2025-10-11 • Macron richiama Lecornu a Matignon, segno di una V Repubblica in crisi politica

Morning Intelligence – The Gist

La mossa fulminea di Emmanuel Macron nel richiamare Sébastien Lecornu a Matignon, quattro giorni dopo averne accettato le dimissioni, è il sintomo più evidente di una V Repubblica in apnea istituzionale. Con tre governi caduti in un anno, il deficit al 5,4 % del PIL e un debito ormai al 114 % (3,35 mila mld €), Parigi scopre che la volatilità politica ha un costo di mercato: lo spread OAT-Bund ha toccato il massimo da nove mesi e la Banque de France minaccia tagli alle stime di crescita. (reuters.com)

Lecornu riceve “carta bianca”, ma senza maggioranza stabile dovrà negoziare legge di bilancio e revisione della riforma pensionistica con un’Assemblea tripolare in cui estrema destra e sinistra condividono solo l’ostilità all’Eliseo. In Europa, anche Roma e Berlino mostrano frammentazione simile: tre premier italiani tra 2019-22, cinque coalizioni tedesche in vent’anni. Il nesso è chiaro: l’eccesso di veto parlamentare erode la capacità fiscale proprio quando transizione verde e spesa per la difesa reclamano risorse.

I mercati finora hanno premiato la resilienza francese; ora iniziano a prezzare l’ingovernabilità. Se Lecornu fallisse, resterebbero solo le urne anticipate o, peggio, l’inerzia di bilanci provvisori stile Stati Uniti 2013. La “start-up nation” rischia d’impallidire sotto il peso di istituzioni pensate per partiti di massa che non esistono più.

“Le democrazie muoiono d’ipocrisia prima che di violenza”, ricorda Pierre Rosanvallon. La Francia deve scegliere: o un patto di coabitazione pragmatico o l’azzardo perpetuo.

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Saturday, October 11, 2025

the Gist View

La mossa fulminea di Emmanuel Macron nel richiamare Sébastien Lecornu a Matignon, quattro giorni dopo averne accettato le dimissioni, è il sintomo più evidente di una V Repubblica in apnea istituzionale. Con tre governi caduti in un anno, il deficit al 5,4 % del PIL e un debito ormai al 114 % (3,35 mila mld €), Parigi scopre che la volatilità politica ha un costo di mercato: lo spread OAT-Bund ha toccato il massimo da nove mesi e la Banque de France minaccia tagli alle stime di crescita. (reuters.com)

Lecornu riceve “carta bianca”, ma senza maggioranza stabile dovrà negoziare legge di bilancio e revisione della riforma pensionistica con un’Assemblea tripolare in cui estrema destra e sinistra condividono solo l’ostilità all’Eliseo. In Europa, anche Roma e Berlino mostrano frammentazione simile: tre premier italiani tra 2019-22, cinque coalizioni tedesche in vent’anni. Il nesso è chiaro: l’eccesso di veto parlamentare erode la capacità fiscale proprio quando transizione verde e spesa per la difesa reclamano risorse.

I mercati finora hanno premiato la resilienza francese; ora iniziano a prezzare l’ingovernabilità. Se Lecornu fallisse, resterebbero solo le urne anticipate o, peggio, l’inerzia di bilanci provvisori stile Stati Uniti 2013. La “start-up nation” rischia d’impallidire sotto il peso di istituzioni pensate per partiti di massa che non esistono più.

“Le democrazie muoiono d’ipocrisia prima che di violenza”, ricorda Pierre Rosanvallon. La Francia deve scegliere: o un patto di coabitazione pragmatico o l’azzardo perpetuo.

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Il Nobel della discordia

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che Donald Trump “sta facendo molto” per la pace nel mondo, sostenendo che avrebbe meritato il Premio Nobel per la Pace di quest’anno. In una critica diretta al comitato norvegese, Putin ha aggiunto che l’istituzione ha “perso credibilità”. A mio avviso, questa mossa mira a delegittimare le istituzioni occidentali e a creare un allineamento con le correnti anti-establishment globali. Il premio è stato invece assegnato a María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana, per la sua lotta a favore dei diritti democratici.

Libertà digitale in Estonia

Mentre la maggior parte dei Paesi dell’UE valuta un’età minima per l’accesso ai social media, l’Estonia si oppone fermamente. Il ministro del digitale estone, Liisa-Ly Pakosta, ha dichiarato che il suo Paese “crede in una società dell’informazione che includa i giovani”. Dal mio punto di vista, questa posizione è una difesa importante della libertà individuale e della responsabilità personale contro un eccesso di regolamentazione paternalistica. L’approccio estone, basato sulla fiducia nei cittadini anziché su divieti generalizzati, rappresenta un modello alternativo significativo nel dibattito globale sulla protezione dei minori online.

Per ulteriori analisi sulle dinamiche globali, non perdete la prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

CRISI POLITICA ALLA FRANCESE

La Francia ha vissuto una settimana di alta tensione politica, quasi da manuale, che si è conclusa con un ritorno al punto di partenza. Il presidente Emmanuel Macron ha rinominato Sébastien Lecornu come primo ministro, appena pochi giorni dopo le dimissioni dello stesso, che avevano gettato il paese in una crisi di governo. Per quanto mi riguarda, questa vicenda espone una fragilità nel sistema politico che dovrebbe farci riflettere. La priorità immediata, ora, è la presentazione di un bilancio entro la scadenza legislativa, ma l’episodio solleva interrogativi sulla stabilità e sulla direzione di una delle economie chiave dell’Unione Europea.

LA SVOLTA A DESTRA DEI SOCIAL MEDIA

Il panorama dei social media sta subendo una trasformazione tettonica. TikTok, il social network con la crescita più rapida al mondo e il più popolare tra i giovani, vedrà le sue operazioni statunitensi gestite da una società con un consiglio di amministrazione controllato da figure vicine a Donald Trump. Questa mossa segna il completamento di uno spostamento a destra delle principali piattaforme social. Personalmente, credo che questo sviluppo sia di enorme portata, non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’Europa, dato che l’ambiente informativo in cui si formano le nuove generazioni è sempre più plasmato da dinamiche politiche transatlantiche.

L’EUROPA NELLA CORSA ALLA GUIDA AUTONOMA

Nella competizione globale per la mobilità del futuro, l’Europa sembra perdere terreno. Aziende come Tesla e Waymo (di Google) negli Stati Uniti, insieme a una schiera di agguerriti concorrenti cinesi, stanno lasciando indietro il nostro continente nello sviluppo delle auto a guida autonoma. Mentre Volkswagen tenta di tenere il passo, la corsa per questa tecnologia, che ridefinirà il trasporto e la logistica, è dominata da altri. Ritengo fondamentale che l’Europa stimoli un ambiente più favorevole all’innovazione e riduca gli ostacoli burocratici per non rischiare di diventare un semplice consumatore di tecnologie sviluppate altrove.

TENSIONI INTERNE A KIEV

Mentre il conflitto prosegue, emergono frizioni all’interno della leadership ucraina. Il presidente Volodymyr Zelenskyj ha criticato pubblicamente il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, per la gestione delle prolungate interruzioni di corrente causate dai bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche della capitale. Queste tensioni evidenziano le immense sfide logistiche e politiche che l’Ucraina deve affrontare sul fronte interno, oltre a quello militare. La coesione nazionale è fondamentale e queste crepe, seppur comprensibili, mostrano la pressione estrema a cui è sottoposta l’intera struttura statale.

Continuate a seguirci per vedere come si evolveranno questi scenari nel prossimo numero di The Gist.


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