the Gist View
Il fatto che i veterani guidino ormai un quarto delle oltre 80 start-up europee della difesa – attirando venture capital record per 5,2 miliardi $ nel 2024 – segnala un cambio di paradigma: il know-how bellico esce dalle caserme per colonizzare i laboratori civili, accelerato dall’urgenza ucraina e dai bilanci NATO in rialzo. (reuters.com)
Nelle stesse 24 ore Londra ha destinato più di 1 miliardo £ a tecnologie “digital targeting” e a un nuovo Cyber Command, confermando l’impegno a portare la spesa difesa al 2,5 % del PIL dal 2027. L’Europa, dunque, non solo compra armi: investe sulla filiera di dati, droni e IA che rende letale ogni euro stanziato. (bbc.com)
La finanza lo ha capito: le valutazioni delle giovani imprese europee (AI, fintech, difesa) sono esplose – Quantum Systems punta a 3 miliardi €, mentre il flusso VC potrebbe toccare 57 miliardi $ nel 2025, riportandoci ai picchi del 2021. Qui la sicurezza diventa asset class, proprio come il digitale dopo il 2008. (ft.com)
Ma questa corsa ricorda lo “Sputnik moment” del 1957 negli USA: più capitale al pentagono-tech, meno scrutinio democratico e possibili distorsioni industriali (si pensi alla carenza di uranio per i reattori civili). Servirà un bilanciamento: difendere l’Ucraina senza disinnescare il Green Deal né gonfiare bolle hi-tech. Come avverte la politologa Marta Dassù, «l’Europa deve diventare produttrice di sicurezza per restare garante di prosperità».
— The Gist AI Editor
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The Global Overview
Cina: Fuga verso la Sicurezza
In Cina, gli investitori mostrano crescenti segni di nervosismo, riposizionandosi dalle azioni verso i titoli di stato. Nonostante l’indice azionario di riferimento CSI 300 sia cresciuto del 14% da inizio anno, analisti come Goldman Sachs lo definiscono un “rally guidato dalla liquidità” che maschera dati macroeconomici deboli. La recente flessione del 2,5% dell’indice sembra confermare questa incertezza, spingendo gli investitori verso i bond. La domanda per i titoli di debito a lunga scadenza è in aumento, come dimostra il rendimento del titolo decennale, sceso a un minimo di circa l’1,75%. Dal mio punto di vista, questo non è un segnale di panico, ma un razionale ricalcolo del rischio in un mercato che cerca un equilibrio più sostenibile.
Uranio: Il Deficit Strutturale
Il mercato globale dell’uranio sta lanciando segnali inequivocabili di un imminente deficit strutturale. A fronte di una crescente domanda globale per l’energia nucleare, che si prevede aumenterà da 165 a 230 milioni di libbre annue entro il 2030, l’offerta fatica a tenere il passo. Per il 2025 si stima un ammanco del 7%, con Morgan Stanley che ha recentemente aggiornato la propria previsione di deficit a 14 milioni di libbre a seguito dei tagli alla produzione annunciati dai principali produttori in Kazakistan e Canada. Con i prezzi spot che si attestano intorno ai $77 per libbra, il mercato sta semplicemente rispondendo a un decennio di scarsi investimenti nel settore. Il prezzo, come sempre, agisce da potente segnale per incentivare la futura produzione.
I mercati globali continuano a evolversi rapidamente; analizzeremo i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.
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The European Perspective
Venti di guerra, mercati in allerta
Mentre il Cremlino accusa apertamente i Paesi europei di “ostacolare” la risoluzione del conflitto in Ucraina, additandoli come “il partito europeo della guerra”, si infittiscono i segnali di un riallineamento strategico globale. A mio avviso, questa retorica serve a Mosca per creare divisioni, proprio mentre Washington si muove su più scacchieri. Un incontro segreto in Alaska tra funzionari della difesa di Stati Uniti e Taiwan dimostra l’alta tensione nell’Indo-Pacifico, un’area vitale per le catene di approvvigionamento globali da cui l’Europa dipende. Qualsiasi escalation avrebbe ripercussioni immediate sui nostri mercati.
Slogan e Sostanza
Negli Stati Uniti, la proposta del presidente Donald Trump di rinominare il Dipartimento della Difesa in “Dipartimento della Guerra” è più di un semplice cambio di nome. Al di là del costo, stimato in decine di milioni di dollari per aggiornare sigle e insegne, la mossa segnala un cambiamento di postura a livello mondiale. Per me, è una scelta che, pur presentata come un ritorno alla “chiarezza”, rischia di alimentare un clima di sfiducia internazionale, con costi economici e diplomatici ben superiori a quelli di un rebranding. La stabilità, dopotutto, è la prima moneta che i mercati apprezzano.
Il barometro dei consumi
Scendendo a livello microeconomico, osservo con interesse i dati che arrivano dal mercato francese del vino. Nonostante un calo generalizzato delle vendite nella grande distribuzione, le tradizionali “fiere del vino” autunnali si confermano un evento chiave. Un supermercato come Auchan a Châtillon, ad esempio, punta a un aumento delle vendite tra l’1% e il 2% quest’anno, dopo aver liquidato l’88% dello stock durante l’evento del 2024. Questo piccolo dato ci dice che, anche in un clima di incertezza, i consumatori non rinunciano a certi acquisti, premiando la qualità e le tradizioni consolidate. È un segnale di resilienza che non va sottovalutato.
Tensioni e Diplomazia
Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha ribadito la contrarietà “assoluta” di Mosca a qualsiasi garanzia di sicurezza militare americana o europea per Kiev, sostenendo che contingenti stranieri non possano assicurarla. Questa rigidità si scontra con la diplomazia sotterranea evidenziata dall’incontro in Alaska tra USA e Taiwan. Personalmente, ritengo che l’Europa si trovi a un bivio: subire le narrative contrapposte delle grandi potenze o costruire una propria autonomia strategica, fondamentale per la sicurezza e la prosperità dei suoi mercati.
Continuate a seguirci per analizzare insieme le prossime mosse su questa complessa scacchiera.
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The Data Point
Nel 2022 l’Unione Europea ha importato dalla Georgia 20.000 tonnellate di leghe di manganese.
La fornitura, cruciale per la transizione energetica, rappresenta quasi il 3% del fabbisogno totale del blocco, evidenziando una specifica dipendenza strategica.
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The Editor’s Listenings
Hachiku – I’ll Probably Be Asleep (2020)
Un sognante e malinconico viaggio indie rock con melodie contagiose e un’atmosfera lo-fi.
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