COP30: un vertice sul clima all’ombra del disimpegno
Al via a Belém, in Brasile, il summit sul clima COP30, ma le tensioni geopolitiche e l’assenza di un’azione decisa da parte degli USA di Trump ne minano le fondamenta. Questa defezione sposta un onere sproporzionato su altre economie avanzate, in un momento in cui i Paesi in via di sviluppo chiedono a gran voce un’accelerazione dei finanziamenti per la transizione energetica, puntando a mobilitare almeno 1,3 trilioni di dollari all’anno. Personalmente, vedo con scetticismo i grandi consessi internazionali quando attori chiave si sottraggono, temendo che la retorica prevalga sull’efficacia e che le soluzioni basate sul mercato e sull’innovazione vengano messe in secondo piano.
L’ascesa inarrestabile dell’intelligenza artificiale
Mentre la politica fatica, l’innovazione corre. L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) si sta rivelando un potente motore per la crescita dei ricavi aziendali. Le ricerche dimostrano che le imprese che integrano l’AI, in particolare quella generativa, segnalano un ritorno sull’investimento (ROI) di 3,7 volte per ogni dollaro speso. A mio avviso, questo non è solo un progresso tecnologico, ma un cambiamento di paradigma che premia l’efficienza e la personalizzazione. Le aziende che sfruttano i dati per prendere decisioni strategiche stanno creando un vantaggio competitivo difficilmente colmabile.
Le sfide economiche del Dragone
Contrariamente alla narrazione di un’ascesa inarrestabile, la Cina affronta venti contrari significativi. Rallentamento della produttività, debito elevato, crisi del settore immobiliare e invecchiamento della popolazione sono sfide strutturali che, secondo la Banca Mondiale, modereranno la crescita del PIL al 4,5% nel 2025. Anche le tensioni commerciali e l’incertezza politica pesano sugli investimenti e sulla domanda interna. Ritengo che questi dati impongano una visione più sfumata del riassetto economico globale, lontano da previsioni di un’egemonia scontata.
Tanzania: quando l’economia infiamma la piazza
In Tanzania, la protesta della Generazione Z contro il carovita e la stretta autoritaria della presidente Samia Suluhu Hassan dimostra come le difficoltà economiche possano catalizzare la richiesta di libertà. La violenta repressione del dissenso, scaturito da elezioni contestate, ha causato centinaia di vittime secondo l’opposizione e osservatori internazionali, evidenziando una profonda crisi di legittimità. Questa situazione, a mio parere, è un chiaro monito: la stabilità economica e la partecipazione civica sono due facce della stessa medaglia.
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