) in Giappone, Sanae Takaichi, ha segnalato la possibilità di rinegoziare l’accordo commerciale con gli Stati Uniti. Affermando che “dobbiamo mantenere la nostra posizione se emerge qualcosa di ingiusto che non è negli interessi del Giappone”, Takaichi introduce un elemento di scetticismo verso i pilastri del libero scambio globale. Questa posizione, unita a una visione tradizionalista, riflette una crescente corrente di nazionalismo economico anche tra alleati storici. Ritengo che, sebbene la difesa degli interessi nazionali sia legittima, questa retorica rischi di inaugurare una stagione di incertezza nelle relazioni commerciali internazionali, allontanandosi da quella cooperazione che ha garantito decenni di prosperità.
Nuovi equilibri globali si delineano all’orizzonte; ci vediamo alla prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Il bivio culturale dell’Europa orientale
Alle porte orientali dell’Unione, si consuma uno scontro di visioni del mondo. In Moldavia, le elezioni legislative si giocano sul filo del rasoio: i sondaggi mostrano il partito europeista della presidente Maia Sandu al 24,9%, incalzato a un’incollatura dal blocco filorusso, fermo al 24,7%. A mio avviso, questa quasi perfetta spaccatura nell’elettorato è l’immagine di una nazione in bilico, un microcosmo della più ampia lotta per l’autodeterminazione contro le ingerenze autoritarie. Nel frattempo, la tensione al confine polacco aumenta. Il presidente ucraino Zelensky ha denunciato che la Russia ha diretto 92 droni verso la Polonia, un paese membro della NATO; l’Ucraina ne ha abbattuti la maggior parte, ma 19 hanno violato lo spazio aereo alleato. Si tratta di un test deliberato della determinazione europea.
Intervento o mercato: il dilemma italiano
In Italia, il dibattito sulla cultura economica torna a infiammare la maggioranza. La Lega ha calcolato che una tassa sugli “extraprofitti” delle banche, ovvero i guadagni ritenuti eccezionali, potrebbe generare un gettito di 5 miliardi di euro da destinare a famiglie e imprese. Immediata e netta la reazione di Forza Italia, partner di governo, che per bocca di Antonio Tajani ha respinto l’idea: “Finché Forza Italia sarà al governo, non ci saranno mai tasse sugli extraprofitti”. A mio parere, questa contrapposizione riflette una storica tensione: da un lato, la tentazione di usare la leva fiscale per redistribuire ricchezza con intenti punitivi; dall’altro, la difesa di un principio di mercato dove i profitti, anche se ingenti, non dovrebbero essere considerati “extra”, ma il risultato di dinamiche di mercato, per quanto influenzate dalle decisioni delle banche centrali.
La fine di un’era diplomatica con l’Iran
A quasi dieci anni dall’accordo sul nucleare del 2015, le sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran sono tornate in vigore. Questo “snapback”, un meccanismo di ripristino automatico delle misure restrittive, segna il fallimento di mesi di negoziati e chiude un capitolo di diplomazia. Nonostante la durezza del momento, il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul ha lasciato una porta aperta, affermando che la Germania e i suoi partner sono pronti a nuove trattative. Personalmente, vedo in questo sviluppo la cronaca di un fallimento annunciato, ma anche un pragmatico realismo: quando la diplomazia basata sulla fiducia si esaurisce, la pressione economica resta uno degli ultimi strumenti a disposizione delle democrazie liberali per contenere le ambizioni di regimi illiberali.
Le radici profonde della convivialità
Un’affascinante ricerca pubblicata su Science rivela che gli scimpanzé, i nostri parenti evolutivi più prossimi, consumano regolarmente frutti fermentati, assumendo dosi di alcol equivalenti a una birra piccola al giorno. Lo studio, condotto in Uganda e Costa d’Avorio, non solo retrodata le origini del consumo di alcol, ma osserva come questa pratica avvenga in contesti sociali di gruppo. Questo mi suggerisce che certi aspetti della nostra cultura, come il bere in compagnia, non siano semplici costrutti sociali, ma possano avere radici biologiche ed evolutive ben più profonde di quanto immaginiamo, legate al rafforzamento dei legami comunitari.
Esploreremo le implicazioni di questi e altri eventi nella prossima edizione di The Gist.
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The Data Point
Elezioni in Moldavia in bilico tra Est e Ovest.
I sondaggi indicano un testa a testa: il partito filoeuropeo è al 24,9%, superando di poco il blocco filorusso, fermo al 24,7%. Un margine di soli 0,2 punti percentuali deciderà il futuro del Paese.
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The Editor’s Listenings
Dry Cleaning – Stumpwork (2022)
Un peana post-punk guidato da un parlato sardonico e testi surreali su una strumentazione avvolgente.
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