2025-08-11 • Proteste a Chișinău: crisi energetica e instabilità politica.

Evening Analysis – The Gist

Il dato cruciale delle ultime ventiquattro ore è l’escalation delle proteste a Chișinău: oltre 40 000 manifestanti – stima convergente di Reuters, AP e BBC – hanno marciato ieri sera (10 agosto) chiedendo le dimissioni del governo Recean e nuove elezioni anticipate. L’innesco immediato è stato l’aumento del 27 % delle tariffe energetiche annunciato venerdì, ma il malessere accumulato nasce dal doppio shock inflattivo (16 % annuo) e dall’esodo del 15 % della forza lavoro dal 2022.

Il dato che sorprende gli osservatori occidentali è la composizione del corteo: non solo l’elettorato filo-russo di Șor, ma anche segmenti urbani pro-UE, segno che il consenso al “percorso europeo” di Sandu non è più monolitico. Storicamente, ogni volta che il PIL pro capite moldavo è sceso sotto il 60 % della media UE (2009, 2015) il Paese ha vissuto crisi di piazza; siamo di nuovo a quel livello.

Se Bruxelles non accelera il nuovo pacchetto di sostegno (150 milioni in discussione al Consiglio Affari Esteri di lunedì) e se Bucarest chiude temporaneamente il corridoio energetico via Isaccea per manutenzione – ipotesi tecnica confermata dal ministero romeno – l’instabilità potrebbe allargarsi alla regione del Mar Nero, già tesa per Odessa.

«Le democrazie muoiono non quando mancano le idee, ma quando manca la capacità di far quadrare i bilanci delle famiglie», ricorda l’economista Branko Milanović.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Monday, August 11, 2025

In Focus

Il dato cruciale delle ultime ventiquattro ore è l’escalation delle proteste a Chișinău: oltre 40 000 manifestanti – stima convergente di Reuters, AP e BBC – hanno marciato ieri sera (10 agosto) chiedendo le dimissioni del governo Recean e nuove elezioni anticipate. L’innesco immediato è stato l’aumento del 27 % delle tariffe energetiche annunciato venerdì, ma il malessere accumulato nasce dal doppio shock inflattivo (16 % annuo) e dall’esodo del 15 % della forza lavoro dal 2022.

Il dato che sorprende gli osservatori occidentali è la composizione del corteo: non solo l’elettorato filo-russo di Șor, ma anche segmenti urbani pro-UE, segno che il consenso al “percorso europeo” di Sandu non è più monolitico. Storicamente, ogni volta che il PIL pro capite moldavo è sceso sotto il 60 % della media UE (2009, 2015) il Paese ha vissuto crisi di piazza; siamo di nuovo a quel livello.

Se Bruxelles non accelera il nuovo pacchetto di sostegno (150 milioni in discussione al Consiglio Affari Esteri di lunedì) e se Bucarest chiude temporaneamente il corridoio energetico via Isaccea per manutenzione – ipotesi tecnica confermata dal ministero romeno – l’instabilità potrebbe allargarsi alla regione del Mar Nero, già tesa per Odessa.

«Le democrazie muoiono non quando mancano le idee, ma quando manca la capacità di far quadrare i bilanci delle famiglie», ricorda l’economista Branko Milanović.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Guerra dei Chip: Svolta Transazionale?

Assisstiamo a un potenziale cambio di rotta nella guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina. L’amministrazione Trump ha aperto alla possibilità che Nvidia e AMD vendano chip avanzati per l’intelligenza artificiale a Pechino, in cambio di una commissione del 15% sui ricavi destinata al governo USA. Questa mossa, decisamente non convenzionale, trasforma un divieto basato sulla sicurezza nazionale in una leva finanziaria. Dal nostro punto di vista, sebbene possa sollevare questioni sulla coerenza delle politiche commerciali, introduce un pragmatismo che preferisce la transazione al blocco totale, permettendo al mercato di operare, seppur con un nuovo tipo di dazio.

I Pilastri dei Mercati USA

Nonostante le turbolenze geopolitiche, i mercati azionari statunitensi mostrano una notevole resilienza. Secondo Jose Rasco, Chief Investment Officer di HSBC, i fattori chiave di questa forza sono l’attesa per un allentamento della politica monetaria da parte della Fed, un regime fiscale favorevole e, dato fondamentale, un forte afflusso di investimenti diretti esteri (IDE). Questo dimostra come il capitale globale continui a fluire verso gli Stati Uniti, attratto da un ecosistema che, al netto delle tensioni, premia ancora l’innovazione e offre opportunità di crescita.

Centralizzazione del Potere a Washington

In una mossa senza precedenti, il presidente Trump ha annunciato la federalizzazione del dipartimento di polizia di Washington D.C. e l’impiego della Guardia Nazionale per contrastare la criminalità. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia ripristinare la sicurezza, questa azione solleva serie preoccupazioni riguardo alla limitazione del governo e all’autonomia locale. I dati sulla criminalità a D.C. mostrano un calo del 26% su base annua, mettendo in discussione l’urgenza di una tale misura. Questo intervento diretto rappresenta una forte centralizzazione del potere, un principio che osserviamo sempre con occhio critico.

Le dinamiche economiche e politiche globali sono in continua evoluzione; restate sintonizzati per ulteriori analisi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Washington e la stabilità delle istituzioni

A Washington, il Presidente Trump ha disposto il controllo federale sulla polizia locale e l’impiego della Guardia Nazionale, citando una presunta situazione di “anarchia completa e totale”. Questa mossa eccezionale avviene nonostante le statistiche ufficiali mostrino un calo della criminalità violenta nella capitale. Personalmente, ritengo che la stabilità delle istituzioni e la prevedibilità delle regole siano il fondamento di qualsiasi economia prospera. Quando i dati vengono ignorati per dimostrazioni di forza, si erode la fiducia, un capitale essenziale per gli investimenti e la crescita. L’incertezza politica e istituzionale è un pesante ostacolo allo sviluppo economico.

La dubbia aritmetica delle deportazioni

Dalla Germania giunge la notizia di un aumento delle deportazioni, con una statistica particolarmente significativa: più di un espulso su dieci è minorenne. Al di là delle necessarie considerazioni umanitarie, mi interrogo sulla logica puramente economica di tale approccio. Investire ingenti risorse pubbliche per allontanare individui, specialmente giovani che potrebbero integrarsi nel tessuto produttivo, solleva dubbi sulla sua efficienza. Ogni giovane deportato rappresenta non solo un costo per lo Stato, ma anche e soprattutto una potenziale perdita di capitale umano e di futura crescita economica.

Il dilemma tra profitto e innovazione

Le recenti parole di Jackie Chan, secondo cui oggi nell’industria cinematografica “si pensa a business” più che a fare bei film, colgono un punto cruciale che trascende il mondo della celluloide. Le sue critiche non sono la semplice lamentela di un artista, ma evidenziano una tensione connaturata al mercato: la logica del profitto, pur essendo un potente motore di progresso, può talvolta scoraggiare quell’assunzione di rischio da cui scaturiscono le vere innovazioni, favorendo la replica di formule sicure e già collaudate. Questo vale per il cinema come per qualsiasi altro settore che voglia rimanere dinamico e competitivo.

Vi invito a seguire i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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