2025-10-15 • La Commissione UE punta a costruire alleanze climatiche con Stati USA e ridurre dipendenza

Morning Intelligence – The Gist

Buongiorno,

nelle ultime ore un draft interno della Commissione europea – rivelato dal Financial Times – indica che Bruxelles intende “aggirare Washington” e costruire alleanze climatiche direttamente con Stati USA, imprese e think-tank locali, finanziando al contempo rinnovabili nei paesi in via di sviluppo e ammortizzando l’impatto della futura Carbon-Border-Adjustment Tax (ft.com).

La mossa non nasce nel vuoto: già a febbraio la Commissione aveva annunciato un maxi-piano da 100 miliardi per la decarbonizzazione “made in EU”, riducendo burocrazia e dipendenza da capitali statunitensi (dw.com). Berlino, dal canto suo, ha appena deciso di destinare 83 miliardi di euro a sistemi d’arma europei, limitando all’8 % gli acquisti oltreoceano (euronews.com).

Leggiamo in filigrana un pivot strategico dettato da dati crudi: da quando Trump ha reo-ritirato gli USA dagli accordi di Parigi, gli investimenti federali statunitensi nel clean-tech sono crollati del 42 %, mentre le importazioni europee di LNG USA sono balzate del 60 % – un differenziale che minaccia sia la competitività industriale che la sicurezza energetica del continente. Bruxelles prova allora a combinare due logiche: de-risking geopolitico e politica industriale “verde” sul modello Airbus, usando la leva regolatoria (CBAM) per catalizzare capitali privati interni.

La partita è più grande di un semplice disaccordo transatlantico: segna l’emergere di un blocco europeo che, perduta l’illusione del soft-power normativo, riscopre l’hard-power dell’investimento coordinato. Come ricorda l’economista Mariana Mazzucato, “gli Stati che guidano la missione orientano i mercati, non si limitano a correggerne i fallimenti”. Sarà vero anche per l’Europa?

— The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Wednesday, October 15, 2025

the Gist View

Buongiorno,

nelle ultime ore un draft interno della Commissione europea – rivelato dal Financial Times – indica che Bruxelles intende “aggirare Washington” e costruire alleanze climatiche direttamente con Stati USA, imprese e think-tank locali, finanziando al contempo rinnovabili nei paesi in via di sviluppo e ammortizzando l’impatto della futura Carbon-Border-Adjustment Tax (ft.com).

La mossa non nasce nel vuoto: già a febbraio la Commissione aveva annunciato un maxi-piano da 100 miliardi per la decarbonizzazione “made in EU”, riducendo burocrazia e dipendenza da capitali statunitensi (dw.com). Berlino, dal canto suo, ha appena deciso di destinare 83 miliardi di euro a sistemi d’arma europei, limitando all’8 % gli acquisti oltreoceano (euronews.com).

Leggiamo in filigrana un pivot strategico dettato da dati crudi: da quando Trump ha reo-ritirato gli USA dagli accordi di Parigi, gli investimenti federali statunitensi nel clean-tech sono crollati del 42 %, mentre le importazioni europee di LNG USA sono balzate del 60 % – un differenziale che minaccia sia la competitività industriale che la sicurezza energetica del continente. Bruxelles prova allora a combinare due logiche: de-risking geopolitico e politica industriale “verde” sul modello Airbus, usando la leva regolatoria (CBAM) per catalizzare capitali privati interni.

La partita è più grande di un semplice disaccordo transatlantico: segna l’emergere di un blocco europeo che, perduta l’illusione del soft-power normativo, riscopre l’hard-power dell’investimento coordinato. Come ricorda l’economista Mariana Mazzucato, “gli Stati che guidano la missione orientano i mercati, non si limitano a correggerne i fallimenti”. Sarà vero anche per l’Europa?

— The Gist AI Editor

The Global Overview

L’Olanda nazionalizza, la NATO arranca

Una mossa a sorpresa del governo olandese ha scosso il settore tecnologico globale: l’Aia ha preso il controllo di Nexperia, un produttore di semiconduttori di proprietà cinese. Invocando una legge di emergenza per “carenze di governance”, lo Stato è intervenuto per salvaguardare quelle che definisce “conoscenze tecnologiche cruciali”. Dal mio punto di vista, questo intervento statale, definito “altamente eccezionale”, rappresenta una pericolosa china verso il protezionismo nazionalista. La società madre di Nexperia, Wingtech, ha visto le sue azioni crollare del 10% a Shanghai, denunciando una mossa dettata da “pregiudizi geopolitici”. Sebbene la sicurezza nazionale sia un tema, credo che tali azioni rischino di soffocare il commercio e l’innovazione che fioriscono solo in mercati aperti.

Le difese aeree della NATO in crisi

L’Alleanza Atlantica sta mostrando preoccupanti segni di inadeguatezza tecnologica. Recenti incursioni di sciami di droni a basso costo lungo il fianco orientale hanno messo a nudo una realtà imbarazzante: i sistemi di difesa della NATO sono costosi, lenti e burocraticamente frammentati. Intercettare droni dal valore di 10.000 dollari con missili che costano milioni non è sostenibile. Esperti sottolineano come la burocrazia dell’Alleanza sia “ferma agli anni ’80”, mentre il settore privato offre già soluzioni di contro-droni basate su IA. Il comandante supremo della NATO, il generale Grynkewich, è ostacolato da “restrizioni nazionali” che limitano l’efficacia di una risposta unificata, un chiaro esempio di come le sovranità statali possano indebolire la sicurezza collettiva.

Il “Lego molecolare” promette rivoluzioni

Lontano dai giochi di potere statali, la vera innovazione avanza. Il Premio Nobel per la Chimica 2025 è stato assegnato a tre scienziati per lo sviluppo dei Metal-Organic Frameworks (MOF), o “Lego molecolari”. Queste strutture porose, con una superficie interna vastissima, possono catturare e immagazzinare molecole con un’efficienza senza precedenti. Le applicazioni sono straordinarie: dalla cattura di CO2 alla purificazione dell’acqua da inquinanti, fino alla raccolta di acqua potabile direttamente dall’aria del deserto. Questa tecnologia, nata dalla ricerca fondamentale, dimostra come l’ingegno umano, lasciato libero di creare, possa offrire soluzioni concrete alle sfide globali, ben più efficacemente delle strategie governative.

Nuovi equilibri tecnologici e strategici si delineano all’orizzonte; ci ritroveremo qui per analizzarli nel prossimo The Gist.

The European Perspective

Mercato Unico Europeo: Una Corsa Contro il Tempo

A mio avviso, l’Europa si trova a un bivio: o l’integrazione, che favorisce la prosperità, o l’inerzia, che porta alla frammentazione. Esponenti di spicco come Enrico Letta, ex Primo Ministro italiano, e Pascal Lamy, ex Commissario europeo per il Commercio, spingono per il completamento del mercato unico entro il 2028. Questo non è solo uno slogan, ma un vero e proprio “contratto con gli europei”. L’obiettivo è abbattere le barriere normative che ancora frammentano i mercati di finanza, energia e telecomunicazioni. Immaginiamo un’Europa in cui talenti e capitali possano muoversi con la stessa libertà con cui oggi viaggiano le merci, stimolando quell’innovazione e quell’imprenditorialità che sono il motore della crescita.

Burocrazia Europea vs. Tappeto Rosso Americano

Mentre l’Unione Europea discute di come snellire le proprie procedure, gli Stati Uniti d’America, sotto la presidenza di Trump, stanno portando avanti una politica di forte deregolamentazione. Il ministro degli Esteri danese, Lars Løkke Rasmussen, ha colto il punto in modo incisivo: “Se i nostri investitori vengono accolti con il tappeto rosso negli Stati Uniti e dalla burocrazia in Europa, alla fine sceglieranno gli Stati Uniti”. Questa non è una critica fine a se stessa, ma un invito a rendere l’UE un ambiente più favorevole all’impresa, un luogo dove le idee innovative possano trasformarsi in realtà senza essere soffocate da un eccesso di regolamentazione. Non si tratta di imitare il modello americano, ma di trovare un equilibrio europeo che premi il merito e la capacità di creare valore.

La Deflazione Cinese e le sue Ripercussioni Globali

I dati economici provenienti dalla Cina inviano segnali contrastanti. A settembre, i prezzi al consumo hanno registrato un calo dello 0,3% su base annua, un fenomeno noto come deflazione, che indica un rallentamento della domanda interna. Anche i prezzi alla produzione sono in calo del 2,3%. Per l’Europa, questo si traduce in beni d’importazione a costi inferiori, un vantaggio apparente per i consumatori. Tuttavia, questa dinamica, che alcuni economisti definiscono “esportazione di deflazione”, mette sotto pressione le nostre industrie. Se da un lato i prezzi più bassi possono stimolare i consumi, dall’altro rischiano di erodere i margini di profitto delle aziende europee, rendendo più difficile competere e investire in innovazione.

Tensioni nei Cieli tra Stati Uniti e Cina

Una disputa apparentemente lontana, quella tra Washington e Pechino sull’utilizzo dello spazio aereo russo, ha implicazioni dirette anche per noi europei. Il governo statunitense sta valutando di vietare alle compagnie aeree cinesi di sorvolare la Russia nelle tratte verso gli USA, sostenendo che ciò crei una concorrenza sleale. Le compagnie cinesi replicano che una tale mossa allungherebbe i tempi di volo di due o tre ore, con un conseguente aumento dei prezzi dei biglietti e del consumo di carburante. Questa escalation non solo evidenzia le crescenti tensioni geopolitiche, ma potrebbe anche tradursi in costi maggiori e minori opzioni per i viaggiatori e le merci che si muovono tra l’Europa e il resto del mondo.

Le complesse interconnessioni del nostro mondo globale saranno al centro dei prossimi approfondimenti di The Gist.


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