2025-10-17 • Il blocco di Pechino sulle esportazioni di Nexperia minaccia la catena automobil

Evening Analysis – The Gist

Il blocco imposto da Pechino alle esportazioni di Nexperia – azienda che detiene circa il 40 % del mercato globale dei chip discreti – rischia di paralizzare la catena automobilistica mondiale nel giro di poche settimane. La mossa segue il sequestro “eccezionale” del gruppo da parte del governo olandese e mette in allerta giganti come GM, Volkswagen, Toyota e BMW, impegnati a ­mappare fornitori alternativi prima che si ripeta lo shock del 2021.

Nel precedente crunch dei semiconduttori le case auto bruciarono oltre 210 miliardi di dollari di ricavi; oggi, se i 80 % dei chip di Nexperia assemblati in Cina restassero fermi, la perdita di produzione europea potrebbe superare il milione di veicoli nel primo trimestre 2026. Il déjà-vu rivela quanto poco sia cambiata la diversificazione della supply chain nonostante le promesse post-pandemia.

La vicenda segna inoltre un nuovo ­precedente: l’Olanda ha invocato la legge del 1952 sulla disponibilità dei beni, assumendo di fatto la regia di un’azienda straniera sotto pressione statunitense. La Cina risponde chiudendo i rubinetti, come già accadde con le terre rare nel 2010: la geopolitica si sposta dai minerali ai transistor, ma la logica di coercizione resta identica – e l’Europa si scopre di nuovo vulnerabile fra Washington e Pechino.

“Chi controlla le strozzature della filiera plasma il potere del XXI secolo”, avverte l’economista Z. Tyson. Che l’Ue trasformi questa crisi in strategia o in ulteriore dipendenza dipenderà dalle scelte dei prossimi giorni.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Friday, October 17, 2025

the Gist View

Il blocco imposto da Pechino alle esportazioni di Nexperia – azienda che detiene circa il 40 % del mercato globale dei chip discreti – rischia di paralizzare la catena automobilistica mondiale nel giro di poche settimane. La mossa segue il sequestro “eccezionale” del gruppo da parte del governo olandese e mette in allerta giganti come GM, Volkswagen, Toyota e BMW, impegnati a ­mappare fornitori alternativi prima che si ripeta lo shock del 2021.

Nel precedente crunch dei semiconduttori le case auto bruciarono oltre 210 miliardi di dollari di ricavi; oggi, se i 80 % dei chip di Nexperia assemblati in Cina restassero fermi, la perdita di produzione europea potrebbe superare il milione di veicoli nel primo trimestre 2026. Il déjà-vu rivela quanto poco sia cambiata la diversificazione della supply chain nonostante le promesse post-pandemia.

La vicenda segna inoltre un nuovo ­precedente: l’Olanda ha invocato la legge del 1952 sulla disponibilità dei beni, assumendo di fatto la regia di un’azienda straniera sotto pressione statunitense. La Cina risponde chiudendo i rubinetti, come già accadde con le terre rare nel 2010: la geopolitica si sposta dai minerali ai transistor, ma la logica di coercizione resta identica – e l’Europa si scopre di nuovo vulnerabile fra Washington e Pechino.

“Chi controlla le strozzature della filiera plasma il potere del XXI secolo”, avverte l’economista Z. Tyson. Che l’Ue trasformi questa crisi in strategia o in ulteriore dipendenza dipenderà dalle scelte dei prossimi giorni.

The Gist AI Editor

The Global Overview

La Mossa degli Scambi

Guerra dei Chip 2.0.

La tensione tra Pechino e l’Occidente si sta intensificando, con l’industria automobilistica globale che si trova nuovamente in prima linea. Dopo che il governo olandese ha di fatto preso il controllo della Nexperia, azienda produttrice di chip di proprietà cinese, Pechino ha reagito bloccando le esportazioni dello stabilimento cinese della società. Questa mossa minaccia di interrompere le catene di approvvigionamento per i principali produttori di automobili, tra cui General Motors, Toyota e Volkswagen. A mio avviso, questa non è solo una disputa commerciale, ma un’altra manovra nella più ampia guerra tecnologica, che dimostra come l’interdipendenza economica possa essere rapidamente trasformata in un’arma, con gravi conseguenze per i mercati globali.

Il Segnale di Trump

I mercati azionari statunitensi, nel frattempo, hanno reagito positivamente ai commenti del Presidente Trump, il quale ha suggerito che le elevate tariffe sulle importazioni cinesi potrebbero non essere permanenti, definendole “non sostenibili”. Le sue parole hanno temporaneamente calmato i nervi degli investitori, facendo recuperare terreno ai futures dell’S&P 500 dopo le iniziali perdite dovute alle preoccupazioni per le banche regionali. La reazione del mercato sottolinea una verità fondamentale: in un’economia globale interconnessa, la retorica protezionistica crea un’incertezza che danneggia la fiducia, mentre segnali anche deboli di distensione possono ripristinare la stabilità. Questo dimostra quanto siano sensibili i mercati alla politica commerciale.

La Scommessa di Walmart

Lontano dalle tensioni geopolitiche, Walmart, il più grande datore di lavoro privato degli Stati Uniti, offre una lezione di pragmatismo di mercato. L’azienda sta aumentando i salari come strategia per stimolare le vendite. Lo stipendio medio orario per i suoi collaboratori negli Stati Uniti ha superato i $17.50. Questo non è un atto di filantropia aziendale, ma una mossa calcolata che dimostra come i mercati del lavoro flessibili permettano alle aziende di adattarsi: salari più alti possono tradursi in dipendenti più motivati, un servizio migliore e, in ultima analisi, maggiori profitti. È un esempio lampante di come le forze di mercato possano portare a risultati positivi senza l’intervento del governo.

Apple in Pole Position

Nel settore dei media, Apple sta accelerando la sua incursione negli eventi sportivi dal vivo. L’azienda si è assicurata i diritti esclusivi di streaming della Formula 1 negli Stati Uniti con un accordo quinquennale del valore stimato di $700-$750 milioni. Questa mossa strategica porta uno degli sport in più rapida crescita su una piattaforma globale, sottraendolo alla televisione tradizionale. A mio parere, ciò illustra perfettamente il potere dell’innovazione e della libera concorrenza nel rimodellare le industrie, offrendo ai consumatori più scelta e spingendo gli operatori storici ad adattarsi o a rischiare di essere superati.

Scopri i prossimi sviluppi nel prossimo numero di The Gist.

The European Perspective

Birra Amara in Germania

Il mercato sta presentando un conto più salato agli amanti della birra in Germania. Diversi giganti del settore, tra cui Krombacher e Veltins, hanno annunciato aumenti di prezzo, un’eco delle pressioni inflazionistiche che faticano a placarsi. Secondo la rivista di settore “Inside”, sei delle dieci marche di birra più popolari saranno interessate da questi rincari. Questo non è solo un dettaglio per appassionati, ma un indicatore tangibile di come l’aumento dei costi di produzione e logistica si stia traducendo in una spesa maggiore per i consumatori. Personalmente, vedo in questo un classico test di mercato: fino a che punto la lealtà al marchio può sostenere prezzi più alti prima che i consumatori cerchino alternative?

Diplomazia ad Alta Quota sopra l’Europa

Mentre il presidente ucraino Zelenskyj è a Washington per negoziare con il presidente Trump un sostegno militare cruciale, un’altra partita si gioca sui nostri cieli. La proposta di un vertice Trump-Putin a Budapest costringe i leader dell’Unione Europea a un dilemma imbarazzante: concedere o meno al leader russo un’esenzione speciale per sorvolare lo spazio aereo comunitario, attualmente vietato ai velivoli russi. Questa situazione, orchestrata da un’Ungheria sempre più disallineata, espone le fragilità di una politica estera comune e dimostra come la sovranità europea possa essere messa in discussione da accordi decisi altrove. La vera posta in gioco è la nostra capacità di agire come un blocco unito e credibile.

Il Mercato delle Idee a Rischio

Negli Stati Uniti, un segnale allarmante per chiunque creda nella trasparenza del potere. Il Pentagono, sotto la guida del Segretario alla Difesa Hegseth, sta inasprendo le regole per l’accesso dei giornalisti, spingendo decine di reporter ad abbandonare le loro postazioni in segno di protesta. La giornalista Nancy A. Youssef, lasciando la sua scrivania dopo quasi due decenni, ha scritto: “Qualcosa si sta perdendo”. Questa non è una questione puramente americana. Quando il flusso di informazioni viene limitato alla fonte, il mercato delle idee si impoverisce e la capacità dei cittadini di controllare chi governa viene erosa. Un precedente pericoloso che, a mio avviso, dovremmo osservare con la massima attenzione anche da questa parte dell’Atlantico.

Vi aspetto alla prossima edizione di The Gist per continuare a decifrare insieme le notizie che contano.


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