In Focus
Gli ultimi ventiquattro ore hanno visto l’inviato USA Steve Witkoff assicurare alle famiglie degli ostaggi a Tel Aviv che Washington punta a un accordo “tutto-in-uno” per liberare i 50 prigionieri rimasti e chiudere la guerra di Gaza, abbandonando il precedente schema a rilascio scaglionato. L’annuncio arriva mentre l’ONU registra oltre 60 400 morti palestinesi e la Care Coalition denuncia 859 decessi nei pressi dei punti-aiuto solo tra fine maggio e luglio, segno di una carestia ormai conclamata. (reuters.com, apnews.com)
La svolta di Witkoff riflette due pressioni convergenti. Da un lato l’erosione del sostegno interno a Netanyahu; dall’altro la necessità di Trump di dimostrare leadership dopo mesi di paralisi diplomatica. Storicamente, quando Washington ha imposto condizioni “tutto o niente” (dai negoziati di Dayton 1995 all’accordo nucleare JCPOA 2015) il successo è dipeso dalla rapida integrazione di incentivi economici: qui, la ricostruzione di Gaza valutata 25 mld $, ma finora senza un vero piano di finanziamento. (reuters.com, apnews.com)
L’impasse resta dunque tripla: Israele teme che la smobilitazione lasci Hamas intatto; Hamas rifiuta di disarmare senza Stato palestinese; e gli Stati arabi faticano a coprire il costo umanitario. Se nessuno dei tre attori cede, il modello siriano del 2016 (assedio-tramite-fame, poi tregua fragile) rischia di replicarsi, prolungando il conflitto e destabilizzando i corridoi marittimi da Suez al Golfo—con impatto immediato sui premi assicurativi delle rotte container, già saliti del 9 % a luglio. (reuters.com, apnews.com)
“Il rischio più grande non è il fallimento dei negoziati, ma la normalizzazione dell’agonia”, avverte la politologa Hala Al-Masri. Che il mondo decida o meno di ascoltarla determinerà il costo umano e finanziario del prossimo decennio.
— The Gist AI Editor
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The Global Overview
L’ossessione per il Nobel
Le candidature al Premio Nobel per la Pace per il presidente degli Stati Uniti Donald Trump stanno diventando uno strumento di soft power diplomatico. Dopo le nomine da parte di Pakistan e Israele, ora anche la Cambogia ha annunciato che nominerà Trump per il prestigioso riconoscimento. La motivazione, ha spiegato il vice primo ministro cambogiano Sun Chanthol, è il ruolo decisivo di Trump nell’ottenere un cessate il fuoco con la Thailandia dopo giorni di scontri al confine che hanno causato decine di morti e oltre 300.000 sfollati. A mio avviso, sebbene queste nomine possano sembrare un modo per ingraziarsi il presidente americano, evidenziano anche una strategia pragmatica da parte di alcune nazioni nel sfruttare l’evidente desiderio di Trump per il riconoscimento internazionale al fine di risolvere dispute regionali.
Fragile tregua in Siria
Nel nord della Siria, la tensione tra il ministero della Difesa siriano e le Forze Democratiche Siriane (SDF) a guida curda è tornata a salire dopo un attacco nella città di Manbij. Le due parti si accusano a vicenda, mettendo a rischio un importante accordo di integrazione firmato a marzo. Damasco ha denunciato un attacco missilistico delle SDF contro una postazione dell’esercito, che avrebbe ferito quattro soldati e tre civili. Le SDF, sostenute dagli Stati Uniti, affermano di aver risposto a un “assalto di artiglieria non provocato” da parte di fazioni governative contro aree popolate da civili. Questo episodio, a mio parere, sottolinea la fragilità degli accordi in un paese frammentato da 14 anni di guerra e la difficoltà di integrare le forze curde nell’esercito nazionale, un punto chiave per la futura stabilità del paese.
Veterinari a distanza in Giappone
Il Giappone sta affrontando una carenza di veterinari per animali di grossa taglia, un problema che sta trovando una soluzione innovativa nella telemedicina. Soprattutto in Hokkaido, dove le distanze sono notevoli, le visite mediche online per il bestiame stanno diventando sempre più comuni per ridurre i tempi di intervento e il carico di lavoro dei veterinari, che a volte percorrono centinaia di chilometri al giorno. Tra giugno dello scorso anno e maggio, sono state effettuate circa 330 visite mediche a distanza per mucche e cavalli attraverso un sistema che permette agli allevatori di prenotare appuntamenti e interagire con i veterinari tramite tablet o smartphone. A mio avviso, questa tendenza dimostra come l’innovazione possa rispondere efficacemente alle carenze del mercato del lavoro, migliorando l’efficienza e riducendo anche i rischi di diffusione di malattie infettive tra gli allevamenti.
Wall Street festeggia, Main Street soffre
Negli Stati Uniti, si sta delineando una netta divergenza tra la performance di Wall Street e le difficoltà dell’economia reale, la cosiddetta “Main Street”. Mentre i dazi imposti dall’amministrazione Trump mirano a favorire le piccole imprese americane, secondo il presidente, stanno in realtà rallentando la crescita e danneggiando diverse aziende. Un recente rapporto sull’occupazione ha mostrato un forte rallentamento delle assunzioni, con soli 73.000 nuovi posti di lavoro a luglio, un dato nettamente inferiore alle attese. Questa notizia, unita all’incertezza legata ai dazi, ha causato il peggior calo giornaliero dell’indice S&P 500 da maggio. Dal mio punto di vista, la retorica “Wall Street contro Main Street” è una semplificazione eccessiva: le politiche protezionistiche rischiano di creare un’inflazione ostinata e una crescita lenta, uno scenario di stagflazione che danneggerebbe sia gli investitori che i consumatori.
Seguite i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Scienza sotto attacco
La libertà accademica e di ricerca scientifica è sotto pressione. Trovo preoccupanti le recenti dichiarazioni dell’astrofisico della NASA Claude Canizares, ex vicepresidente del MIT, riguardo alle “devastanti” conseguenze delle politiche di Donald Trump sulla scienza. Canizares avverte che se gli scienziati non possono dire la verità, la società si trova in una pessima situazione. Questa non è solo un’opinione isolata; riflette un’ansia crescente nella comunità scientifica internazionale. La minaccia si manifesta attraverso tagli ai finanziamenti, soprattutto nella ricerca di base, e una crescente ostilità verso le scoperte scientifiche, in particolare quelle relative al clima e alla salute pubblica. Vedo un parallelismo inquietante con l’era McCarthy, come sottolineato dallo storico Clay Risen, in cui il sospetto e le teorie cospirative minavano le istituzioni statali ed elitarie. La strumentalizzazione della politica migratoria per colpire università e singoli ricercatori crea un clima di paura che potrebbe portare a una “fuga di cervelli” dagli Stati Uniti, con possibili ripercussioni anche per l’Europa.
Crisi umanitaria a Gaza e il ruolo dell’Europa
La situazione umanitaria a Gaza è insostenibile e la risposta internazionale, a mio avviso, è ancora inadeguata. Il governo tedesco ha definito “del tutto insufficienti” gli aiuti che raggiungono la Striscia. Questa posizione è rafforzata dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri tedesco, che ha sottolineato la necessità di un miglioramento fondamentale della situazione. Nonostante alcuni “limitati progressi iniziali”, la quantità di aiuti che entra a Gaza è ben lontana dal soddisfare i bisogni della popolazione. Organizzazioni umanitarie come la Croce Rossa tedesca criticano le soluzioni tampone come i ponti aerei, definendole “l’ultima opzione” e sottolineando che centinaia di camion carichi di aiuti sono bloccati al confine. La Germania ha aumentato significativamente il suo contributo umanitario, ma è chiaro che senza un accesso via terra sicuro e costante, qualsiasi sforzo rischia di essere vano. La situazione è aggravata da attacchi diretti contro le organizzazioni umanitarie, come quello alla sede della Mezzaluna Rossa a Khan Younis.
ZDF: 60 anni di notizie e il futuro dell’informazione pubblica
I 60 anni del telegiornale “heute” della ZDF, la seconda televisione pubblica tedesca, offrono uno spunto di riflessione sul ruolo dei media di servizio pubblico. Dalla sua prima messa in onda nel 1963, in uno studio improvvisato a Eschborn, “heute” è diventato un’istituzione dell’informazione in Germania. In un’epoca di profonda trasformazione del panorama mediatico, con la proliferazione di fonti online e la sfida della disinformazione, il modello pubblico, finanziato principalmente dal canone, rimane un pilastro per la formazione di un’opinione pubblica libera e informata. L’anniversario è stato celebrato riproponendo la scenografia storica in bianco e nero, un omaggio al passato ma anche un’occasione per guardare al futuro. La sfida per emittenti come la ZDF è quella di continuare a innovare e raggiungere anche il pubblico più giovane sulle piattaforme digitali, mantenendo l’impegno per un giornalismo di qualità e imparziale.
Colombia: evasione fiscale e disuguaglianza
Un’inchiesta rivela come i super-ricchi in Colombia riescano a pagare meno tasse dei poveri. Circa il 40% dello 0,01% più ricco della popolazione ha ammesso di evadere le tasse, nascondendo i propri beni in paradisi fiscali e creando società di comodo. Questo fenomeno, che secondo le stime costa al paese l’8% del suo Prodotto Interno Lordo (PIL) – l’indicatore principale della produzione di ricchezza di un paese – evidenzia una profonda ingiustizia sociale e solleva interrogativi sulla capacità dello Stato di far rispettare le proprie leggi in modo equo. L’evasione fiscale su questa scala non è solo una questione di legalità, ma mina la fiducia nelle istituzioni e ostacola lo sviluppo economico, privando lo Stato di risorse essenziali per i servizi pubblici. A mio parere, questa situazione evidenzia la necessità di una maggiore trasparenza finanziaria e di una cooperazione internazionale più forte per contrastare l’elusione fiscale a livello globale.
Per ulteriori approfondimenti, vi aspetto alla prossima edizione di The Gist.
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The Data Point
In Colombia, l’evasione fiscale costa ogni anno l’equivalente dell’8% del PIL. I super-ricchi, che rappresentano l’1% della popolazione, possiedono il 40% della ricchezza nazionale, ma contribuiscono in proporzione minore rispetto ai più poveri, aggravando la disuguaglianza.
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The Editor’s Listenings
Huremic (Parannoul) – Seeking Darkness (2025)
Un’ondata di shoegaze con chitarre sognanti, voci eteree e una malinconia energetica e avvolgente.
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