La pragmatica scienza climatica della Cina
Pechino sta adottando un approccio cauto ma risoluto alla transizione energetica, che il Presidente Xi Jinping definisce “la tendenza del nostro tempo”. La Cina, responsabile del 30% delle emissioni globali, si è impegnata a ridurre le proprie emissioni nette del 7-10% entro il 2035 rispetto ai livelli di picco. Questo obiettivo, sebbene ritenuto conservativo dagli analisti, è sostenuto da piani concreti: sestuplicare la capacità di energia eolica e solare rispetto ai livelli del 2020 e portare i combustibili non fossili a oltre il 30% del consumo energetico totale. Ritengo che, in un mondo in cui alcuni leader mettono in discussione la scienza del clima, questo pragmatismo basato sui dati, che potrebbe realisticamente portare la Cina a superare i propri obiettivi, rappresenti un modello di governance stabile da tenere d’occhio.
I capitali scommettono sull’innovazione
Il mercato sta parlando, e lo fa con investimenti colossali nei settori scientifici più avanzati. L’accordo da 100 miliardi di dollari tra Nvidia e OpenAI per sviluppare data center dedicati all’intelligenza artificiale ne è un esempio lampante. Questa partnership mira a implementare almeno 10 gigawatt di chip Nvidia, gettando le basi per quella che il CEO di OpenAI, Sam Altman, definisce “l’economia del futuro”. Parallelamente, sul fronte climatico, il New York Climate Exchange, guidato dal CEO Stephen Hammer, sta emergendo come un hub globale per l’innovazione, forte di un finanziamento da 700 milioni di dollari. Questi flussi di capitale privato e pubblico-privato dimostrano una profonda fiducia nella capacità della tecnologia e dei mercati di risolvere le sfide più complesse.
Quando la superstizione sfida la demografia
In un mondo sempre più guidato dalla scienza, le antiche credenze dimostrano ancora una notevole influenza. Un caso emblematico è quello del Giappone, dove la demografia è visibilmente influenzata dalla superstizione. Nel 1966, l’anno “Hinoe-uma” (Cavallo di Fuoco) secondo lo zodiaco cinese, il tasso di natalità crollò del 25% a causa della credenza che le bambine nate in quell’anno avrebbero avuto un carattere difficile. Questo fenomeno evidenzia come le scelte individuali, anche quelle non basate sulla razionalità scientifica, possano avere un impatto macroscopico e misurabile su una nazione, complicando ulteriormente la già grave crisi demografica del Paese, il cui picco di popolazione di 128 milioni è stato raggiunto nel 2008 e da allora è in costante calo.
I prossimi sviluppi su questi ed altri temi saranno analizzati nella prossima edizione di The Gist.
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