2025-08-29 • Industria giapponese colpita da dazi USA: produzione cala.

Morning Intelligence – The Gist

L’improvvisa frenata dell’industria giapponese – produzione in calo dell’1,6 % a luglio con un crollo del 6,7 % nell’auto – è il primo vero test degli aumenti tariffari decisi da Washington: l’export verso gli USA, secondo Tokyo, si è ridotto del 9 % in un solo mese. (reuters.com, apnews.com, wsj.com)

Per capire la portata dell’urto basta un dato storico: nel 2018, quando Trump introdusse i primi dazi su acciaio e alluminio, il manifatturiero giapponese perse «solo» lo 0,5 % trimestrale. Oggi l’impatto è triplo, segno che la filiera globale è molto più integrata (e fragile) di allora. L’anomalia? Il mercato del lavoro resta teso (disoccupazione al 2,3 %), ma i salari reali non salgono abbastanza per riaccendere i consumi: le vendite al dettaglio arrancano a +0,3 %.

Il paradosso è che Washington vuole rilocalizzare la produzione, ma sta colpendo proprio quei fornitori – Toyota, Denso, J-FE – che alimentano l’ecosistema automobilistico nordamericano. Se il Congresso non allenta la linea, il rischio è una spirale «tariff-inflazione» che il Giappone scaricherà con uno yen ancora più debole e nuove guerre valutarie in Asia.

«La geopolitica del commercio non crea vincitori, solo mercati più piccoli» avverte l’economista Branko Milanović.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Friday, August 29, 2025

In Focus

L’improvvisa frenata dell’industria giapponese – produzione in calo dell’1,6 % a luglio con un crollo del 6,7 % nell’auto – è il primo vero test degli aumenti tariffari decisi da Washington: l’export verso gli USA, secondo Tokyo, si è ridotto del 9 % in un solo mese. (reuters.com, apnews.com, wsj.com)

Per capire la portata dell’urto basta un dato storico: nel 2018, quando Trump introdusse i primi dazi su acciaio e alluminio, il manifatturiero giapponese perse «solo» lo 0,5 % trimestrale. Oggi l’impatto è triplo, segno che la filiera globale è molto più integrata (e fragile) di allora. L’anomalia? Il mercato del lavoro resta teso (disoccupazione al 2,3 %), ma i salari reali non salgono abbastanza per riaccendere i consumi: le vendite al dettaglio arrancano a +0,3 %.

Il paradosso è che Washington vuole rilocalizzare la produzione, ma sta colpendo proprio quei fornitori – Toyota, Denso, J-FE – che alimentano l’ecosistema automobilistico nordamericano. Se il Congresso non allenta la linea, il rischio è una spirale «tariff-inflazione» che il Giappone scaricherà con uno yen ancora più debole e nuove guerre valutarie in Asia.

«La geopolitica del commercio non crea vincitori, solo mercati più piccoli» avverte l’economista Branko Milanović.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Tariffe USA e Manifattura Giapponese in Affanno

I dati provenienti da Tokyo questa settimana offrono uno spaccato eloquente di come le politiche protezionistiche possano riverberarsi sull’economia globale. La produzione industriale del Giappone ha subito una contrazione dell’1,6% a luglio, un dato su cui pesa in modo significativo il crollo del 6,7% nella produzione di automobili. Questo calo è in parte attribuito all’impatto delle tariffe statunitensi, un chiaro esempio di come le barriere commerciali finiscano per danneggiare anche le economie alleate, soffocando la cooperazione e l’efficienza dei mercati. A mio avviso, l’interventismo statale nel commercio genera distorsioni i cui effetti, come vediamo, non tardano a manifestarsi.

Riorientamento delle Supply Chain Asiatiche

Mentre le tensioni geopolitiche si intensificano, il settore privato dimostra ancora una volta la sua capacità di adattamento. La Cathay United Bank di Taiwan, che serve alcuni dei maggiori colossi tecnologici del paese, sta pianificando una robusta espansione in Sud-est asiatico, India e Giappone. Questa mossa non è casuale, ma risponde a una precisa strategia delle aziende di diversificare le proprie catene di approvvigionamento. È la reazione pragmatica del mercato ai rischi politici, un esempio di come l’imprenditorialità cerchi attivamente percorsi alternativi per garantire stabilità e crescita, lontano dalle pressioni governative.

Geopolitica e Mercati Critici

I mercati energetici e dei semiconduttori rimangono al centro delle manovre strategiche globali. Da un lato, l’incontro tra Vladimir Putin, Narendra Modi e Xi Jinping per discutere di fabbisogni energetici segnala il consolidamento di un asse che potrebbe rimodellare i flussi e i prezzi dell’energia a livello mondiale. Dall’altro, la visita a Taipei del senatore statunitense Roger Wicker, a capo della potente Commissione per i Servizi Armati, sottolinea l’importanza cruciale di Taiwan per la sicurezza e le catene di approvvigionamento tecnologiche. Questi eventi evidenziano la fragilità di mercati essenziali quando la politica prevale sulla cooperazione.

L’Avanzata Cinese nelle Batterie

In contrasto con le difficoltà di alcuni settori tradizionali, l’innovazione continua a trainare aree ad alta crescita. Le azioni di Contemporary Amperex Technology Co. Ltd. (CATL), colosso cinese delle batterie, sono schizzate ai massimi da tre anni. L’impennata è stata innescata dalle previsioni ottimistiche di un fornitore sulle vendite future, segnalando la robusta fiducia degli investitori nel mercato dei veicoli elettrici e nel ruolo dominante della Cina in questa filiera. Questo dinamismo dimostra come, nonostante le incertezze globali, l’innovazione e il capitale continuino a premiare le aziende all’avanguardia.

I complessi intrecci tra politica e mercati globali sono in continua evoluzione; ne analizzeremo i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Commercio Globale Sotto Pressione

Negli Stati Uniti, da oggi, la soglia di esenzione dai dazi per i piccoli pacchi è stata eliminata. Questo significa che anche le spedizioni di valore inferiore a 800 dollari saranno soggette a tassazione, un cambiamento che colpisce direttamente l’e-commerce e i consumatori europei. La reazione non si è fatta attendere: il Brasile ha prontamente autorizzato l’avvio di un processo per applicare contromisure. Personalmente, vedo queste mosse come un pendio scivoloso. Le barriere commerciali, una volta erette, possono innescare reazioni a catena che raramente avvantaggiano il consumatore finale o l’innovazione.

L’Economia del Conflitto

Washington ha approvato una vendita di armi all’Ucraina, un pacchetto che include missili e attrezzature per un valore di 710 milioni di euro. La nota interessante è che il finanziamento per questi armamenti statunitensi arriverà da alleati europei. Questa mossa si inserisce in un quadro geopolitico complesso, dove simultaneamente si rafforzano le “relazioni strategiche stabili” tra Pechino e Mosca, come definito dal viceministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu. A mio avviso, questo schema solleva interrogativi sulla reale autonomia strategica europea e su come le nostre risorse vengano allocate in un’architettura di sicurezza globale in rapida evoluzione.

Scommesse Imprenditoriali Europee

Anche le leggende dello sport non hanno la vittoria assicurata nell’arena del mercato. La startup di integratori alimentari co-fondata da Rafa Nadal, NDL Pro-health, ha registrato nel suo primo anno una perdita di 1,9 milioni di euro. Allo stesso tempo, il settore tecnologico europeo mostra vitalità: l’italiana Amilon, specializzata in servizi di marketing e gift card digitali, progetta la sua espansione estera con l’apertura di nuove sedi in Portogallo e Repubblica Ceca. Questi due casi ci ricordano la natura del libero mercato: un campo di rischio e opportunità, dove il successo non è garantito ma l’ambizione di crescere resta il motore fondamentale.

Vedremo come si evolveranno questi scenari nella prossima edizione di The Gist.


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