2025-08-04 • Trump impone un dazio del 50% sul Brasile; prezzi su.

Morning Intelligence – The Gist

Buongiorno,

Il colpo odierno arriva da Washington: Donald Trump ha imposto un dazio generalizzato del 50 % sulle importazioni dal Brasile, legandolo apertamente al processo contro l’amico Jair Bolsonaro e alla presunta censura dei social da parte della Corte suprema brasiliana. Il Brasile è la nostra terza fonte di caffè e la prima di succo d’arancia; la mossa rischia di gonfiare i prezzi della colazione USA di oltre il 15 % mentre Wall Street ha già perso l’1,6 % sull’S&P 500 e il real si è indebolito del 2 % (reuters.com, ft.com, ft.com).

Al di là dell’impennata tariffaria, l’aspetto cruciale è l’uso politico dello strumento doganale: Trump punisce un governo straniero perché non “protegge” il proprio ex-presidente, trasformando il commercio in leva di solidarietà tra populisti. È l’inversione della logica multilaterale: da arbitrato imparziale a clava personale. Non stupisce che Bruxelles e Ottawa, anch’esse colpite da dazi mirati, parlino di “Smoot-Hawley 2.0” (theguardian.com).

Se il Congresso non reagirà, assisteremo a una frammentazione accelerata delle catene globali, con paesi costretti a valutare affiliazioni politiche prima di investire. Un precedente: dopo i dazi USA sull’acciaio nel 2018, il commercio mondiale rallentò di 0,6 punti di PIL; un 50 % su un partner con cui Washington vanta persino un surplus di 7,4 miliardi di dollari sembra un test di stress per l’intero sistema.

“Un ordine globale che subordina le regole agli umori personali è destinato alla volatilità permanente”, ammonisce l’economista Branko Milanović.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Monday, August 04, 2025

In Focus

Buongiorno,

Il colpo odierno arriva da Washington: Donald Trump ha imposto un dazio generalizzato del 50 % sulle importazioni dal Brasile, legandolo apertamente al processo contro l’amico Jair Bolsonaro e alla presunta censura dei social da parte della Corte suprema brasiliana. Il Brasile è la nostra terza fonte di caffè e la prima di succo d’arancia; la mossa rischia di gonfiare i prezzi della colazione USA di oltre il 15 % mentre Wall Street ha già perso l’1,6 % sull’S&P 500 e il real si è indebolito del 2 % (reuters.com, ft.com, ft.com).

Al di là dell’impennata tariffaria, l’aspetto cruciale è l’uso politico dello strumento doganale: Trump punisce un governo straniero perché non “protegge” il proprio ex-presidente, trasformando il commercio in leva di solidarietà tra populisti. È l’inversione della logica multilaterale: da arbitrato imparziale a clava personale. Non stupisce che Bruxelles e Ottawa, anch’esse colpite da dazi mirati, parlino di “Smoot-Hawley 2.0” (theguardian.com).

Se il Congresso non reagirà, assisteremo a una frammentazione accelerata delle catene globali, con paesi costretti a valutare affiliazioni politiche prima di investire. Un precedente: dopo i dazi USA sull’acciaio nel 2018, il commercio mondiale rallentò di 0,6 punti di PIL; un 50 % su un partner con cui Washington vanta persino un surplus di 7,4 miliardi di dollari sembra un test di stress per l’intero sistema.

“Un ordine globale che subordina le regole agli umori personali è destinato alla volatilità permanente”, ammonisce l’economista Branko Milanović.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Giappone: Pacchetto anti-dazi in arrivo

Il governo giapponese, guidato dal Primo Ministro Shigeru Ishiba, si prepara a varare un budget supplementare per mitigare l’impatto economico dei dazi statunitensi. Sebbene la cifra non sia ancora ufficiale, gli analisti prevedono uno stanziamento di circa 87,1 miliardi di dollari. Questa mossa, pur necessaria per sostenere l’economia, rischia di aggravare ulteriormente la già precaria situazione delle finanze pubbliche del Paese, il cui debito pubblico è tra i più alti al mondo. A mio avviso, questa è una chiara dimostrazione di come le politiche protezionistiche di un singolo paese possano generare reazioni a catena, costringendo altri governi a misure di emergenza che distorcono ulteriormente i mercati.

Crisi diplomatica per Israele

Le recenti dichiarazioni di Regno Unito, Francia e Canada sulla volontà di riconoscere lo stato palestinese in autunno segnalano un crescente isolamento per Israele sulla scena internazionale. Secondo l’ex Primo Ministro israeliano Ehud Olmert, la responsabilità di questa situazione ricade interamente sull’attuale leader Benjamin Netanyahu e sulle sue politiche. Questo cambiamento di rotta da parte di alleati storici, unito alle crescenti critiche, potrebbe rappresentare un punto di svolta, spingendo Israele a riconsiderare la propria strategia. È un esempio emblematico di come le azioni di un governo possano erodere il capitale di fiducia costruito in decenni di diplomazia.

La minaccia dei dazi sull’economia globale

Le tensioni commerciali, in particolare i dazi imposti dagli Stati Uniti, continuano a gettare un’ombra sulle prospettive economiche globali. L’incertezza generata da queste misure frena gli investimenti e, secondo diversi analisti, potrebbe accelerare l’inflazione negli Stati Uniti e rallentare la crescita a livello mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), pur avendo rivisto leggermente al rialzo le stime di crescita del PIL globale per il 2025 al 3%, avverte che l’economia resta fragile e che lo shock commerciale avrà un impatto negativo significativo. Personalmente, ritengo che l’insistenza su politiche tariffarie rappresenti un approccio miope che ignora le complesse interconnessioni dell’economia globale, danneggiando alla fine anche chi le promuove.

Incertezza e sfide per la crescita

Il quadro economico globale per il prossimo futuro appare complesso. Le principali istituzioni internazionali, come l’ONU e Allianz Trade, prevedono un rallentamento della crescita globale per il 2024 e il 2025, che dovrebbe attestarsi al di sotto del 3%. Tra i fattori di rischio, oltre alle tensioni geopolitiche e commerciali, persistono tassi di interesse elevati e le conseguenze economiche del cambiamento climatico. Se da un lato l’inflazione nell’Eurozona a luglio si è mantenuta stabile al 2%, in linea con gli obiettivi della BCE, dall’altro lato emergono segnali di pressioni inflazionistiche in alcuni paesi, come la Croazia che ha registrato un’accelerazione al 4,1%. Questa divergenza evidenzia la difficoltà di definire politiche monetarie efficaci per contesti economici eterogenei.

I prossimi mesi saranno cruciali per capire la direzione che prenderà l’economia mondiale; rimanete sintonizzati su “The Gist” per i futuri aggiornamenti.

The European Perspective

Booking.com sotto assedio legale in Europa

Più di 10.000 hotel europei, di cui oltre 10.000 solo in Italia, hanno avviato una class action contro Booking.com, chiedendo un risarcimento per le clausole di parità di prezzo imposte per anni. Queste clausole, giudicate illegittime dalla Corte di Giustizia Europea, impedivano agli albergatori di offrire prezzi più bassi sui propri siti web. A mio avviso, questa vicenda evidenzia la necessità di un mercato digitale più equo, dove le piattaforme non possano abusare della loro posizione dominante a danno delle piccole imprese. La causa, coordinata dall’alleanza europea degli albergatori Hotrec, mira a ottenere un risarcimento per le commissioni pagate tra il 2004 e il 2024.

Dazi e dividendi: la controversa strategia economica di Trump

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che le entrate derivanti dai dazi, stimate in “centinaia di miliardi di dollari”, serviranno a ridurre il debito pubblico. Ha inoltre ipotizzato una possibile “distribuzione o dividendo” per i cittadini a medio e basso reddito. Personalmente, nutro un certo scetticismo riguardo l’efficacia di una politica basata sui dazi per rilanciare l’economia e ridurre il debito. Trump ha anche annunciato che l’inviato speciale Steve Witkoff si recherà a Mosca per discutere della situazione in Ucraina, minacciando nuove sanzioni se non si raggiungerà un accordo.

Giro di vite del Regno Unito contro i trafficanti di esseri umani sui social media

Il governo britannico sta introducendo una nuova legislazione per contrastare i trafficanti di esseri umani che utilizzano i social media per promuovere i loro servizi illegali. La nuova legge, parte del Border Security, Asylum and Immigration Bill, renderà un reato la creazione di contenuti online che facilitano l’immigrazione illegale, con pene fino a cinque anni di reclusione. Credo che questa sia una misura necessaria per contrastare un fenomeno odioso, anche se da sola non risolverà il complesso problema dell’immigrazione illegale. È fondamentale un approccio integrato che combini sicurezza, cooperazione internazionale e politiche di accoglienza efficaci.

Le prossime settimane saranno decisive per osservare gli sviluppi di queste vicende, restate sintonizzati su The Gist.


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