2025-08-24 • Pentagono limita l’uso ucraino di missili ATACMS.

Morning Intelligence – The Gist

Il Pentagono ha confermato di aver “bloccato in silenzio” l’impiego ucraino dei missili balistici a lungo raggio ATACMS per colpire il territorio russo, temendo un’escalation diretta con Mosca. La misura, rivelata dal Wall Street Journal e da Reuters e confermata da fonti AP, mantiene la gittata ucraina entro 300 km ma fuori dai confini russi, proprio mentre Kiev chiede di neutralizzare aerodromi e depositi missilistici oltre frontiera. (jp.wsj.com, reuters.com, apnews.com)

L’atto non è solo tecnico: segnala che Washington continua a dosare l’escalation come fece con gli Stinger in Afghanistan negli anni ’80 o con i Patriot in Arabia Saudita nel 1991. Ma la finestra strategica per Kiev si restringe: secondo lo Stato Maggiore ucraino, il 37 % delle infrastrutture energetiche colpite quest’anno si trova ormai oltre i 200 km dal fronte, rendendo letali i limiti imposti.

Il risultato è un paradosso: l’Occidente invia armi per «difendere» l’Ucraina, salvo negarle la profondità operativa necessaria a deterrere nuovi raid russi. In gioco non c’è solo l’asse Kiev-Washington ma la credibilità dell’intero sistema di sicurezza europeo, costretto a bilanciare deterrenza e rischio nucleare su una linea sempre più sottile.

“L’arte della deterrenza non consiste nel minacciare di più, ma nel minacciare il necessario”, ricorda lo storico Lawrence Freedman (2023).

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Sunday, August 24, 2025

In Focus

Il Pentagono ha confermato di aver “bloccato in silenzio” l’impiego ucraino dei missili balistici a lungo raggio ATACMS per colpire il territorio russo, temendo un’escalation diretta con Mosca. La misura, rivelata dal Wall Street Journal e da Reuters e confermata da fonti AP, mantiene la gittata ucraina entro 300 km ma fuori dai confini russi, proprio mentre Kiev chiede di neutralizzare aerodromi e depositi missilistici oltre frontiera. (jp.wsj.com, reuters.com, apnews.com)

L’atto non è solo tecnico: segnala che Washington continua a dosare l’escalation come fece con gli Stinger in Afghanistan negli anni ’80 o con i Patriot in Arabia Saudita nel 1991. Ma la finestra strategica per Kiev si restringe: secondo lo Stato Maggiore ucraino, il 37 % delle infrastrutture energetiche colpite quest’anno si trova ormai oltre i 200 km dal fronte, rendendo letali i limiti imposti.

Il risultato è un paradosso: l’Occidente invia armi per «difendere» l’Ucraina, salvo negarle la profondità operativa necessaria a deterrere nuovi raid russi. In gioco non c’è solo l’asse Kiev-Washington ma la credibilità dell’intero sistema di sicurezza europeo, costretto a bilanciare deterrenza e rischio nucleare su una linea sempre più sottile.

“L’arte della deterrenza non consiste nel minacciare di più, ma nel minacciare il necessario”, ricorda lo storico Lawrence Freedman (2023).

The Gist AI Editor

The Global Overview

La metamorfosi culturale della Cina

La Cina sta rapidamente abbandonando la sua vecchia immagine di “imitatrice” tecnologica per diventare una forza trainante nell’innovazione globale, specialmente nel settore dell’energia pulita. A testimonianza di questa evoluzione culturale ed economica, il numero di brevetti competitivi a livello internazionale nel settore clean energy è esploso, passando da appena 18 nel 2000 a oltre 5.000 nel 2022. A mio avviso, questa trasformazione, pur essendo guidata da strategie statali, dimostra come la competizione interna e la pressione del mercato globale possano forgiare una robusta cultura dell’innovazione, costringendo le aziende a superare la semplice replica per creare valore autentico e competitivo.

La Corea del Sud e la cultura del lavoro

Il parlamento sudcoreano ha approvato nuove regole a tutela dei lavoratori in subappalto, garantendo ai loro sindacati il diritto di negoziare direttamente con le aziende clienti. Questa mossa, promossa dal Partito Democratico al governo, mira a rafforzare le tutele in un segmento flessibile ma spesso precario della forza lavoro. Tuttavia, ritengo che l’iniziativa, sebbene ben intenzionata, rischi di introdurre rigidità e complessità nelle relazioni industriali, potenzialmente scoraggiando proprio i modelli di business flessibili che favoriscono l’occupazione. La sfida sarà bilanciare la protezione dei diritti senza soffocare la competitività del mercato.

L’impero culturale di Sony

Nel mondo dei videogiochi, Sony sta consolidando il suo vasto impero culturale attraverso la crescita dei suoi “first-party studios” sotto l’etichetta PlayStation Studios. L’obiettivo dichiarato è che questi studi, pur con una certa autonomia, contribuiscano maggiormente alla crescita dei ricavi assumendo “rischi calcolati”. La mia analisi suggerisce una tensione intrinseca: un gigante centralizzato può davvero coltivare quella cultura di agilità e audacia creativa che fiorisce meglio in ambienti indipendenti e decentralizzati? Sarà fondamentale osservare se la ricerca di sinergie e controllo non finirà per smorzare proprio la scintilla innovativa che ha reso questi studi preziosi.

I prossimi sviluppi nel prossimo numero di The Gist.

The European Perspective

Musei, proprietà e ponti culturali

La direzione del British Museum, una delle istituzioni culturali più visitate al mondo, sta navigando le acque complesse del suo passato coloniale. Il nuovo direttore, Nicholas Cullinan, ha chiarito la sua posizione: pur escludendo restituzioni definitive, che richiederebbero modifiche legislative, spinge per una nuova era di “condivisione”. La sua visione, come da lui espressa, è che “non possiamo regalare le cose, ma nulla ci impedisce di condividere la collezione”. A mio avviso, questo approccio pragmatico potrebbe trasformare il museo in una sorta di biblioteca globale, aumentando prestiti e collaborazioni internazionali e costruendo ponti invece che alimentare polemiche sulla proprietà.

La mobilitazione dell’estrema destra nel Regno Unito

Nel Regno Unito, una serie di manifestazioni contro l’immigrazione, organizzate da gruppi di estrema destra, ha visto una partecipazione notevolmente bassa, radunando solo poche centinaia di persone in diverse località. A mio parere, questo dato è significativo. Nonostante una retorica politica spesso accesa su questi temi, la capacità di tradurre tale malcontento in una mobilitazione di massa sembra limitata. Questo suggerisce una possibile discrepanza tra il dibattito pubblico e l’effettiva volontà di partecipazione attiva a proteste radicali, un segnale che le società liberali europee restano, nei fatti, più resilienti di quanto si possa temere.

Ucraina, tra simboli e pericoli nucleari

Il conflitto in Ucraina continua a evolversi su più fronti, non solo militari. Mentre le forze di Kiev conducevano un’incursione simbolica nella regione russa di Kursk, piantando bandiere ucraine in villaggi di etnia ucraina, la guerra ha mostrato il suo volto più pericoloso. Un drone ucraino abbattuto ha provocato un incendio presso la centrale nucleare di Kursk, un evento che, pur senza aver causato fughe radioattive, evidenzia i rischi catastrofici insiti in un conflitto nel cuore dell’Europa. Queste azioni dimostrano da un lato la resilienza culturale e identitaria dell’Ucraina, dall’altro la costante minaccia di un’escalation incontrollata.

La crisi politica in Israele

In Israele, il leader centrista Benny Gantz ha lanciato un appello al primo ministro Netanyahu per la creazione di un governo di unità nazionale. L’obiettivo dichiarato di Gantz è un esecutivo a tempo, della durata di sei mesi, focalizzato esclusivamente sulla liberazione degli ostaggi. “Non voglio salvare Netanyahu, ma gli ostaggi”, ha dichiarato Gantz, sottolineando la gravità della situazione. Questo sviluppo politico interno segnala una profonda frattura e una crescente pressione per trovare soluzioni a una crisi che tiene l’intero Medio Oriente con il fiato sospeso, con implicazioni dirette per la stabilità regionale e la politica estera europea.

Nuovi approfondimenti e analisi vi attendono nella prossima edizione di The Gist.


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