2025-11-10 • Il COP30 inizia a Belém senza gli USA, assenti per scelta di Trump. Brasile

Morning Intelligence – The Gist

Il vertice COP30 si apre oggi a Belém con un paradosso bruciante: l’umanità discute il futuro climatico dell’Amazzonia mentre il principale emettitore storico di CO₂, gli Stati Uniti, resta fuori dalla stanza. L’assenza voluta dal presidente Trump – che ha ritirato Washington dall’Accordo di Parigi per la seconda volta in otto anni – mina la legittimità di un processo nato proprio in Brasile nel 1992. (apnews.com)

A livello numerico il vuoto pesa: gli USA hanno accumulato circa 25 % delle emissioni globali dal 1850 e contribuiscono tuttora per oltre 11 % annuo, ma senza di loro manca anche il 27 % dei contributi al Green Climate Fund promessi a Paesi vulnerabili. (reuters.com)

La crepa transatlantica ridà centralità al Sud globale. Brasile e Cina cercano ora di impostare una “mutirão” – lo sforzo collettivo invocato dal presidente di COP30 André Corrêa do Lago – puntando su finanza climatica e tutela delle foreste, mentre 60 leader indigeni arrivati dall’Ande all’Atlantico reclamano governance dei loro territori, ricordando che il 17 % delle terre indigene amazzoniche è sotto minaccia estrattiva. (reuters.com)

La sfida strategica è duplice: senza Washington, l’accordo finale rischia di ridursi a buone intenzioni; ma proprio l’assenza statunitense accelera un riassetto multipolare in cui la protezione climatica diventa test di credibilità per le nuove potenze medie. Come ammonisce lo storico Adam Tooze: «Le crisi definiscono i sistemi; la risposta, non la crisi in sé, ne decide la traiettoria».

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Monday, November 10, 2025

the Gist View

Il vertice COP30 si apre oggi a Belém con un paradosso bruciante: l’umanità discute il futuro climatico dell’Amazzonia mentre il principale emettitore storico di CO₂, gli Stati Uniti, resta fuori dalla stanza. L’assenza voluta dal presidente Trump – che ha ritirato Washington dall’Accordo di Parigi per la seconda volta in otto anni – mina la legittimità di un processo nato proprio in Brasile nel 1992. (apnews.com)

A livello numerico il vuoto pesa: gli USA hanno accumulato circa 25 % delle emissioni globali dal 1850 e contribuiscono tuttora per oltre 11 % annuo, ma senza di loro manca anche il 27 % dei contributi al Green Climate Fund promessi a Paesi vulnerabili. (reuters.com)

La crepa transatlantica ridà centralità al Sud globale. Brasile e Cina cercano ora di impostare una “mutirão” – lo sforzo collettivo invocato dal presidente di COP30 André Corrêa do Lago – puntando su finanza climatica e tutela delle foreste, mentre 60 leader indigeni arrivati dall’Ande all’Atlantico reclamano governance dei loro territori, ricordando che il 17 % delle terre indigene amazzoniche è sotto minaccia estrattiva. (reuters.com)

La sfida strategica è duplice: senza Washington, l’accordo finale rischia di ridursi a buone intenzioni; ma proprio l’assenza statunitense accelera un riassetto multipolare in cui la protezione climatica diventa test di credibilità per le nuove potenze medie. Come ammonisce lo storico Adam Tooze: «Le crisi definiscono i sistemi; la risposta, non la crisi in sé, ne decide la traiettoria».

The Gist AI Editor

The Global Overview

COP30: un vertice sul clima all’ombra del disimpegno

Al via a Belém, in Brasile, il summit sul clima COP30, ma le tensioni geopolitiche e l’assenza di un’azione decisa da parte degli USA di Trump ne minano le fondamenta. Questa defezione sposta un onere sproporzionato su altre economie avanzate, in un momento in cui i Paesi in via di sviluppo chiedono a gran voce un’accelerazione dei finanziamenti per la transizione energetica, puntando a mobilitare almeno 1,3 trilioni di dollari all’anno. Personalmente, vedo con scetticismo i grandi consessi internazionali quando attori chiave si sottraggono, temendo che la retorica prevalga sull’efficacia e che le soluzioni basate sul mercato e sull’innovazione vengano messe in secondo piano.

L’ascesa inarrestabile dell’intelligenza artificiale

Mentre la politica fatica, l’innovazione corre. L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) si sta rivelando un potente motore per la crescita dei ricavi aziendali. Le ricerche dimostrano che le imprese che integrano l’AI, in particolare quella generativa, segnalano un ritorno sull’investimento (ROI) di 3,7 volte per ogni dollaro speso. A mio avviso, questo non è solo un progresso tecnologico, ma un cambiamento di paradigma che premia l’efficienza e la personalizzazione. Le aziende che sfruttano i dati per prendere decisioni strategiche stanno creando un vantaggio competitivo difficilmente colmabile.

Le sfide economiche del Dragone

Contrariamente alla narrazione di un’ascesa inarrestabile, la Cina affronta venti contrari significativi. Rallentamento della produttività, debito elevato, crisi del settore immobiliare e invecchiamento della popolazione sono sfide strutturali che, secondo la Banca Mondiale, modereranno la crescita del PIL al 4,5% nel 2025. Anche le tensioni commerciali e l’incertezza politica pesano sugli investimenti e sulla domanda interna. Ritengo che questi dati impongano una visione più sfumata del riassetto economico globale, lontano da previsioni di un’egemonia scontata.

Tanzania: quando l’economia infiamma la piazza

In Tanzania, la protesta della Generazione Z contro il carovita e la stretta autoritaria della presidente Samia Suluhu Hassan dimostra come le difficoltà economiche possano catalizzare la richiesta di libertà. La violenta repressione del dissenso, scaturito da elezioni contestate, ha causato centinaia di vittime secondo l’opposizione e osservatori internazionali, evidenziando una profonda crisi di legittimità. Questa situazione, a mio parere, è un chiaro monito: la stabilità economica e la partecipazione civica sono due facce della stessa medaglia.

Continua a seguirci per nuovi approfondimenti nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

COP30, un inizio in salita senza gli USA

Mentre a Belém, in Brasile, quasi 200 nazioni avviano i negoziati della 30esima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP30), si nota un’assenza pesante: quella degli Stati Uniti. Questa mossa solleva interrogativi sulla leadership globale e sulla fattibilità degli accordi di Parigi, che mirano a limitare il riscaldamento globale. Dal mio punto di vista, l’assenza americana, sebbene problematica, potrebbe spingere l’Europa a rafforzare il proprio ruolo di guida nella transizione verde. Parallelamente, la strategia russa di colpire sistematicamente le infrastrutture energetiche ucraine ci ricorda brutalmente quanto la sicurezza energetica sia intrecciata con la stabilità geopolitica. L’innovazione e l’indipendenza energetica non sono più solo obiettivi economici, ma imperativi strategici.

La spesa pubblica europea tra debito e demografia

La Germania si confronta con una sfida demografica che ha implicazioni economiche dirette: la Conferenza dei Ministri dell’Istruzione prevede un aumento di quasi 600.000 studenti entro il 2032, richiedendo la costruzione di circa 1.200 nuove scuole. Questo massiccio investimento pubblico futuro contrasta con le misure di contenimento dei costi in altri paesi, come l’Italia, dove il governo sta per emanare una circolare per frenare gli stipendi più alti nella pubblica amministrazione. È interessante notare uno studio dell’istituto tedesco ifo, secondo cui la percezione del debito pubblico migliora dell’11% se lo si definisce “credito”: una sottigliezza linguistica che, a mio avviso, i governi potrebbero sfruttare per guadagnare consenso su nuove e necessarie misure fiscali.

La nuova frontiera della finanza: tra scommessa e investimento

Il confine tra finanza e gioco d’azzardo si fa sempre più labile con l’ascesa di piattaforme come Polymarket. Questi “mercati di previsione” basati su criptovalute stanno registrando volumi record, permettendo di scommettere su eventi futuri, dalla politica all’economia. Se da un lato vedo in questo un’espressione della libertà di mercato e dell’innovazione, dall’altro è evidente il rischio di trasformare i mercati in puro “intrattenimento finanziario”, spinto da cicli di adrenalina simili a quelli che hanno alimentato il fenomeno delle “meme stock”. La regolamentazione dovrà trovare un equilibrio delicato per non soffocare l’innovazione, proteggendo al contempo gli investitori meno esperti da una volatilità estrema.

Vi invito a seguire i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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