2025-10-11 • Trump annuncia un dazio del 100% sulle importazioni cinesi, minacciando controll

Evening Analysis – The Gist

Washington alza di nuovo i toni: Donald Trump ha annunciato un ulteriore dazio del 100 % su tutte le importazioni cinesi a partire dal 1° novembre, minacciando anche controlli alle esportazioni di software critico made in USA. La decisione – risposta lampo ai nuovi limiti di Pechino sulle terre rare – ha fatto crollare l’S&P 500 del 2,7 % e innescato vendite su Treasury e rame. (reuters.com)

Questo non è un semplice scambio di colpi: con l’aliquota media che supererà il 245 % (somma delle tariffe esistenti e del nuovo balzello), gli scambi fra le due maggiori economie potrebbero tornare ai livelli pre-WTO. È la riedizione in salsa high-tech dello Smoot-Hawley del 1930: allora il commercio mondiale crollò di un terzo, oggi il rischio contagio riguarda catene del valore fondate proprio su quei minerali strategici che la Cina controlla per oltre il 70 % dell’offerta globale.

La misura cade a venti giorni dal G20 di Rio, mandando un messaggio anche alle capitali europee, già tentate da barriere su veicoli elettrici cinesi. Se la UE risponde simmetricamente, l’elettronica di consumo potrebbe rincarare fino al 9 % (stima Peterson Institute), alimentando un ciclo inflattivo che le banche centrali non hanno margine per sterilizzare.

Serve lucidità: la sicurezza delle supply chain non si ottiene con la logica “muro contro muro”, bensì con accordi multilaterali su materie prime critiche e norme di reciprocità verificabili. Come avverte l’economista Dani Rodrik, “la globalizzazione funziona solo quando produce vincitori anche in patria”.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Saturday, October 11, 2025

the Gist View

Washington alza di nuovo i toni: Donald Trump ha annunciato un ulteriore dazio del 100 % su tutte le importazioni cinesi a partire dal 1° novembre, minacciando anche controlli alle esportazioni di software critico made in USA. La decisione – risposta lampo ai nuovi limiti di Pechino sulle terre rare – ha fatto crollare l’S&P 500 del 2,7 % e innescato vendite su Treasury e rame. (reuters.com)

Questo non è un semplice scambio di colpi: con l’aliquota media che supererà il 245 % (somma delle tariffe esistenti e del nuovo balzello), gli scambi fra le due maggiori economie potrebbero tornare ai livelli pre-WTO. È la riedizione in salsa high-tech dello Smoot-Hawley del 1930: allora il commercio mondiale crollò di un terzo, oggi il rischio contagio riguarda catene del valore fondate proprio su quei minerali strategici che la Cina controlla per oltre il 70 % dell’offerta globale.

La misura cade a venti giorni dal G20 di Rio, mandando un messaggio anche alle capitali europee, già tentate da barriere su veicoli elettrici cinesi. Se la UE risponde simmetricamente, l’elettronica di consumo potrebbe rincarare fino al 9 % (stima Peterson Institute), alimentando un ciclo inflattivo che le banche centrali non hanno margine per sterilizzare.

Serve lucidità: la sicurezza delle supply chain non si ottiene con la logica “muro contro muro”, bensì con accordi multilaterali su materie prime critiche e norme di reciprocità verificabili. Come avverte l’economista Dani Rodrik, “la globalizzazione funziona solo quando produce vincitori anche in patria”.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Guerra Commerciale 2.0

La tensione tra Washington e Pechino raggiunge un nuovo picco con la minaccia del presidente Trump di imporre dazi del 100% sui beni cinesi, mettendo a rischio il previsto incontro con Xi Jinping. A mio avviso, questa mossa protezionista ignora una realtà scomoda: la profonda dipendenza americana dalle batterie cinesi, essenziali per la stabilità della rete elettrica e per alimentare i data center. La Cina possiede così una leva strategica che evidenzia come le barriere commerciali possano generare vulnerabilità impreviste, un classico esempio di come l’intervento statale produca conseguenze indesiderate.

Il Capitale Entra in Tribunale

Negli Stati Uniti, il confine tra finanza e giustizia si assottiglia. I lobbisti del private equity hanno neutralizzato una legge in California che avrebbe impedito a società controllate da investitori di operare nel mercato legale. Se da un lato la liberalizzazione potrebbe iniettare concorrenza e innovazione in un settore storicamente chiuso, dall’altro l’episodio solleva dubbi sul fenomeno del “regulatory capture”, dove gli interessi privati riescono a piegare le normative a proprio favore, minando un campo di gioco equo.

I Limiti del Potere Statale

Parallelamente, un caso giudiziario riaccende il dibattito sul ruolo dello Stato. I legali di Luigi Mangione, accusato dell’omicidio di un CEO di UnitedHealth Group, hanno chiesto di annullare il capo d’imputazione che prevede la pena di morte. La questione trascende il singolo caso: si tratta di definire il limite invalicabile del potere statale sulla vita di un individuo. Dal mio punto di vista, la pena capitale rappresenta la massima espressione di autorità coercitiva, un potere che merita un esame critico costante in una società che si fonda sulla libertà individuale.

I prossimi sviluppi, come sempre, su The Gist.

The European Perspective

L’allarme silenzioso dei nostri impollinatori

Il nostro ecosistema lancia un segnale preoccupante che non possiamo permetterci di ignorare. Secondo i dati della Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il numero di specie di api selvatiche a rischio estinzione in Europa è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, con almeno 172 specie in pericolo. Un destino simile tocca alle farfalle. Credo che questo declino non sia solo una tragedia ambientale, ma un sintomo di politiche agricole e di una pianificazione territoriale che spesso ostacolano, anziché promuovere, la coesistenza tra produzione e natura. La vitalità delle nostre economie agricole dipende da questi instancabili impollinatori.

Germania: lo Stato e le pensioni, un abbraccio mortale?

A Berlino si discute della riforma delle pensioni aziendali, note come Betriebsrente, con l’obiettivo di sostenere i lavoratori a basso reddito. L’intento del governo è lodevole, ma mi chiedo se un’ulteriore ingerenza statale sia la risposta più efficace. Iniziative di questo tipo, seppur benintenzionate, rischiano di aggiungere complessità burocratica e di irrigidire il mercato del lavoro. Forse, un approccio migliore risiederebbe nell’incentivare soluzioni basate sulla libertà di scelta individuale e sulla concorrenza tra fondi pensione privati, alleggerendo al contempo il carico fiscale che comprime i redditi di tutti.

La nuova guerra fredda si combatte sui minerali

La recente stretta della Cina sull’esportazione di terre rare, minerali indispensabili per la produzione di quasi ogni tecnologia moderna, dagli smartphone alle batterie per auto elettriche, è un campanello d’allarme per l’Europa. Questa non è una semplice mossa commerciale; è la dimostrazione lampante di come la dipendenza strategica da regimi autoritari possa trasformarsi in un’arma di ricatto economico e geopolitico. La nostra sicurezza nazionale e la nostra capacità di innovare sono direttamente minacciate. È imperativo per l’Europa accelerare sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e sullo sviluppo di tecnologie alternative per non rimanere ostaggio di queste dinamiche.

Ucraina, la difesa energetica passa da Washington

Mentre incombe la minaccia di nuovi attacchi russi contro le infrastrutture energetiche ucraine, la leadership di Kiev cerca di rafforzare le proprie difese. In quest’ottica, il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha discusso con il Presidente statunitense Donald Trump di “accordi concreti” per potenziare i sistemi di difesa aerea del paese. Questo dialogo evidenzia una realtà ineludibile: la stabilità e la sicurezza del fianco orientale europeo restano profondamente legate alle dinamiche e alle alleanze transatlantiche, un fattore che le capitali europee devono tenere in massima considerazione.

Le implicazioni di questi eventi sono in pieno svolgimento; ci ritroveremo qui per analizzare i prossimi capitoli.


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