The European Perspective
Il paradosso energetico europeo
La politica energetica del continente mi appare sempre più contraddittoria. Un recente studio ha rivelato che, tra il 2022 e giugno 2025, alcuni Paesi dell’UE, tra cui Belgio, Francia e Spagna, hanno versato nelle casse di Mosca ben 8,1 miliardi di euro per il gas naturale liquefatto (GNL). Questo dato, a mio avviso, solleva seri interrogativi sull’efficacia delle sanzioni, poiché la nostra dipendenza energetica finisce per finanziare proprio chi dovremmo isolare. Paradossalmente, il prezzo del gas sul mercato di riferimento europeo TTF è crollato a 31,4 euro per megawattora, a dimostrazione di quanto questo settore cruciale resti imprevedibile e volatile.
L’inflazione morde ancora in Germania
Intanto, il motore economico europeo mostra segni di affaticamento. L’inflazione tedesca ha toccato a settembre il 2,4%, il livello più alto dell’anno, spinta soprattutto dai costi dell’energia e dei servizi. Non si tratta di una mera statistica: questo significa un’erosione diretta del potere d’acquisto dei cittadini, rendendo la vita di tutti i giorni più onerosa. Quando il costo della vita cresce più dei salari, famiglie e imprese subiscono una pressione notevole. Questa dinamica conferma quanto le nostre economie siano vulnerabili alle fluttuazioni dei mercati energetici globali.
La nuova arena politica nel Regno Unito
Oltremanica, il Primo Ministro Keir Starmer sta cercando di ridisegnare il dibattito politico. Durante il congresso del suo partito, ha lanciato un appello diretto all’elettorato della classe lavoratrice, esortandolo a respingere la “politica del rancore” promossa da movimenti come Reform UK di Nigel Farage. Starmer sta tentando di costruire una nuova narrazione patriottica per arginare l’onda populista. Credo che questa sia una battaglia cruciale per l’anima politica del Regno Unito, che ci dirà se le politiche pragmatiche possono ancora prevalere su retoriche divisive.
Vi invito a seguire i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.
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