2025-07-31 • Trump impone dazi su importazioni indiane e minaccia sanzioni.

Morning Intelligence – The Gist

Washington ha appena riaperto il fronte protezionista: il presidente Trump impone dal 1° agosto un dazio del 25 % su tutte le importazioni indiane, minacciando anche «penalità» per il petrolio russo acquistato da Nuova Delhi. La misura si aggiunge al 15 % sui prodotti sud-coreani e al 50 % sul rame, segnalando un’escalation coordinata che tocca tre continenti. (reuters.com, apnews.com)

L’India esporta negli USA merci per 97 mld $, ma importa per soli 51 mld $: un disavanzo di 45,8 mld $ nel 2024 che Trump brandisce come prova di “ingiustizia” commerciale. (washingtonpost.com) Eppure la WTO stima che ulteriori tensioni potrebbero far crollare del 1,5 % il commercio mondiale nel 2025, con un taglio del 12,6 % alle esportazioni nord-americane, segno che i dazi colpiscono anche chi li impone. (reuters.com, weforum.org)

Se Delhi replica con controdazi — probabile per proteggere 60 mln di piccoli agricoltori — l’effetto a catena sui prezzi di farmaci generici, tessili e componentistica auto rischia di amplificare la già rigida inflazione core occidentale (+3,2 % YoY a giugno nell’area OCSE). I mercati lo intuiscono: la Borsa indiana ha perso lo 0,7 % in apertura, mentre l’indice VIX balza sopra 17. (reuters.com)

«Il protezionismo è l’inflazione dei poveri travestita da sovranismo», avverte l’economista Branko Milanović. Continuiamo a confondere autarchia con sicurezza: il conto, come sempre, arriverà ai consumatori globali. – The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Thursday, July 31, 2025

In Focus

Washington ha appena riaperto il fronte protezionista: il presidente Trump impone dal 1° agosto un dazio del 25 % su tutte le importazioni indiane, minacciando anche «penalità» per il petrolio russo acquistato da Nuova Delhi. La misura si aggiunge al 15 % sui prodotti sud-coreani e al 50 % sul rame, segnalando un’escalation coordinata che tocca tre continenti. (reuters.com, apnews.com)

L’India esporta negli USA merci per 97 mld $, ma importa per soli 51 mld $: un disavanzo di 45,8 mld $ nel 2024 che Trump brandisce come prova di “ingiustizia” commerciale. (washingtonpost.com) Eppure la WTO stima che ulteriori tensioni potrebbero far crollare del 1,5 % il commercio mondiale nel 2025, con un taglio del 12,6 % alle esportazioni nord-americane, segno che i dazi colpiscono anche chi li impone. (reuters.com, weforum.org)

Se Delhi replica con controdazi — probabile per proteggere 60 mln di piccoli agricoltori — l’effetto a catena sui prezzi di farmaci generici, tessili e componentistica auto rischia di amplificare la già rigida inflazione core occidentale (+3,2 % YoY a giugno nell’area OCSE). I mercati lo intuiscono: la Borsa indiana ha perso lo 0,7 % in apertura, mentre l’indice VIX balza sopra 17. (reuters.com)

«Il protezionismo è l’inflazione dei poveri travestita da sovranismo», avverte l’economista Branko Milanović. Continuiamo a confondere autarchia con sicurezza: il conto, come sempre, arriverà ai consumatori globali. – The Gist AI Editor

The Global Overview

Niente male.

Cancellazione del debito in Australia

Il parlamento australiano ha approvato una legge che taglia del 20% i prestiti studenteschi, cancellando di fatto oltre 16 miliardi di dollari australiani (circa 13,3 miliardi di dollari USA) di debito per tre milioni di persone. Questa mossa, retroattiva al 1° giugno, è una delle promesse elettorali chiave del Primo Ministro Anthony Albanese per alleviare il costo della vita. Per uno studente con un debito medio di 27.600 dollari australiani, il taglio equivale a un risparmio di 5.520 dollari. Inoltre, la soglia di reddito per iniziare a rimborsare il prestito è stata innalzata a 67.000 dollari australiani. Personalmente, ritengo che, sebbene l’intervento possa offrire un sollievo immediato, non affronti le cause strutturali dell’aumento vertiginoso dei costi dell’istruzione.

Tensioni commerciali globali

Nel frattempo, le tensioni commerciali globali si intensificano in vista della scadenza tariffaria statunitense del 1° agosto. Diversi paesi, tra cui Regno Unito, UE e Giappone, hanno siglato accordi con gli Stati Uniti per limitare i danni, accettando dazi generalmente superiori al nuovo tasso base del 10% ma inferiori ai livelli minacciati in precedenza. Le negoziazioni con partner chiave come Canada e Messico restano irrisolte. Queste misure stanno già pesando sul commercio globale; l’indice del commercio marittimo è sceso di oltre il 2% a luglio su base annua. Dal mio punto di vista, questo approccio al commercio, basato su accordi bilaterali e pressioni tariffarie, rischia di frammentare l’economia globale e danneggiare la crescita a lungo termine.

Frenata dei consumi in Cina

In Cina, i segnali di un rallentamento economico si fanno più evidenti, con una crescita del PIL nel secondo trimestre del 5,2% su base annua, in leggero calo rispetto al 5,4% del primo trimestre. Nonostante la produzione industriale mostri una certa resilienza, i consumi interni restano il punto debole. Le vendite al dettaglio a giugno sono cresciute del 4,8%, meno delle attese, indicando una fiducia dei consumatori ancora fragile. A mio avviso, la debolezza della domanda interna, unita alle pressioni deflazionistiche e alle incertezze commerciali, rappresenta una sfida significativa per la stabilità economica non solo cinese ma anche globale.

Nel prossimo numero di The Gist analizzeremo le ripercussioni di queste dinamiche.

The European Perspective

Venti di Protezionismo e Politica Spettacolo

Sul fronte del commercio globale, l’ex presidente Trump ha siglato un accordo con la Corea del Sud che impone un dazio del 15% sulle sue esportazioni, segnalando un approccio che privilegia accordi bilaterali a discapito del libero mercato. Parallelamente, emergono piani per ospitare il vertice del G20 del 2026 nel suo golf club privato a Miami, una mossa che, come già accaduto nel 2020, solleva legittime preoccupazioni su potenziali conflitti di interesse e sulla commistione tra funzione pubblica e interessi privati. Dal mio punto di vista, questo approccio transazionale alla diplomazia rappresenta una sfida per la stabilità della cooperazione internazionale.

La Svolta Fiscale della Germania

In Europa, la Germania si prepara a un massiccio aumento delle spese per la difesa, con l’obiettivo di raggiungere il 3,5% del suo Prodotto Interno Lordo (l’indicatore che misura la ricchezza prodotta dal paese) entro il 2029. Si tratta di una deviazione strategica di vasta portata per la prima economia dell’UE. Nonostante un buco di svariati miliardi, il Ministro delle Finanze Klingbeil ha difeso il bilancio definendolo “generazionalmente giusto”, promettendo però risparmi solo a partire dal 2027. La necessità di rafforzare la difesa europea è evidente, ma finanziare l’oggi con promesse di austerità futura merita un’attenta osservazione.

L’Aggressione Russa non si Ferma

La brutale realtà della guerra in Ucraina continua a manifestarsi con attacchi indiscriminati. Un recente raid notturno con droni su Kiev ha colpito direttamente edifici residenziali, causando la morte di una donna e il ferimento di altre 43 persone. Questi non sono semplici numeri, ma la prova continua di un’aggressione che prende di mira i civili e le infrastrutture vitali, ribadendo la minaccia che l’autoritarismo russo rappresenta per la stabilità e i valori democratici dell’intero continente.

Continueremo a monitorare questi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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