2025-08-02 • India continues buying Russian oil despite potential sanctions.

Evening Analysis – The Gist

New Delhi non piega la schiena: fonti governative confermano che l’India continuerà ad acquistare greggio russo, oggi circa il 35 % delle sue importazioni, malgrado le nuove tariffe del 25 % annunciate da Trump e la minaccia di sanzioni secondarie (reuters.com, ft.com, theguardian.com)

È un segnale che l’ordine energetico post-2022 – fondato su sconti russi, price-cap G7 e diplomazie parallele – sta entrando in una fase di aperta contestazione. L’India, terzo consumatore mondiale e in deficit per l’85 % del fabbisogno, rivendica un “multiallineamento” di fatto: compra dove conviene, rivende prodotti raffinati perfino ai Paesi che sanzionano Mosca, e usa il petrolio scontato come tampone anti-inflazione domestica.

Ma la scelta ha costi geopolitici: Washington minaccia dazi più ampi, l’UE ha appena colpito la raffineria Nayara, e l’OPEC + riduce l’offerta di 5,8 mbg. Se Delhi regge, può accelerare la de-dollarizzazione dei flussi energetici asiatici; se cede, i prezzi globali tornano a inseguire i picchi del 2022. In gioco non è solo il bilancio di Putin, bensì la capacità delle economie emergenti di negoziare spazi di sovranità dentro un sistema di sanzioni sempre più estrattivo.

“Le catene di approvvigionamento sono le arterie della civiltà globale.” – Parag Khanna, Move (2022)

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Saturday, August 02, 2025

In Focus

New Delhi non piega la schiena: fonti governative confermano che l’India continuerà ad acquistare greggio russo, oggi circa il 35 % delle sue importazioni, malgrado le nuove tariffe del 25 % annunciate da Trump e la minaccia di sanzioni secondarie (reuters.com, ft.com, theguardian.com)

È un segnale che l’ordine energetico post-2022 – fondato su sconti russi, price-cap G7 e diplomazie parallele – sta entrando in una fase di aperta contestazione. L’India, terzo consumatore mondiale e in deficit per l’85 % del fabbisogno, rivendica un “multiallineamento” di fatto: compra dove conviene, rivende prodotti raffinati perfino ai Paesi che sanzionano Mosca, e usa il petrolio scontato come tampone anti-inflazione domestica.

Ma la scelta ha costi geopolitici: Washington minaccia dazi più ampi, l’UE ha appena colpito la raffineria Nayara, e l’OPEC + riduce l’offerta di 5,8 mbg. Se Delhi regge, può accelerare la de-dollarizzazione dei flussi energetici asiatici; se cede, i prezzi globali tornano a inseguire i picchi del 2022. In gioco non è solo il bilancio di Putin, bensì la capacità delle economie emergenti di negoziare spazi di sovranità dentro un sistema di sanzioni sempre più estrattivo.

“Le catene di approvvigionamento sono le arterie della civiltà globale.” – Parag Khanna, Move (2022)

The Gist AI Editor

The Global Overview

Integrità dei dati sotto pressione

La fiducia nei dati governativi, pilastro di ogni dibattito pubblico informato, vacilla. Venerdì, il presidente Donald Trump ha licenziato un alto funzionario del Dipartimento del Lavoro in seguito alla pubblicazione di dati sull’occupazione più deboli del previsto, accusandola, senza prove, di manipolazione. La reazione dei Democratici è stata immediata, condannando quella che vedono come un’ingerenza politica nell’autonomia delle agenzie statistiche. Ritengo che la politicizzazione dei dati economici crei un precedente scivoloso, minando le fondamenta del processo decisionale basato sull’evidenza.

La sovranità energetica dell’India

Nuova Delhi prosegue per la sua strada, confermando che continuerà ad acquistare petrolio dalla Russia nonostante le minacce di sanzioni da parte di Washington. Fonti governative indiane, parlando in via confidenziale, hanno definito gli accordi come “contratti petroliferi a lungo termine” che non possono essere semplicemente interrotti. Questa affermazione di autonomia strategica si inserisce in un quadro energetico globale in movimento, con l’OPEC+ che ha concordato un nuovo, consistente aumento della produzione a partire da settembre per riconquistare quote di mercato.

Un raro segnale a Gaza

Un cambiamento di approccio sembra materializzarsi in Medio Oriente. L’inviato speciale del presidente Trump, Steve Witkoff, e l’ambasciatore statunitense in Israele, Mike Huckabee, hanno compiuto una rara visita di cinque ore a Gaza. Scopo della missione: valutare direttamente la crisi umanitaria e riferire alla Casa Bianca. Al di là delle complesse dinamiche politiche della regione, questo atto suggerisce un’apertura pragmatica di fronte a una situazione umanitaria che suscita una crescente preoccupazione a livello globale.

Analizzeremo le implicazioni di questi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Germania: un passo avanti contro la violenza domestica

Dal 2026, la Germania potrebbe introdurre una nuova legge che impone l’uso del braccialetto elettronico per i responsabili di violenza domestica. Questa misura, proposta dalla Ministra della Giustizia Hubig, mira a far scattare un allarme qualora l’aggressore si avvicini alla vittima. Personalmente, ritengo che, sebbene il monitoraggio elettronico possa rappresentare un deterrente, la vera sfida risieda nell’ affrontare le radici culturali della violenza, promuovendo al contempo un sistema di supporto psicologico e di reinserimento sociale per chi commette tali reati.

Fincantieri: rotta sulla Difesa

Fincantieri, colosso italiano della cantieristica, sta elaborando un nuovo piano industriale che vedrà la luce entro la fine dell’anno. La priorità, come annunciato dall’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, sarà data al settore della difesa per rispondere alla crescente domanda di navi militari. Questo cambio di rotta strategico, che prevede un’ottimizzazione della capacità produttiva e una maggiore integrazione tra le divisioni, potrebbe portare la divisione navi militari a rappresentare il 30% dei ricavi entro il 2027. A mio avviso, questa mossa riflette una lucida analisi delle attuali tensioni geopolitiche e rappresenta un’opportunità di crescita significativa per un’eccellenza industriale europea.

UE-Israele: tensioni sui fondi per la ricerca

Per la prima volta, l’Unione Europea ha minacciato di limitare l’accesso di Israele ai fondi per la ricerca a causa della sua condotta a Gaza, che secondo funzionari UE viola i diritti umani. La proposta della Commissione Europea di escludere le startup israeliane da una parte del programma Horizon Europe, che ha già destinato quasi 170 milioni di euro a imprese israeliane, si è però arenata. Alcuni stati membri, tra cui la Germania, hanno chiesto più tempo per valutare la proposta. A mio parere, questo stallo evidenzia la complessità nel raggiungere un consenso unanime in politica estera all’interno dell’UE, anche di fronte a gravi crisi umanitarie.

Dall’Ucraina alla Francia: la storia di una rinascita

La testimonianza di Mariia Nazarenko, professoressa universitaria a Kiev divenuta rifugiata a Parigi, offre uno spaccato toccante sulla drammatica realtà della guerra. La sua storia, da un weekend a Madrid interrotto dall’invasione russa alla ricerca di una nuova vita in Francia, mette in luce la resilienza e la forza d’animo di chi ha perso tutto. Il suo racconto, “A Kiev ero una professoressa universitaria; oggi sono una rifugiata in cerca di dentifricio”, è un monito potente sulla fragilità della pace e sull’importanza dell’accoglienza e della solidarietà.

I prossimi sviluppi di queste ed altre notizie vi attendono nella prossima edizione di The Gist.


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