2025-08-11 • Australia riconosce Palestina, influenzando diplomazia G20.

Morning Intelligence – The Gist

Per la prima volta da oltre un decennio un Paese del G20 rompe gli indugi: il governo Albanese annuncia che l’Australia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina all’Assemblea Generale ONU di settembre, affiancandosi a Francia, Regno Unito e Canada in una valanga diplomatica che minaccia di isolare Israele (apnews.com, reuters.com, pm.gov.au). Con questa mossa, il numero di Stati che hanno già accordato il riconoscimento salirà a circa 150 su 193 membri ONU, contro i soli otto che riconoscevano Israele nel 1949: la storia si capovolge.

Ciò che conta non è la simbolica bandiera a Ramallah, ma il potere di leva su Washington e Bruxelles. Canberra lega il riconoscimento a “riforme di governance” dell’Autorità Palestinese e all’esclusione di Hamas: un quid pro quo che prefigura condizionalità in stile FMI per la nascente entità statale (pm.gov.au). È un precedente: altri donatori potrebbero indicizzare aiuti e relazioni commerciali al rispetto di queste clausole.

Sul fronte dei mercati, gli operatori notano già nervosismo nel comparto energetico: l’Australia è il primo esportatore mondiale di GNL e un interlocutore chiave con i Paesi arabi; il Brent è salito dello 0,8 % nelle contrattazioni asiatiche per timore di possibili ritorsioni israeliane o iraniane, mentre il dollaro australiano guadagna terreno come proxy di “soft power” regionale.

Il gesto di Canberra ricorda la “diplomazia dirompente” della Svezia del 2014, che allora aprì la strada a Irlanda e Spagna. Ma, a differenza di Stoccolma, l’Australia esercita influenza sulle rotte indo-pacifiche e sull’architettura di sicurezza AUKUS: se persino un alleato stretto degli USA normalizza la Palestina, il paradigma di Oslo vacilla. Come ammonisce Michael Ignatieff, «le democrazie vivono di coerenza tra valori proclamati e scelte concrete»; oggi il conto arriva anche per gli scettici (cit.).

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Monday, August 11, 2025

In Focus

Per la prima volta da oltre un decennio un Paese del G20 rompe gli indugi: il governo Albanese annuncia che l’Australia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina all’Assemblea Generale ONU di settembre, affiancandosi a Francia, Regno Unito e Canada in una valanga diplomatica che minaccia di isolare Israele (apnews.com, reuters.com, pm.gov.au). Con questa mossa, il numero di Stati che hanno già accordato il riconoscimento salirà a circa 150 su 193 membri ONU, contro i soli otto che riconoscevano Israele nel 1949: la storia si capovolge.

Ciò che conta non è la simbolica bandiera a Ramallah, ma il potere di leva su Washington e Bruxelles. Canberra lega il riconoscimento a “riforme di governance” dell’Autorità Palestinese e all’esclusione di Hamas: un quid pro quo che prefigura condizionalità in stile FMI per la nascente entità statale (pm.gov.au). È un precedente: altri donatori potrebbero indicizzare aiuti e relazioni commerciali al rispetto di queste clausole.

Sul fronte dei mercati, gli operatori notano già nervosismo nel comparto energetico: l’Australia è il primo esportatore mondiale di GNL e un interlocutore chiave con i Paesi arabi; il Brent è salito dello 0,8 % nelle contrattazioni asiatiche per timore di possibili ritorsioni israeliane o iraniane, mentre il dollaro australiano guadagna terreno come proxy di “soft power” regionale.

Il gesto di Canberra ricorda la “diplomazia dirompente” della Svezia del 2014, che allora aprì la strada a Irlanda e Spagna. Ma, a differenza di Stoccolma, l’Australia esercita influenza sulle rotte indo-pacifiche e sull’architettura di sicurezza AUKUS: se persino un alleato stretto degli USA normalizza la Palestina, il paradigma di Oslo vacilla. Come ammonisce Michael Ignatieff, «le democrazie vivono di coerenza tra valori proclamati e scelte concrete»; oggi il conto arriva anche per gli scettici (cit.).

The Gist AI Editor

The Global Overview

Klarna, la banca dirompente

Klarna, pioniere del “Buy Now, Pay Later” (BNPL), il sistema che permette di acquistare subito e pagare dopo, si prepara all’IPO con l’ambizione di diventare una banca a tutti gli effetti. A mio avviso, è la prova che l’innovazione privata può scardinare settori tradizionali. L’azienda svedese punta a convertire i suoi utenti a carte di debito, integrando un modello dirompente nel sistema finanziario.

Ridisegno del mercato a Singapore

Svolta nel mercato telco di Singapore: Keppel cede le attività di M1 a Simba per 1,43 miliardi di dollari. Non è una ritirata, ma una riallocazione strategica. Keppel manterrà il redditizio business ICT (Information and Communications Technology), che include data center e cavi sottomarini, un settore in forte crescita.

Il verdetto del mercato

Il botteghino parla chiaro: il film horror “Weapons” ha dominato al debutto, incassando 42,5 milioni di dollari negli USA e 70 milioni a livello internazionale. Questo successo dimostra come la libera scelta del consumatore sia il motore dell’industria creativa, premiando i prodotti che intercettano la domanda del pubblico.

Innovazione e capitale privato

L’imprenditorialità guida la transizione energetica. La startup svedese Aira ha raccolto 150 milioni di euro per espandere il suo business nelle pompe di calore. Questo afflusso di capitale privato evidenzia come la domanda di mercato e la visione d’impresa siano motori efficaci per l’innovazione sostenibile.

I prossimi appuntamenti di The Gist seguiranno da vicino queste ed altre evoluzioni chiave.

The European Perspective

Vertice USA-Russia: l’Europa teme di restare a guardare

L’imminente vertice in Alaska tra i presidenti Trump e Putin, previsto per il 15 agosto con l’obiettivo di porre fine alla guerra in Ucraina, sta generando notevole apprensione in Europa. I ministri degli Esteri dell’UE si sono riuniti per coordinare una linea comune, temendo che un accordo bilaterale tra Washington e Mosca possa trascurare gli interessi strategici ed economici del continente. Dal mio punto di vista, sebbene ogni passo verso la pace sia in linea di principio positivo, il rischio è che l’Europa venga relegata al ruolo di spettatore in decisioni che ne determinano la sicurezza e la stabilità economica. Questo scenario evidenzia la necessità impellente di una politica estera europea forte e autonoma.

Scontro su Intel: la politica minaccia i semiconduttori

La tecnologia è diventata un campo di battaglia geopolitico, come dimostra la convocazione alla Casa Bianca dell’amministratore delegato di Intel, Lip-Bu Tan. La visita segue la richiesta di dimissioni da parte del presidente Trump, che accusa Tan di avere un conflitto di interessi a causa dei suoi legami con la Cina. Questo intervento diretto della politica nella gestione di un’azienda strategica come Intel, fondamentale per le catene di approvvigionamento globali da cui anche l’Europa dipende, è un segnale preoccupante. Per un continente che ambisce alla sovranità digitale e tecnologica, questa vicenda è un monito su quanto i mercati possano diventare instabili quando l’agenda politica prevale sulla logica economica e sull’innovazione.

Mercato immobiliare: una crepa nell’inflazione degli affitti

Un dato economico proveniente dalla Gran Bretagna offre un raro barlume di ottimismo: a luglio, gli affitti medi nel settore privato sono diminuiti dello 0,2% su base annua. Si tratta del primo calo registrato da cinque anni a questa parte. Sebbene la variazione sia minima, il suo valore simbolico è enorme dopo anni di aumenti vertiginosi che hanno messo a dura prova i bilanci familiari. Questo potrebbe essere uno dei primi segnali che le politiche monetarie restrittive, come i rialzi dei tassi di interesse, iniziano a sortire l’effetto desiderato di raffreddare l’economia. A mio avviso, è un indicatore da monitorare attentamente, poiché potrebbe anticipare tendenze simili anche nel resto d’Europa.

Per ulteriori analisi e sviluppi, non perdete la prossima edizione di The Gist.


Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.