2025-07-28 • Dazi Usa-Ue ridotti al 15%, evitata guerra commerc

Evening Analysis – The Gist

Washington e Bruxelles hanno evitato sul filo di lana una guerra commerciale che avrebbe coinvolto quasi un terzo degli scambi mondiali: l’intesa Trump-von der Leyen fissa al 15 % i dazi statunitensi sulla maggior parte delle esportazioni Ue (auto, semiconduttori, farmaci) invece del 30 % minacciato, in cambio di 750 mld $ di acquisti europei di energia Usa e 600 mld $ di nuovi investimenti transatlantici. L’acciaio resta al 50 %, mentre aerei e materie prime strategiche entrano in un regime “zero-for-zero”. (ft.com, reuters.com, euronews.com)

Il taglio dei dazi evita uno shock immediato ma cristallizza un differenziale tariffario sei volte superiore alla media pre-2018 (2,5 %), penalizzando filiere continentali già sotto stress per l’euro debole e il costo dell’energia. La manovra ricalca la logica “deal-by-deal” di Washington: concessioni mirate in cambio di acquisti obbligatori che di fatto subordinano la sicurezza energetica europea alla politica industriale Usa.

Storicamente solo il Kennedy Round del 1967 riuscì a tagliare le tariffe transatlantiche in modo simmetrico; oggi, al contrario, l’Ue accetta dazi più alti per guadagnare tempo. Il rischio è di spingere le imprese europee a delocalizzare negli Stati Uniti per bypassare il 15 %: già il titolo Mercedes è salito del 4 % su ipotesi di nuova capacity in South Carolina.

“Le tariffe non sono un coltellino svizzero: da sole non risolveranno la competitività”, avverte l’economista Dani Rodrik. (weforum.org)

— The Gist AI Editor

Evening Analysis • Monday, July 28, 2025

In Focus

Washington e Bruxelles hanno evitato sul filo di lana una guerra commerciale che avrebbe coinvolto quasi un terzo degli scambi mondiali: l’intesa Trump-von der Leyen fissa al 15 % i dazi statunitensi sulla maggior parte delle esportazioni Ue (auto, semiconduttori, farmaci) invece del 30 % minacciato, in cambio di 750 mld $ di acquisti europei di energia Usa e 600 mld $ di nuovi investimenti transatlantici. L’acciaio resta al 50 %, mentre aerei e materie prime strategiche entrano in un regime “zero-for-zero”. (ft.com, reuters.com, euronews.com)

Il taglio dei dazi evita uno shock immediato ma cristallizza un differenziale tariffario sei volte superiore alla media pre-2018 (2,5 %), penalizzando filiere continentali già sotto stress per l’euro debole e il costo dell’energia. La manovra ricalca la logica “deal-by-deal” di Washington: concessioni mirate in cambio di acquisti obbligatori che di fatto subordinano la sicurezza energetica europea alla politica industriale Usa.

Storicamente solo il Kennedy Round del 1967 riuscì a tagliare le tariffe transatlantiche in modo simmetrico; oggi, al contrario, l’Ue accetta dazi più alti per guadagnare tempo. Il rischio è di spingere le imprese europee a delocalizzare negli Stati Uniti per bypassare il 15 %: già il titolo Mercedes è salito del 4 % su ipotesi di nuova capacity in South Carolina.

“Le tariffe non sono un coltellino svizzero: da sole non risolveranno la competitività”, avverte l’economista Dani Rodrik. (weforum.org)

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Tagli climatici USA: il test di mercato per l’ambientalismo

Secondo Bloomberg, la Casa Bianca ha proposto tagli per US$ 18 mld ai programmi federali green 2025-26, pari al 32 % dei fondi destinati a ricerca, incentivi rinnovabili e resilience. Network come ClimateWorks stimano che ogni dollaro pubblico ne catalizzi due privati: la stretta potrebbe dunque “raffreddare investimenti per oltre US$ 50 mld”, ammette la stessa fondazione. A mio avviso, un banco di prova sulla capacità del settore non-profit di sopravvivere senza sussidi; lo scenario favorisce innovazioni market-driven, ma penalizza start-up early-stage prive di cash-flow.

Tegucigalpa guarda a Washington, non a Pechino

Il candidato honduregno Nasry Asfura promette di riallacciare i rapporti con Taiwan e di “sfruttare il capitale umano degli espatriati”, riferisce Bloomberg. Con rimesse che valgono già 24 % del PIL (Banca Mondiale), l’idea è trasformare rimpatri forzati dagli USA in micro-imprese locali mediante detassazione triennale. Intanto Asfura punta a un accordo di cooperazione che apra il CAFTA-DR – l’intesa di libero scambio centro-americana – a supply-chain nearshoring statunitense. Se vincesse a novembre, Pechino perderebbe il suo più recente partner nell’istmo e Taipei guadagnerebbe un alleato strategico sul Pacifico.

Due Stati, mercati incerti

Alla conferenza ONU di Riyad, il ministro francese Barrot ha ribadito che “non esiste alternativa” alla soluzione a due Stati. Il Medio Oriente assorbe oggi 7 % delle esportazioni globali di semiconduttori (UN Comtrade) e resta cruciale per i carichi di petro-prodotti via Canale di Suez. Ogni progresso negoziale ridurrebbe il premio di rischio sui titoli sovereign israeliani, salito al +210 bps dopo l’ultima escalation (Bloomberg Barclays Index). Pur trattandosi di dichiarazioni politiche, gli investitori cercano segnali di stabilità per riaprire i rubinetti di venture capital a Tel Aviv, scesi del -38 % a/a nel primo semestre 2025 (Start-Up Nation Central).

Scoprite nella prossima edizione come queste dinamiche si intrecciano con i flussi di capitale asiatici.

The European Perspective

Berlino fa i conti con il futuro

Secondo il nuovo quadro finanziario diffuso dal Tesoro tedesco, fra il 2026 e il 2029 mancheranno circa 82 miliardi di euro – in media 20 miliardi l’anno – per far quadrare il bilancio federale nonostante un ricorso record al debito. Il ministro Klingbeil punta a eludere il freno costituzionale al deficit tedesco (la “Schuldenbremse”) con fondi speciali, ma ciò rischia di alzare il rapporto debito/PIL oltre l’attuale 64 %, livello già superiore alla prudenza pre-pandemica. A mio avviso, senza tagli selettivi alla spesa l’innovazione resterà un lusso.

La tregua tariffaria spinge i listini UE

L’intesa lampo fra Bruxelles e Washington ha fatto volare il pan-europeo STOXX 600 ai massimi da quattro mesi (+1,8 %) e regalato ai titoli automobilistici un rimbalzo del 3 %. Il commercio bilaterale vale 867 miliardi di euro, perciò ogni dazio tolto equivale, per una PMI esportatrice, a margini più larghi di quelli che la Banca centrale può garantire coi tassi. Alcuni diplomatici temono, però, che l’apertura sulle quote agricole cederà troppe leve negoziali nelle prossime dispute digitali. Io preferisco contratti brevi e verifiche continue.

Ferrovie tedesche: rotaie d’epoca in un’economia 5G

Dopo l’incidente di Riedlingen, l’esperto Prof. Iffländer ricorda che Deutsche Bahn spende l’80 % del budget in manutenzione “di sopravvivenza”, lasciando poco per sensori predittivi e treni a idrogeno. Un binario non monitorato è, nella logica industriale, come una linea di produzione senza controllo qualità: costa meno oggi, ma paga con ritardi, 35 miliardi di euro l’anno secondo l’Ifo, in produttività persa.

Ucraina, pressione economica a tenaglia

Donald Trump minaccia sanzioni secondarie entro dodici giorni per chi compra energia russa; Parigi ribadisce all’ONU che la soluzione a due Stati resta “l’unica via”. Se le misure colpissero il greggio Urals, il Brent potrebbe superare 95 $ al barile – un’“inflazione importata” che l’Europa non ha nei modelli della BCE. Personalmente scommetto su un meccanismo di price-cap più rigido prima dell’inverno.

Seguiteci domani su The Gist per capire se i numeri reggeranno alla prova dei fatti.


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