Francia: L’Asse Europeo Vacilla?
La stabilità politica a Parigi, pilastro dell’Unione, mostra crepe profonde. Il presidente Emmanuel Macron è alle prese con il suo quinto primo ministro in soli tre anni, un turnover che segnala una crisi di governabilità con eco in tutta Europa. A Berlino, l’inquietudine è palpabile: l’incertezza francese minaccia di paralizzare l’asse franco-tedesco, motore decisionale dell’UE, proprio mentre decisioni cruciali su competitività e difesa non possono più attendere. Personalmente, ritengo che questa instabilità politica sia un freno a mano tirato sulle riforme economiche necessarie e un invito all’irrilevanza strategica del continente.
Spiragli di Ottimismo a Gaza
Un cauto ottimismo emerge dai primi negoziati per un piano di pace a Gaza, secondo quanto riportato da fonti tedesche. Sia il presidente statunitense Trump che il ministro degli Esteri tedesco Wadephul hanno espresso fiducia in un possibile percorso diplomatico. Sebbene la strada per la pace sia ancora lunga e irta di ostacoli storici, questi primi passi rappresentano un segnale vitale. A mio avviso, il dialogo, per quanto fragile, è l’unico strumento per disinnescare un conflitto le cui onde d’urto, dall’energia alla sicurezza, si propagano fino alle nostre coste. La stabilità globale è il presupposto per la prosperità.
Il Paradosso di Bruxelles: Regolatori Contaminati
Uno studio ha rivelato una verità scomoda: il 100% dei 24 funzionari UE testati, inclusa la Commissaria all’Ambiente Jessika Roswall, presenta nel sangue le cosiddette “sostanze chimiche eterne” o PFAS. Si tratta di composti artificiali quasi indistruttibili usati in innumerevoli prodotti. Per metà dei soggetti, i livelli superano le soglie di sicurezza per la salute. Trovo ironico e preoccupante che le stesse persone incaricate di creare le normative ambientali siano la prova vivente della loro insufficienza. Forse, più che nuove direttive calate dall’alto, servirebbe un sistema che incentivi le imprese a innovare e trovare alternative sicure.
Finanza Verde: Promesse o Fatti?
Gli impegni climatici delle banche sono solo “greenwashing”? Non sempre, secondo una ricerca del CEPR su 335 banche in 33 mercati emergenti. Lo studio rivela che gli istituti con impegni climatici pubblici hanno pratiche di gestione e prestito significativamente più “verdi”, suggerendo che le iniziative volontarie possono produrre un cambiamento reale e non essere solo parole al vento. Questo dato rinforza la mia convinzione: la pressione di investitori e consumatori, unita alla lungimiranza aziendale, può essere un motore di cambiamento più efficace e agile di una regolamentazione statale spesso lenta e imprecisa.
Le dinamiche globali sono in continua evoluzione; analizzeremo i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.
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