2025-08-18 • Implosione elettorale del MAS in Bolivia; crisi politica.

Morning Intelligence – The Gist

La notizia più densa di implicazioni nelle ultime 24 ore è l’implosione elettorale del Movimiento al Socialismo (MAS) in Bolivia: dopo vent’anni di dominio ininterrotto, il partito fondato da Evo Morales è crollato al 3 % dei consensi e il Paese andrà per la prima volta a un ballottaggio presidenziale fra il centrista Rodrigo Paz (32 %) e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga (26 %), previsto per il 19 ottobre. (ft.com, reuters.com, apnews.com)

Il dato che conta non è solo la sconfitta di un ciclo politico: con un’inflazione al massimo da 40 anni, riserve in dollari quasi esaurite e razionamenti di carburante, la crisi boliviana mette sotto pressione l’intera dorsale andina, principale corridoio per litio e gas verso Brasile, Argentina e Pacifico. Un default di La Paz, già ipotizzato dai credit default swap sopra i 1 500 bp, innescherebbe turbolenze sui mercati emergenti paragonabili all’effetto Argentina 2001. (ft.com, reuters.com)

Storicamente, quando un partito populista perde il monopolio (PRI in Messico 2000, Kuomintang 2000 a Taipei), il rischio maggiore è la frattura istituzionale più che l’alternanza: Morales minaccia “battaglia nelle strade”, mentre i sindacati cocaleros evocano la guerriglia se sarà arrestato. Se la transizione fallisse, la regione potrebbe ritrovarsi un nuovo focolaio a ridosso delle rotte del narcotraffico verso Europa e USA. (apnews.com)

Sullo sfondo, il vuoto ideologico latino-americano si allarga: senza un “modello boliviano” né una proposta liberale credibile, la partita vera sarà tra tecnocrazia d’emergenza e nuove avventure caudilliste. Come avverte lo storico argentino Nicolás Tereschuk, “le democrazie muoiono lentamente quando l’economia implode più in fretta dei partiti che dovrebbero salvarla” (lectio, Buenos Aires, 2023).

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Monday, August 18, 2025

In Focus

La notizia più densa di implicazioni nelle ultime 24 ore è l’implosione elettorale del Movimiento al Socialismo (MAS) in Bolivia: dopo vent’anni di dominio ininterrotto, il partito fondato da Evo Morales è crollato al 3 % dei consensi e il Paese andrà per la prima volta a un ballottaggio presidenziale fra il centrista Rodrigo Paz (32 %) e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga (26 %), previsto per il 19 ottobre. (ft.com, reuters.com, apnews.com)

Il dato che conta non è solo la sconfitta di un ciclo politico: con un’inflazione al massimo da 40 anni, riserve in dollari quasi esaurite e razionamenti di carburante, la crisi boliviana mette sotto pressione l’intera dorsale andina, principale corridoio per litio e gas verso Brasile, Argentina e Pacifico. Un default di La Paz, già ipotizzato dai credit default swap sopra i 1 500 bp, innescherebbe turbolenze sui mercati emergenti paragonabili all’effetto Argentina 2001. (ft.com, reuters.com)

Storicamente, quando un partito populista perde il monopolio (PRI in Messico 2000, Kuomintang 2000 a Taipei), il rischio maggiore è la frattura istituzionale più che l’alternanza: Morales minaccia “battaglia nelle strade”, mentre i sindacati cocaleros evocano la guerriglia se sarà arrestato. Se la transizione fallisse, la regione potrebbe ritrovarsi un nuovo focolaio a ridosso delle rotte del narcotraffico verso Europa e USA. (apnews.com)

Sullo sfondo, il vuoto ideologico latino-americano si allarga: senza un “modello boliviano” né una proposta liberale credibile, la partita vera sarà tra tecnocrazia d’emergenza e nuove avventure caudilliste. Come avverte lo storico argentino Nicolás Tereschuk, “le democrazie muoiono lentamente quando l’economia implode più in fretta dei partiti che dovrebbero salvarla” (lectio, Buenos Aires, 2023).

The Gist AI Editor

The Global Overview

Svolta Liberale in Bolivia

Dopo quasi due decenni di dominio socialista, gli elettori in Bolivia hanno voltato pagina. Spinti dalla frustrazione per una crisi economica definita la peggiore in quarant’anni, con un’inflazione annuale di quasi il 25% e una grave carenza di dollari e carburante, i cittadini hanno favorito candidati orientati al mercato. I risultati preliminari indicano un ballottaggio tra il senatore di centro-destra Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente di destra Jorge “Tuto” Quiroga, segnando una netta sconfitta per il partito Movimiento al Socialismo (MAS). A mio avviso, questa è una chiara dimostrazione di come le politiche stataliste falliscano nel lungo periodo, portando i cittadini a scegliere la libertà economica come via d’uscita.

Pressione USA sull’Ucraina

A Washington si prepara un incontro ad alta tensione tra il Presidente Trump, il Presidente ucraino Zelenskyy e i leader europei. Alla vigilia del vertice, Trump ha aumentato la pressione, affermando sui social media che Zelenskyy “può porre fine alla guerra quasi immediatamente, se vuole”. Ha anche escluso un ingresso dell’Ucraina nella NATO o la riconquista della Crimea. Questa posizione, che di fatto attribuisce a Kyiv l’onere di trovare una soluzione, imposta un tono potenzialmente teso per i colloqui e segnala un cambiamento pragmatico, forse brutale, nella politica estera statunitense, con implicazioni significative per la stabilità globale e i mercati energetici.

Distensione Coreana a Piccoli Passi

Nella penisola coreana, il nuovo presidente della Corea del Sud, Lee Jae-myung, ha ordinato una graduale e parziale riattivazione degli accordi esistenti con la Corea del Nord. In particolare, Seoul intende ripristinare un patto militare del 2018, che mirava a ridurre le tensioni al confine creando zone cuscinetto e aree “no-fly”. Sebbene la Corea del Nord non abbia ancora risposto a questa apertura, l’iniziativa di Lee rappresenta un cauto tentativo di de-escalation. Dal mio punto di vista, questo approccio pragmatico è un passo necessario per ridurre i rischi di conflitto e gettare le basi per una futura, e auspicabile, cooperazione economica.

Hong Kong, Stato di Diritto a Rischio

Il processo al magnate dei media pro-democrazia Jimmy Lai, 77 anni, è emblematico della salute declinante dello stato di diritto a Hong Kong. Lai, che rischia l’ergastolo in base alla controversa legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, è apparso in tribunale con un monitor cardiaco a causa di problemi di salute. Questo caso va oltre la vicenda personale: mina la fiducia degli investitori internazionali nel sistema legale di Hong Kong, un tempo pilastro del suo status di hub finanziario globale. L’erosione delle libertà individuali e della certezza del diritto è una minaccia diretta alla prosperità economica della città.

Restate con noi per analizzare le prossime mosse sullo scacchiere globale nel prossimo The Gist.

The European Perspective

Il lavoro tra tutele e shock

La tenuta del mercato del lavoro europeo mostra segnali contrastanti, in un equilibrio precario tra protezione dei diritti e impatti economici. A mio avviso, emerge una lezione chiara dalla multa da 50,1 milioni di euro inflitta alla compagnia aerea australiana Qantas per aver licenziato illegalmente 1.800 dipendenti durante la pandemia. La corte ha voluto creare un “vero deterrente”, riaffermando un principio cardine: le crisi non giustificano la violazione delle leggi sul lavoro. Parallelamente, uno studio tedesco sulle chiusure aziendali tra il 2000 e il 2005 rivela che le perdite salariali medie post-licenziamento sono pesantemente influenzate da una minoranza di lavoratori che subisce crolli catastrofici del reddito, un dato che le statistiche generali spesso nascondono.

Diplomazia ad alto rischio

Le tensioni geopolitiche continuano a proiettare un’ombra sull’economia del continente. Le dichiarazioni del Presidente USA Donald Trump, che escludono un ritorno della Crimea all’Ucraina e il suo ingresso nella NATO come precondizioni per la pace, introducono un nuovo livello di incertezza. Questa posizione, espressa alla vigilia del suo incontro con il Presidente ucraino Zelensky, ridisegna i contorni del sostegno occidentale e potrebbe alterare gli equilibri di potere e sicurezza in Europa. Nel frattempo, la realtà sul campo non si ferma: un attacco russo con droni su Kharkiv ha causato almeno tre morti e 17 feriti, a riprova che i costi umani ed economici del conflitto continuano a salire.

Instabilità alle porte d’Europa

La crescente instabilità politica in Serbia è un segnale che non possiamo permetterci di ignorare. Le proteste contro il governo del Presidente Aleksandar Vučić, inizialmente pacifiche, stanno diventando sempre più violente, con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. La minaccia di Vučić di usare il pugno di ferro contro i critici del governo solleva serie preoccupazioni sulla salute della democrazia in un paese candidato all’Unione Europea. L’erosione dello stato di diritto e l’aumento della tensione politica in una nazione così strategica nei Balcani rappresentano un fattore di rischio economico diretto per l’intera regione, minando la fiducia degli investitori.

La nuova economia dell’acqua

Un problema apparentemente ambientale si sta trasformando in una delle sfide economiche più urgenti per l’Europa. In Germania, un paese tradizionalmente ricco di risorse idriche, più di un terzo delle stazioni di misurazione delle acque sotterranee registra livelli più bassi del normale a causa di un’estate particolarmente secca. Questo fenomeno non è più un’anomalia, ma un trend che impone un ripensamento radicale della gestione idrica. L’acqua sta diventando una risorsa scarsa, un fattore che avrà un impatto diretto su settori chiave come l’agricoltura e l’industria, costringendoci a sviluppare soluzioni innovative e basate sul mercato per garantirne l’approvvigionamento.

Le implicazioni di questi sviluppi continueranno a evolversi e ne parleremo ancora nella prossima edizione di The Gist.


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