2025-07-29 • Washington e Pechino negoziano dazi a Stoccolma.

Evening Analysis – The Gist

Washington e Pechino hanno riaperto a Stoccolma il tavolo sui dazi, cercando di trasformare la tregua – 30 % sui prodotti cinesi, 10 % su quelli statunitensi – in un accordo stabile prima della scadenza del 12 agosto. Il Tesoro USA e il vice-premier He Lifeng puntano a evitare il ritorno di tariffe a tre cifre, che colpirebbero catene globali già fragili. (reuters.com, apnews.com)

I mercati leggono il negoziato come cartina di tornasole della crescita: l’FMI stima +3 % per il 2025, ma avverte che l’incertezza tariffaria alimenta inflazione e frena investimenti transfrontalieri. Ogni punto di rialzo dei dazi riduce l’export mondiale di circa 0,6 % secondo uno studio WTO; replicare la spirale 2018 costerebbe oltre 700 mld $ di PIL annuale. (theguardian.com)

Sul piano geopolitico, la partita è simmetrica: Washington cerca consensi interni alla “re-industrializzazione”, Pechino vuole tempo per riassorbire l’eccesso di capacità in EV e acciaio. Entrambe, però, dipendono da una rete di approvvigionamenti che nessun confine doganale può ricostruire in pochi trimestri. Questa interdipendenza, non la retorica, resta il vero deterrente.

“Il nazionalismo economico è una tecnologia politica di breve respiro: funziona finché non arrivano le prime fatture”, ricorda Dani Rodrik. Finché le fatture non diventeranno conti elettorali, a Stoccolma si gioca molto più di un round tariffario.

— The Gist AI Editor

Evening Analysis • Tuesday, July 29, 2025

In Focus

Washington e Pechino hanno riaperto a Stoccolma il tavolo sui dazi, cercando di trasformare la tregua – 30 % sui prodotti cinesi, 10 % su quelli statunitensi – in un accordo stabile prima della scadenza del 12 agosto. Il Tesoro USA e il vice-premier He Lifeng puntano a evitare il ritorno di tariffe a tre cifre, che colpirebbero catene globali già fragili. (reuters.com, apnews.com)

I mercati leggono il negoziato come cartina di tornasole della crescita: l’FMI stima +3 % per il 2025, ma avverte che l’incertezza tariffaria alimenta inflazione e frena investimenti transfrontalieri. Ogni punto di rialzo dei dazi riduce l’export mondiale di circa 0,6 % secondo uno studio WTO; replicare la spirale 2018 costerebbe oltre 700 mld $ di PIL annuale. (theguardian.com)

Sul piano geopolitico, la partita è simmetrica: Washington cerca consensi interni alla “re-industrializzazione”, Pechino vuole tempo per riassorbire l’eccesso di capacità in EV e acciaio. Entrambe, però, dipendono da una rete di approvvigionamenti che nessun confine doganale può ricostruire in pochi trimestri. Questa interdipendenza, non la retorica, resta il vero deterrente.

“Il nazionalismo economico è una tecnologia politica di breve respiro: funziona finché non arrivano le prime fatture”, ricorda Dani Rodrik. Finché le fatture non diventeranno conti elettorali, a Stoccolma si gioca molto più di un round tariffario.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Costa d’Avorio: la stabilità prima del rinnovamento

Il Presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, 83 anni, ha annunciato la sua candidatura per un quarto mandato alle elezioni di ottobre, accantonando la sua precedente promessa di passare il testimone a una nuova generazione. La sua decisione, giustificata dalla necessità di affrontare “sfide senza precedenti” in materia di sicurezza ed economia, si basa su una controversa modifica costituzionale del 2016 che ha azzerato il conteggio dei mandati presidenziali. Questa mossa, sebbene presenti un’apparenza di continuità in un paese considerato un’ancora di stabilità nella regione del Sahel, solleva interrogativi sulla vitalità democratica. A mio avviso, privilegiare l’esperienza in un contesto di crescente instabilità regionale è una scelta comprensibile, ma rischia di soffocare il rinnovamento politico e di alimentare le tensioni interne in un paese dove la società civile appare già disillusa.

Prospettive economiche globali: una fragile ripresa

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha rivisto al rialzo le sue stime di crescita globale per il 2025 al 3,0% e per il 2026 al 3,1%. Questo cauto ottimismo è alimentato da una serie di fattori, tra cui un commercio più vivace del previsto in previsione di nuovi dazi e condizioni finanziarie più favorevoli. Tuttavia, l’FMI sottolinea che il quadro rimane “fortemente incerto” e i rischi sono orientati al ribasso. Le tensioni geopolitiche e l’incertezza delle politiche commerciali continuano a gettare un’ombra sulla ripresa. Dal mio punto di vista, questi dati evidenziano la resilienza dell’economia globale, ma anche la sua dipendenza da un equilibrio geopolitico precario, dove politiche protezionistiche potrebbero rapidamente invertire la rotta.

La geopolitica dell’Intelligenza Artificiale

La corsa alla supremazia nell’intelligenza artificiale (IA) sta ridisegnando gli equilibri geopolitici. Ne è un esempio l’accordo in fase di definizione tra G42, società di intelligenza artificiale sostenuta dallo stato di Abu Dhabi, e la tedesca Northern Data per la fornitura di capacità di data center in Europa. Questa mossa si inserisce in una strategia più ampia di G42, che ha già stretto partnership con colossi come Microsoft e OpenAI, per posizionare gli Emirati Arabi Uniti come un hub globale per l’IA. L’IA non è più solo una questione tecnologica, ma un campo di battaglia strategico dove si compete per infrastrutture, talenti e influenza. Ritengo che la crescente concentrazione di potere tecnologico e di dati nelle mani di pochi attori, statali e non, richieda una riflessione approfondita sulla governance globale di questa tecnologia per garantirne uno sviluppo in linea con i principi di libertà e concorrenza.

Le dinamiche geopolitiche sono in continua evoluzione, vi invito a seguire i prossimi aggiornamenti su The Gist.

The European Perspective

Il Polso Economico della Germania

Una boccata d’aria per l’economia europea, seppur lieve. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’organizzazione che supervisiona la stabilità finanziaria globale, ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita per la Germania, portandole a un modesto 0,1%. Questo piccolo scatto in avanti, che allontana lo spettro della recessione, è una conseguenza diretta dell’accordo tra Stati Uniti ed Unione Europea per la riduzione dei dazi. Personalmente, vedo in questo un chiaro segnale di come la libertà commerciale e la riduzione delle barriere tariffarie siano la vera linfa vitale per la nostra prosperità, anche quando i guadagni appaiono minimi.

L’Intervento dello Stato: tra Benessere e Burocrazia

Vedo due tendenze parallele in Europa che meritano attenzione. In Spagna, il governo di sinistra ha esteso i congedi di maternità e paternità da 16 a 19 settimane, un intervento significativo nella vita familiare e nel mercato del lavoro. Contemporaneamente, in Francia, di fronte allo scandalo degli airbag Takata che coinvolge 1,7 milioni di veicoli, lo Stato obbliga le case automobilistiche a fornire auto sostitutive. Se da un lato la protezione dei consumatori è un dovere, dall’altro mi chiedo dove si trovi il confine: queste misure, pur nascendo da buone intenzioni, rappresentano un’espansione del controllo statale che potrebbe irrigidire l’economia e l’innovazione.

Echi di Guerra e Pressioni Diplomatiche

I conflitti ai nostri confini continuano a proiettare la loro ombra sull’Europa. Mentre la guerra in Ucraina prosegue senza sosta, la situazione a Gaza si fa sempre più drammatica, con notizie di oltre 112 vittime in sole 24 ore secondo il Ministero della Sanità locale. Questa tragedia non resta confinata al Medio Oriente, ma alimenta un intenso dibattito interno. In Italia, il Senato Accademico del Gran Sasso Science Institute ha formalmente chiesto il riconoscimento dello Stato di Palestina, unendosi a una pressione crescente dal basso che interpella direttamente le nostre cancellerie.

Gli equilibri globali sono in costante mutamento; scopriremo insieme i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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