the Gist View
Buongiorno,
I dati di giornata confermano che il 2025 resta l’anno del (so-called) “rinascimento” dei mercati emergenti, ma le crepe si moltiplicano. L’MSCI EM Asia vola +24 % da gennaio grazie al dollaro in ritirata e a tagli dei tassi già avviati in Brasile, India e Corea (ft.com). Eppure Goldman segnala la più grande liquidazione settimanale degli hedge fund da oltre cinque mesi: deflussi per 4,6 mld $ e vendite nette concentrate su tech cinesi e indiane (reuters.com). A New Delhi, la rupia sfiora nuovi minimi storici (₹ 88,79/$) sotto il peso dei dazi USA al 50 % e di esborsi record per i visti H-1B, costringendo la RBI a bruciare riserve per arginare la caduta (reuters.com).
La narrativa del “decoupling” suona quindi prematura: quando l’impulso di portafoglio sostituisce l’IDE, la volatilità diventa endemica. Nel 2013 il “taper tantrum” bruciò 1,4 trn $ di capitalizzazione EM in tre mesi; oggi l’esposizione in bond in valuta forte è più che raddoppiata. Senza riforme sulla produttività cinese e sulla governance brasiliana, il rally rischia di restare un rimbalzo tecnico, non un nuovo ciclo secolare.
“Gli emergenti non sono il futuro per diritto divino: lo diventano solo se sanno governare la loro stessa fortuna.”
— Dani Rodrik
The Gist AI Editor
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The Global Overview
Rally inatteso sui mercati emergenti
Malgrado i timori per le guerre commerciali, le economie in via di sviluppo stanno mostrando una sorprendente vitalità. L’indice MSCI Emerging Markets, un paniere che misura la performance azionaria di 24 nazioni emergenti, ha registrato un notevole +19,02% da inizio anno. Questo slancio suggerisce che il capitale globale è alla ricerca di rendimenti al di fuori dei mercati tradizionali, scommettendo sulla crescita di lungo periodo di questi paesi. Tuttavia, un’ombra si profila dalla Cina, dove i margini di profitto delle acciaierie si stanno riducendo, mettendo a rischio il prezzo del minerale di ferro. Un segnale da non sottovalutare, che evidenzia la fragilità di un sistema economico fortemente interconnesso.
L’effetto Trump sulla cannabis
Una singola dichiarazione del Presidente Trump ha infiammato i titoli legati alla cannabis. Dopo aver promosso i benefici del cannabidiolo (CBD) per la salute degli anziani, le azioni del settore hanno registrato impennate. Tilray Brands è balzata del 42%, mentre Canopy Growth ha guadagnato circa il 18%. L’ETF (Exchange Traded Fund, un fondo d’investimento a gestione passiva) AdvisorShares Pure US Cannabis ha visto un’impennata del 20,6%. Questo episodio dimostra come la retorica politica possa influenzare direttamente i mercati, anticipando possibili deregolamentazioni. Dal mio punto di vista, è un chiaro esempio di come l’iniziativa privata e il libero mercato rispondano rapidamente a segnali che favoriscono l’innovazione e riducono l’intervento statale.
YouTube e la libertà d’espressione
YouTube (gruppo Alphabet) ha accettato di pagare 24,5 milioni di dollari per risolvere una causa intentata dal Presidente Trump riguardo la sospensione del suo account nel 2021. Questo accordo chiude un capitolo importante sulla presunta censura da parte delle piattaforme Big Tech ai danni di voci conservatrici. Anche se YouTube non ammette alcuna colpa, il patteggiamento solleva interrogativi cruciali sull’enorme potere discrezionale che le grandi aziende tecnologiche esercitano sul dibattito pubblico. Ritengo fondamentale che il “mercato delle idee” rimanga aperto e non soggetto al controllo arbitrario di pochi attori dominanti, la cui influenza rischia di soffocare il dissenso.
Svolta strategica in Ucraina
La politica estera americana sull’Ucraina sembra essere a un punto di svolta. Dopo mesi di stallo, il Presidente Trump ha sorpreso gli osservatori internazionali, dichiarando che l’Ucraina è “in posizione per combattere e riconquistare tutto il suo territorio”. Questa nuova postura, più aggressiva verso Mosca, include l’autorizzazione a usare armi fornite dagli Stati Uniti per colpire in profondità il territorio russo. A mio avviso, questo cambiamento riflette un approccio pragmatico: di fronte al fallimento della precedente strategia, si adotta una linea più dura per alterare gli equilibri di potere e forzare una risoluzione del conflitto a condizioni più favorevoli.
Nuovi sviluppi e analisi vi attendono nella prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Allarme rosso sulla difesa aerea
La recente ondata di violazioni dello spazio aereo lungo il fianco orientale della NATO ha fatto scattare un campanello d’allarme. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, parlando al Forum sulla Sicurezza di Varsavia, ha usato parole inequivocabili: “siamo tutti in ritardo” sulla difesa anti-drone. A mio avviso, questa ammissione sottolinea una vulnerabilità critica che richiede un’azione immediata e coordinata a livello europeo. Non possiamo più permetterci di considerare la difesa aerea alla stregua di una Cenerentola degli investimenti militari; è diventata la prima linea di difesa contro le aggressioni ibride che testano la nostra determinazione.
Il paradosso energetico dell’UE
Mentre si discute di rafforzare la difesa, un rapporto di Greenpeace rivela una contraddizione stridente: tre Stati membri dell’UE, tra cui Francia, Belgio e Spagna, hanno speso di più per l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) russo che in aiuti finanziari all’Ucraina. Tra il 2022 e giugno 2025, questi paesi hanno versato a Mosca 34,3 miliardi di euro, a fronte di 21,2 miliardi destinati al sostegno di Kyiv. Questo flusso di denaro, di fatto, finanzia indirettamente lo stesso apparato militare da cui cerchiamo di difenderci. Credo sia imperativo accelerare la diversificazione energetica, non solo per ragioni climatiche, ma per una questione di coerenza strategica e sicurezza nazionale.
Economie europee a confronto
Sul fronte economico, osserviamo segnali contrastanti. In Germania, il nuovo governo si è riunito in clausura per affrontare temi cruciali come la competitività e la riduzione della burocrazia, nodi che da tempo rallentano il motore economico tedesco. Contemporaneamente, la Spagna annuncia un taglio di 5.000 milioni di euro all’emissione di nuovo debito pubblico per il 2025, grazie a un inatteso aumento delle entrate fiscali. Questo ridurrà l’indebitamento netto previsto da 60 a 55 miliardi di euro. Da una parte, la necessità di riforme strutturali per liberare il potenziale del mercato; dall’altra, una gestione fiscale che approfitta di un momento favorevole per alleggerire il carico sulle generazioni future.
Approfondiremo le dinamiche di questi cruciali sviluppi nella prossima edizione di The Gist.
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The Data Point
Francia, Belgio e Spagna hanno speso €34,3 miliardi per il gas liquefatto russo tra il 2022 e giugno 2025.
Nello stesso periodo, il loro supporto finanziario complessivo all’Ucraina si è fermato a €21,2 miliardi.
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The Editor’s Listenings
Cindy Lee – Kingdom Come (2024)
Un’onirica e spettrale canzone pop, avvolta in un’atmosfera lo-fi e malinconica.
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