2025-09-17 • L’offensiva IDF a Gaza il 16/9 aggrava il conflitto,

Morning Intelligence – The Gist

L’irruzione terrestre delle IDF a Gaza City del 16 settembre apre un nuovo capitolo, più cupo, di una guerra che ha già prodotto quasi 65 000 morti palestinesi — oltre metà civili — e 1 200 vittime israeliane dal 2023. Nelle prime 24 ore l’offensiva ha provocato altri 59-69 decessi e lo sfollamento di 140 000 persone, mentre due divisioni corazzate avanzano fra macerie urbane che ricordano Beirut 1982 per densità abitativa e rischio di “firepower dilemma” (reuters.com)

Sul piano geopolitico l’assalto minaccia di travolgere l’intero architrave degli Accordi di Abramo: l’Egitto definisce per la prima volta Israele “nemico”, l’UE valuta sanzioni e gli Houthi yemeniti già rispondono con missili su Eilat (apnews.com). Se Tel Aviv punta a “distruggere Hamas”, la moltiplicazione dei fronti rischia di trasformare l’operazione in un conflitto regionale a bassa soglia ma lunga durata, con premi di rischio sui mercati energetici già visibili sul Brent (+3 % overnight).

Il dato forse più dirompente è politico-giuridico: in parallelo alle bombe, a Ginevra il capo ONU Volker Türk evoca “crimini contro l’umanità”, mentre una Commissione d’inchiesta accusa Israele di genocidio, incrinando l’immunità diplomatica di Netanyahu proprio mentre questi siede al banco degli imputati per corruzione (reuters.com). La convergenza tra giustizia penale internazionale e crisi di legittimità interna rende l’attuale governo israeliano strutturalmente avverso a un cessate il fuoco, sospinto com’è a dimostrare forza per sopravvivere.

“La guerra è il modo in cui la politica fallita cerca di salvarsi” scriveva Zygmunt Bauman. Oggi quella massima risuona tragicamente tra le rovine di Gaza: finché la comunità internazionale non offrirà un quadro di sicurezza multilaterale credibile a entrambe le popolazioni, le vittime continueranno a colmare il vuoto lasciato dalla diplomazia.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Wednesday, September 17, 2025

the Gist View

L’irruzione terrestre delle IDF a Gaza City del 16 settembre apre un nuovo capitolo, più cupo, di una guerra che ha già prodotto quasi 65 000 morti palestinesi — oltre metà civili — e 1 200 vittime israeliane dal 2023. Nelle prime 24 ore l’offensiva ha provocato altri 59-69 decessi e lo sfollamento di 140 000 persone, mentre due divisioni corazzate avanzano fra macerie urbane che ricordano Beirut 1982 per densità abitativa e rischio di “firepower dilemma” (reuters.com)

Sul piano geopolitico l’assalto minaccia di travolgere l’intero architrave degli Accordi di Abramo: l’Egitto definisce per la prima volta Israele “nemico”, l’UE valuta sanzioni e gli Houthi yemeniti già rispondono con missili su Eilat (apnews.com). Se Tel Aviv punta a “distruggere Hamas”, la moltiplicazione dei fronti rischia di trasformare l’operazione in un conflitto regionale a bassa soglia ma lunga durata, con premi di rischio sui mercati energetici già visibili sul Brent (+3 % overnight).

Il dato forse più dirompente è politico-giuridico: in parallelo alle bombe, a Ginevra il capo ONU Volker Türk evoca “crimini contro l’umanità”, mentre una Commissione d’inchiesta accusa Israele di genocidio, incrinando l’immunità diplomatica di Netanyahu proprio mentre questi siede al banco degli imputati per corruzione (reuters.com). La convergenza tra giustizia penale internazionale e crisi di legittimità interna rende l’attuale governo israeliano strutturalmente avverso a un cessate il fuoco, sospinto com’è a dimostrare forza per sopravvivere.

“La guerra è il modo in cui la politica fallita cerca di salvarsi” scriveva Zygmunt Bauman. Oggi quella massima risuona tragicamente tra le rovine di Gaza: finché la comunità internazionale non offrirà un quadro di sicurezza multilaterale credibile a entrambe le popolazioni, le vittime continueranno a colmare il vuoto lasciato dalla diplomazia.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Ingegneria Genetica: Oltre i Dogmi

La portata della crisi della biodiversità ci impone di considerare soluzioni tecnologiche avanzate, come l’ingegneria genetica. Il dibattito sull’anima della conservazione è acceso, ma dal mio punto di vista ignorare il potenziale di queste innovazioni per un pregiudizio ideologico è un lusso che non possiamo permetterci. Un approccio pragmatico, basato sull’evidenza, suggerisce di esplorare queste frontiere scientifiche per affrontare una delle sfide più complesse del nostro tempo, premiando i risultati concreti rispetto alle paure astratte.

India: Fiducia nell’Innovazione

I mercati emergenti continuano a dimostrare un notevole dinamismo. Il colosso degli investimenti tecnologici Prosus NV ha più che raddoppiato la sua partecipazione nella startup indiana Urban Co., posizionandosi tra i maggiori azionisti in vista di un’offerta pubblica iniziale (IPO) stimata in 1,8 miliardi di dollari. Questa operazione non è solo un voto di fiducia verso una singola azienda, ma un segnale dell’ottimismo che circonda l’intero ecosistema imprenditoriale indiano.

La Sfida dell’E-commerce Africano

Il successo tecnologico non segue un copione universale. Le difficoltà nel raggiungere la redditività da parte di startup di e-commerce note come “l’Amazzonia d’Africa” sono emblematiche. Questo scenario ci ricorda che i modelli di business, anche quelli di maggior successo, non sono semplicemente replicabili. L’adattamento alle complesse realtà economiche e infrastrutturali locali rimane la variabile cruciale per la prosperità a lungo termine, un monito contro le soluzioni centralizzate.

I nuovi sviluppi e le loro implicazioni, come sempre, nel prossimo The Gist.

The European Perspective

La Fortezza Europa e i Suoi Limiti Tecnologici

Una certa tensione, a mio avviso, si sta delineando tra la cooperazione strategica e il protezionismo industriale in seno all’UE. La Francia ha proposto di imporre un tetto del 50% al valore dei componenti britannici nei progetti finanziati dal nuovo fondo per la difesa da 150 miliardi di euro. Questo schema, noto come Security Action for Europe (SAFE), mira a potenziare l’industria bellica del continente attraverso prestiti. Se da un lato l’urgenza di rafforzare la nostra autonomia difensiva è innegabile, dall’altro erigere barriere commerciali rischia di precludere l’accesso alle migliori tecnologie disponibili, rallentando l’innovazione proprio quando ne abbiamo più bisogno.

Quando la Tecnologia Difensiva Sbaglia Bersaglio

La complessità della tecnologia militare moderna si è manifestata in modo preoccupante al confine polacco. Inizialmente attribuito a un drone russo, il danneggiamento di un’abitazione nella regione di Lublino sembra essere stato causato da un missile AIM-120 di un caccia F-16 polacco. Questo ordigno, un sofisticato missile aria-aria a medio raggio, avrebbe avuto un malfunzionamento al sistema di guida. Fortunatamente, i meccanismi di sicurezza hanno impedito la detonazione della testata. L’episodio evidenzia la sottile linea tra difesa e rischio involontario, mostrando come anche i sistemi più avanzati non siano immuni da errori potenzialmente catastrofici nella “nebbia di guerra” tecnologica.

L’Algoritmo della Responsabilità Climatica

La tecnologia non è solo hardware militare; è anche lo strumento che ci permette di quantificare le conseguenze delle nostre scelte. Un’analisi condotta da epidemiologi e scienziati climatici ha attribuito al riscaldamento globale di origine antropica due su tre dei decessi legati al caldo in 854 città europee quest’estate. In cifre assolute, si parla di 16.500 morti su un totale di 24.400, che non si sarebbero verificate senza l’impatto delle emissioni di gas serra. Questi dati non sono opinioni, ma il risultato di modelli che trasformano un dibattito spesso astratto in un costo umano, concreto e misurabile.

Disinformazione e Democrazia: il Fronte Rumeno

Infine, la battaglia tecnologica si combatte anche sul piano dell’informazione. La procura rumena ha chiesto il processo per l’ex candidato presidenziale di estrema destra, Călin Georgescu, per tentato colpo di Stato. L’accusa segue l’annullamento della sua vittoria elettorale a causa di ingerenze russe, che secondo i pubblici ministeri includevano cyberattacchi, campagne di disinformazione e una promozione aggressiva sui social media, in parte generata dall’intelligenza artificiale. Questo caso dimostra come la tecnologia possa essere usata non solo per influenzare, ma per tentare di sovvertire le fondamenta delle nostre democrazie liberali.

Nuovi scenari e analisi vi attendono nella prossima edizione di The Gist.


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