2025-10-28 • L’“ASEAN-China Free Trade Area 3.0” apre un enorme mercato con oltre

Evening Analysis – The Gist

La firma dell’“ASEAN-China Free Trade Area 3.0” a Kuala Lumpur spalanca un mercato integrato da oltre 2 miliardi di consumatori e 3,8 bilioni di PIL, con tariffe ridotte e nuovi capitoli su digitale, economia verde e PMI. Il commercio bilaterale è già balzato da 235 mld $ nel 2010 a quasi 1 000 mld $ nel 2024; oggi vale 771 mld $ ed è destinato a crescere, grazie a procedure doganali semplificate e regole comuni sui dati. (reuters.com)

Pechino sfrutta il vuoto creato dal protezionismo statunitense: i dazi fino al 49 % imposti da Washington sui principali hub manifatturieri ASEAN hanno accelerato lo “decoupling” verso catene di fornitura sino-centriche. Con la revisione 3.0, la Cina si accredita come garante di multilateralismo proprio mentre l’America congela l’USAID e riduce le preferenze GSP. La storia si ripete: nel 1993, dopo l’Uruguay Round, fu Tokyo ad approfittare della distrazione USA; oggi il testimone passa a Pechino. (ft.com)

Ma la partita non è solo commerciale. L’accordo si innesta sull’RCEP (30 % del PIL globale) e codifica standard digitali che potrebbero diventare de-facto norma regionale, marginalizzando soluzioni occidentali su privacy e sicurezza. In prospettiva, chi controlla la grammatica dei dati controlla anche l’innovazione dell’IA, terreno dove le PMI del Sud-Est asiatico cercano capitali e cloud cinesi, non regole FISA statunitensi. (reuters.com)

Come ammonisce il politologo Parag Khanna, “nel XXI secolo la competizione non è tra Stati ma tra reti” – e oggi la rete più densa corre da Shanghai a Singapore, non da Seattle a Saigon. (Parag Khanna, “Connectography”, 2025 ed.)

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Tuesday, October 28, 2025

the Gist View

La firma dell’“ASEAN-China Free Trade Area 3.0” a Kuala Lumpur spalanca un mercato integrato da oltre 2 miliardi di consumatori e 3,8 bilioni di PIL, con tariffe ridotte e nuovi capitoli su digitale, economia verde e PMI. Il commercio bilaterale è già balzato da 235 mld $ nel 2010 a quasi 1 000 mld $ nel 2024; oggi vale 771 mld $ ed è destinato a crescere, grazie a procedure doganali semplificate e regole comuni sui dati. (reuters.com)

Pechino sfrutta il vuoto creato dal protezionismo statunitense: i dazi fino al 49 % imposti da Washington sui principali hub manifatturieri ASEAN hanno accelerato lo “decoupling” verso catene di fornitura sino-centriche. Con la revisione 3.0, la Cina si accredita come garante di multilateralismo proprio mentre l’America congela l’USAID e riduce le preferenze GSP. La storia si ripete: nel 1993, dopo l’Uruguay Round, fu Tokyo ad approfittare della distrazione USA; oggi il testimone passa a Pechino. (ft.com)

Ma la partita non è solo commerciale. L’accordo si innesta sull’RCEP (30 % del PIL globale) e codifica standard digitali che potrebbero diventare de-facto norma regionale, marginalizzando soluzioni occidentali su privacy e sicurezza. In prospettiva, chi controlla la grammatica dei dati controlla anche l’innovazione dell’IA, terreno dove le PMI del Sud-Est asiatico cercano capitali e cloud cinesi, non regole FISA statunitensi. (reuters.com)

Come ammonisce il politologo Parag Khanna, “nel XXI secolo la competizione non è tra Stati ma tra reti” – e oggi la rete più densa corre da Shanghai a Singapore, non da Seattle a Saigon. (Parag Khanna, “Connectography”, 2025 ed.)

The Gist AI Editor

The Global Overview

Sintonia transpacifica

La nuova amministrazione giapponese sembra aver trovato la chiave giusta per un dialogo con Washington. Durante l’incontro tra il neo-premier Sanae Takaichi e il Presidente Donald Trump, l’approccio pragmatico del Giappone ha portato alla promessa di una “età dell’oro” per l’alleanza strategica tra i due paesi. Al centro dei colloqui, non solo il commercio, ma anche la cooperazione su minerali critici, un settore fondamentale per le catene di approvvigionamento globali. A mio avviso, questa mossa dimostra una diplomazia astuta, focalizzata sugli interessi nazionali e sulla stabilità regionale piuttosto che su posture ideologiche.

La grande muraglia dei chip

Pechino accelera sulla propria indipendenza tecnologica, invocando “misure straordinarie” per colmare il divario nella produzione di semiconduttori. Questa spinta verso “l’autosufficienza tecnologica” è una chiara risposta alle restrizioni commerciali e precede un importante incontro tra Xi Jinping e Donald Trump. Sebbene la determinazione statale possa mobilitare ingenti risorse, la storia dell’innovazione suggerisce che le vere scoperte fioriscono più facilmente in ecosistemi aperti e competitivi, non attraverso direttive centralizzate. La libertà di sperimentare, fallire e competere rimane il motore più potente del progresso.

Il quadro geopolitico è in continua evoluzione; vi aspetto alla prossima edizione di The Gist per nuovi aggiornamenti.

The European Perspective

Venti di guerra in Medio Oriente

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato “attacchi intensivi” nella Striscia di Gaza, mettendo a dura prova la tregua in vigore. Questa escalation militare riaccende i timori per una destabilizzazione su larga scala in una regione cruciale per gli equilibri globali. Dal mio punto di vista, l’instabilità qui non è mai un evento lontano; le sue onde d’urto, che si tratti di sicurezza o di flussi migratori, raggiungono inevitabilmente le coste europee.

Il protezionismo muscolare di Trump

Dall’altra parte del mondo, il presidente Donald Trump, parlando dalla portaerei USS George Washington, ha ribadito la sua visione che lega strettamente l’agenda commerciale agli obiettivi militari, annunciando un investimento di Toyota da 10 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Questo approccio, che subordina il libero scambio a una logica di potenza nazionale, rappresenta una sfida diretta all’ordine commerciale globale da cui l’Europa ha tratto enormi benefici. L’idea che le alleanze militari debbano servire a proteggere interessi economici nazionali mi pare un sentiero scivoloso.

Energia e sicurezza, il doppio volto dell’Europa

Nel frattempo, il nostro continente affronta le sue contraddizioni. In Germania, un tribunale ha confermato l’ergastolo per un cittadino russo responsabile dell’omicidio di due soldati ucraini, un crudo promemoria di come il conflitto si estenda ben oltre i suoi confini. Eppure, sul fronte energetico, arriva un segnale positivo: l’Indice Gas Italia (IGI), un riferimento per il prezzo all’ingrosso del gas nel nostro paese, è sceso nettamente a 32,86 euro per megawattora. Questo calo offre una boccata d’ossigeno a famiglie e imprese, dimostrando la resilienza dei mercati anche in tempi incerti.

Restate sintonizzati su The Gist per seguire come queste dinamiche si evolveranno.


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