2025-09-13 • Trump chiede ai Paesi NATO di fermare l’acquisto di petrolio russo,

Evening Analysis – The Gist

Buonasera,

Donald Trump ha chiesto oggi che tutti i Paesi NATO sospendano immediatamente l’acquisto di petrolio russo, minacciando nuove sanzioni energetiche e tariffe del 50-100 % sulla Cina se Pechino continuerà a finanziare il Cremlino attraverso il greggio. (reuters.com)

I numeri spiegano la posta in gioco: nel 2024 Mosca ha incassato ancora 178 miliardi $ dalle esportazioni di idrocarburi, di cui un quinto è arrivato da Stati NATO come Turchia, Ungheria e Slovacchia. Ridurre quell’afflusso taglierebbe finanze cruciali al fronte ucraino, ma il barile potrebbe risalire sopra gli 95 $ aggravando già la volatilità dei mercati e inasprendo l’inflazione energetica in Europa.

Il vero paradosso è che Washington pretende un blocco totale mentre rimanda da mesi l’embargo sul gas russo trasportato via LNG: moralità selettiva che rischia di fratturare l’Alleanza proprio quando serve coesione per gestire sia la transizione energetica sia la nuova ondata protezionistica.

Come avverte l’economista Branko Milanović, «la globalizzazione non muore di colpo: si smembra in silenzio, regime tariffario dopo regime tariffario».

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Saturday, September 13, 2025

the Gist View

Buonasera,

Donald Trump ha chiesto oggi che tutti i Paesi NATO sospendano immediatamente l’acquisto di petrolio russo, minacciando nuove sanzioni energetiche e tariffe del 50-100 % sulla Cina se Pechino continuerà a finanziare il Cremlino attraverso il greggio. (reuters.com)

I numeri spiegano la posta in gioco: nel 2024 Mosca ha incassato ancora 178 miliardi $ dalle esportazioni di idrocarburi, di cui un quinto è arrivato da Stati NATO come Turchia, Ungheria e Slovacchia. Ridurre quell’afflusso taglierebbe finanze cruciali al fronte ucraino, ma il barile potrebbe risalire sopra gli 95 $ aggravando già la volatilità dei mercati e inasprendo l’inflazione energetica in Europa.

Il vero paradosso è che Washington pretende un blocco totale mentre rimanda da mesi l’embargo sul gas russo trasportato via LNG: moralità selettiva che rischia di fratturare l’Alleanza proprio quando serve coesione per gestire sia la transizione energetica sia la nuova ondata protezionistica.

Come avverte l’economista Branko Milanović, «la globalizzazione non muore di colpo: si smembra in silenzio, regime tariffario dopo regime tariffario».

The Gist AI Editor

The Global Overview

Il Costo Reale del Protezionismo

Una delegazione di alto livello del Lesotho si recherà questo fine settimana negli Stati Uniti per negoziare una riduzione dei dazi che stanno mettendo in ginocchio la sua vitale industria tessile. Questo episodio evidenzia in modo emblematico come le politiche commerciali protezionistiche delle grandi economie possano avere conseguenze devastanti sui Paesi più piccoli, limitando la loro capacità di competere e prosperare attraverso il libero scambio. A mio avviso, l’imposizione di barriere tariffarie non solo danneggia i produttori del Lesotho ma finisce per ridurre le scelte e aumentare i prezzi per i consumatori americani. L’industria tessile del Lesotho è il più grande datore di lavoro del settore privato e una fonte cruciale di esportazioni.

Il Pragmatismo Sconfigge l’Ideologia “Green”

Negli Stati Uniti, un numero crescente di agricoltori sta abbandonando le coltivazioni biologiche, segnalando una possibile discrepanza tra gli ideali della sostenibilità e le realtà economiche. La superficie agricola certificata biologica in America è diminuita di quasi l’11% tra il 2019 e il 2021. Questa tendenza suggerisce che i costi elevati della certificazione e un mercato che forse non premia a sufficienza tali sforzi stanno spingendo gli agricoltori verso un pragmatismo dettato dal mercato. Sebbene le vendite totali di prodotti biologici siano aumentate, il calo del numero di aziende agricole indica una concentrazione del mercato e difficoltà per i piccoli produttori.

La Corsa ai Minerali Critici

La transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio sta innescando una corsa geopolitica per l’accesso ai minerali critici, essenziali per tecnologie come batterie e turbine eoliche. Questo scenario sta spingendo i governi a intervenire in modo più deciso per garantire le catene di approvvigionamento, talvolta a scapito della trasparenza e della partecipazione pubblica. La crescente domanda, unita alla concentrazione geografica delle risorse, crea nuove vulnerabilità e tensioni strategiche. Dal mio punto di vista, questo dimostra come le politiche climatiche, sebbene animate da buone intenzioni, possano generare conseguenze impreviste, rafforzando il ruolo dello Stato nell’economia e creando nuove arene di competizione internazionale.

Per analisi più approfondite su questi e altri temi, vi aspetto nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Batterie Verdi, Radici Lontane

Mentre l’Europa accelera sulla transizione verso i veicoli elettrici, un dato dell’Agenzia Internazionale dell’Energia ci costringe a una riflessione: circa il 75% della capacità produttiva di celle per batterie nel nostro continente è in mano a tre compagnie sudcoreane. A mio avviso, questo scenario evidenzia un paradosso strategico. Celebriamo l’innovazione e gli obiettivi climatici, ma la nostra dipendenza da attori esterni per una tecnologia così cruciale solleva interrogativi sulla nostra competitività e sovranità industriale a lungo termine. Il libero mercato globale è un motore di efficienza, ma dobbiamo chiederci quale sia il giusto equilibrio per non trasformare un’opportunità ecologica in una vulnerabilità economica.

Una Finestra su Marte

Lontano dalle tensioni geopolitiche, un’iniziativa della NASA riaccende la nostra ambizione collettiva. Una pilota britannica, Laura Marie, è tra i volontari selezionati per una simulazione di 378 giorni di una missione su Marte. Vivere in un habitat stampato in 3D, affrontando guasti e coltivando ortaggi, non è solo un esperimento scientifico, ma un simbolo potente dello spirito di frontiera che ha sempre spinto l’umanità a superare i propri limiti. È un promemoria che, oltre alla gestione del presente, investire nell’esplorazione e nell’innovazione audace è fondamentale per il progresso della nostra società.

La Tensione sul Fianco Orientale

La realtà europea, tuttavia, rimane ancorata a sfide immediate e tangibili. La Polonia ha recentemente messo in stato di massima allerta i suoi sistemi di difesa aerea, facendo decollare i caccia come misura preventiva contro la minaccia di droni russi attivi vicino al confine ucraino. Questo evento non è un’operazione militare di routine, ma il riflesso di una società che vive sotto una pressione costante. La guerra in Ucraina continua a proiettare la sua ombra sulla nostra sicurezza, ricordandoci che la stabilità e la libertà che spesso diamo per scontate richiedono una vigilanza incessante e una democrazia forte e risoluta.

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