2025-10-21 • L’Oréal registra il 4,2% di crescita trimestrale, punta su acquisizioni

Evening Analysis – The Gist

Buonasera,

L’Oréal ha annunciato oggi ricavi trimestrali in crescita del 4,2 %, pari a 10,3 miliardi €, ma sotto le attese degli analisti; ciò nonostante, il gruppo segnala per la prima volta da due anni un ritorno alla crescita “mid-single digit” in Cina e prevede ulteriori acquisizioni dopo l’accordo da 4 miliardi € per rilevare le licenze beauty di Kering – un segnale che il mercato cinese, pur fragile, sta tornando a essere terreno di espansione premium (ft.com).

Dietro i numeri si intravede una lezione più ampia: la domanda cinese resta il barometro della cosmetica globale. Nel 2019 Pechino rappresentava il 30 % del fatturato lusso; oggi è scesa sotto il 20 %, ma il rimbalzo di L’Oréal indica che i consumatori cinesi, dopo due anni di deleveraging domestico, tornano a spendere selettivamente su brand high-end. La strategia di M&A serve dunque a blindare quota di mercato prima che i player locali, sostenuti da incentivi “Made-in-China 2025”, colmino il gap di R&D.

La vera incognita è macro: se il governo cinese attenuerà i controlli sul debito privato per riaccendere il consumo, potremmo assistere a una nuova ondata di “premiumisation” che spingerà i margini delle multinazionali, ma rischia di riaprire gli squilibri di leverage che Pechino cercava di smorzare. Gli investitori globali, intanto, scommettono che la bellezza – come l’alcol un secolo fa – rimanga un bene rifugio emotivo in cicli economici incerti.

“Il capitalismo vince quando converte il desiderio in necessità”, avverte il sociologo Zygmunt Bauman. Oggi L’Oréal mostra come la necessità, in realtà, sia plasmata da chi controlla la narrazione del desiderio.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Tuesday, October 21, 2025

the Gist View

Buonasera,

L’Oréal ha annunciato oggi ricavi trimestrali in crescita del 4,2 %, pari a 10,3 miliardi €, ma sotto le attese degli analisti; ciò nonostante, il gruppo segnala per la prima volta da due anni un ritorno alla crescita “mid-single digit” in Cina e prevede ulteriori acquisizioni dopo l’accordo da 4 miliardi € per rilevare le licenze beauty di Kering – un segnale che il mercato cinese, pur fragile, sta tornando a essere terreno di espansione premium (ft.com).

Dietro i numeri si intravede una lezione più ampia: la domanda cinese resta il barometro della cosmetica globale. Nel 2019 Pechino rappresentava il 30 % del fatturato lusso; oggi è scesa sotto il 20 %, ma il rimbalzo di L’Oréal indica che i consumatori cinesi, dopo due anni di deleveraging domestico, tornano a spendere selettivamente su brand high-end. La strategia di M&A serve dunque a blindare quota di mercato prima che i player locali, sostenuti da incentivi “Made-in-China 2025”, colmino il gap di R&D.

La vera incognita è macro: se il governo cinese attenuerà i controlli sul debito privato per riaccendere il consumo, potremmo assistere a una nuova ondata di “premiumisation” che spingerà i margini delle multinazionali, ma rischia di riaprire gli squilibri di leverage che Pechino cercava di smorzare. Gli investitori globali, intanto, scommettono che la bellezza – come l’alcol un secolo fa – rimanga un bene rifugio emotivo in cicli economici incerti.

“Il capitalismo vince quando converte il desiderio in necessità”, avverte il sociologo Zygmunt Bauman. Oggi L’Oréal mostra come la necessità, in realtà, sia plasmata da chi controlla la narrazione del desiderio.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Svolta a Tokyo

L’elezione di Sanae Takaichi a primo ministro del Giappone sta galvanizzando i mercati finanziari, con l’indice Nikkei 225 che ha raggiunto un nuovo massimo storico a 49.316,06 punti. Gli investitori scommettono sul cosiddetto “Takaichi trade”, confidando in una politica di spesa pubblica e nel mantenimento di una politica monetaria accomodante. Questa ventata di ottimismo si fonda sulle sue promesse di riforme economiche ambiziose, nazionalismo tecnologico e, soprattutto, di modernizzazione del settore della difesa. Dal mio punto di vista, questa traiettoria potrebbe segnalare un riallineamento strategico significativo per una delle principali potenze asiatiche.

Pechino: segnali di ripresa?

Mentre il Giappone vive un momento di euforia, dalla Cina emergono segnali di stabilizzazione economica. Secondo il CEO di L’Oréal, Nicolas Hieronimus, il mercato cinese mostra “chiari segni di ripresa dei consumi”, sebbene più lentamente del previsto. Il suo omologo in Cina, Vincent Bionay, ha ribadito la fiducia nel Paese, affermando che “investire in Cina significa investire nel futuro”. Personalmente, ritengo che queste dichiarazioni, provenienti da un colosso dei beni di consumo, offrano un barometro cruciale sullo stato di salute della seconda economia mondiale, suggerendo una resilienza che molti osservatori avevano frettolosamente archiviato.

La corsa ai minerali critici

La competizione per le risorse strategiche si intensifica. L’Unione Europea ha annunciato l’intenzione di creare scorte di materie prime critiche, una mossa che fa seguito alla decisione della Cina di limitare le esportazioni di magneti a base di terre rare. Questa iniziativa rientra nel Critical Raw Materials Act, che mira a ridurre la dipendenza strategica da singoli fornitori, in particolare dalla Cina, che controlla oltre il 90% della lavorazione globale delle terre rare. Dal mio punto di vista, questa non è solo una questione di catene di approvvigionamento; è il riflesso di una crescente frammentazione geoeconomica, dove l’accesso alle risorse diventa uno strumento di potere.

Il quadro geopolitico è in continua evoluzione; vi invito a seguirne gli sviluppi nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Today’s european developments span multiple important areas. Key stories include economic developments, political changes, and technological advances.

Full details are available in the source links below.


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