2025-11-14 • La crescita USA sarà inferiore all’1,9% previsto: paralisi federale di

Morning Intelligence – The Gist

La notizia più densa delle ultime 24 ore è la conferma, da parte del FMI, che la crescita USA nel quarto trimestre sarà inferiore all’1,9 % stimato a ottobre: la paralisi federale di 43 giorni ha oscurato i dati macro, costringendo il Fondo a rinviare la missione Article IV e lasciando la Fed «a navigare a vista» fra taglio dei tassi e inflazione ancora ostinata.(reuters.com)

Dall’inizio del secolo non si ricordava una combinazione simile di blackout statistico e debolezza della domanda interna. La produttività già fiacca, gli afflussi migratori ridotti e il nuovo regime tariffario hanno tolto 1,5 punti di PIL nel solo trimestre, mentre 1,25 milioni di dipendenti federali senza stipendio e 10 000 voli cancellati hanno congelato consumi e logistica. Il FMI prevede un rimbalzo tecnico nel 2026, ma la fiducia nei numeri ufficiali—pilastro della governance globale—esce gravemente incrinata.

Osserviamo un paradosso: Washington, che guida il G20 nel 2026, si presenta con statistiche monche proprio mentre invoca trasparenza ai partner. Storicamente, dopo lo shutdown del 1995 il PIL recuperò in due trimestri; oggi, con mercati più algoritmici e supply-chain più fragili, l’assenza di dati moltiplica la volatilità. Chi opera sui mercati globali dovrà ormai integrare dataset privati e metriche alternative: un cambio strutturale, non un’interruzione passeggera.

«Non esiste il libero mercato; ogni mercato è plasmato dalle scelte politiche» ricorda l’economista Mariana Mazzucato (Mission Economy, 2021). La lezione per gli investitori è chiara: quando la politica chiude gli uffici di statistica, anche il prezzo del rischio diventa un atto politico.

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Friday, November 14, 2025

the Gist View

La notizia più densa delle ultime 24 ore è la conferma, da parte del FMI, che la crescita USA nel quarto trimestre sarà inferiore all’1,9 % stimato a ottobre: la paralisi federale di 43 giorni ha oscurato i dati macro, costringendo il Fondo a rinviare la missione Article IV e lasciando la Fed «a navigare a vista» fra taglio dei tassi e inflazione ancora ostinata.(reuters.com)

Dall’inizio del secolo non si ricordava una combinazione simile di blackout statistico e debolezza della domanda interna. La produttività già fiacca, gli afflussi migratori ridotti e il nuovo regime tariffario hanno tolto 1,5 punti di PIL nel solo trimestre, mentre 1,25 milioni di dipendenti federali senza stipendio e 10 000 voli cancellati hanno congelato consumi e logistica. Il FMI prevede un rimbalzo tecnico nel 2026, ma la fiducia nei numeri ufficiali—pilastro della governance globale—esce gravemente incrinata.

Osserviamo un paradosso: Washington, che guida il G20 nel 2026, si presenta con statistiche monche proprio mentre invoca trasparenza ai partner. Storicamente, dopo lo shutdown del 1995 il PIL recuperò in due trimestri; oggi, con mercati più algoritmici e supply-chain più fragili, l’assenza di dati moltiplica la volatilità. Chi opera sui mercati globali dovrà ormai integrare dataset privati e metriche alternative: un cambio strutturale, non un’interruzione passeggera.

«Non esiste il libero mercato; ogni mercato è plasmato dalle scelte politiche» ricorda l’economista Mariana Mazzucato (Mission Economy, 2021). La lezione per gli investitori è chiara: quando la politica chiude gli uffici di statistica, anche il prezzo del rischio diventa un atto politico.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Correzione sull’Intelligenza Artificiale

I mercati globali estendono il sell-off, con i titoli legati all’intelligenza artificiale in Asia a guidare la discesa. Nomi come SoftBank, SK Hynix e Samsung hanno registrato cali significativi. A mio avviso, questa non è una sorpresa, ma una salutare correzione dopo mesi di euforia spesso slegata dai fondamentali economici. L’innovazione richiede investimenti, ma i mercati hanno il compito di separare le promesse dalla redditività. La volatilità attuale è il primo segnale di questo processo di selezione.

Giganti dei Media in Lizza

Negli Stati Uniti, la potenziale vendita di Warner Bros. Discovery sta scatenando una battaglia tra titani. Paramount, Comcast e Netflix sono tra i nomi che preparano le offerte, segnalando un’ulteriore ondata di consolidamento nel settore. Se da un lato una minore concorrenza solleva interrogativi, dall’altro riflette la spietata realtà economica dello streaming. Le aziende cercano disperatamente economie di scala per sopravvivere in un mercato saturo; una dinamica prevedibile, anche se non priva di rischi.

Democrazia e Volatilità

Il rialzo del prezzo del petrolio riflette non solo aggiustamenti tecnici, ma anche un’incertezza di fondo. Un sondaggio di Ipsos rivela un dato allarmante: quasi la metà degli elettori nel mondo occidentale ritiene che la democrazia sia in crisi. Questa disillusione politica è un fattore di rischio sistemico che i mercati non possono ignorare. La stabilità del libero scambio dipende da istituzioni prevedibili; quando la fiducia in questi pilastri vacilla, la volatilità diventa la nuova normalità.

Per capire dove ci porteranno queste dinamiche, l’appuntamento è alla prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

L’Europa In-Regolata?

Mentre Siemens celebra un anno da record, il suo CEO, Roland Busch, lancia un monito che dovrebbe risuonare nei corridoi di Bruxelles. Nonostante l’azienda stia prosperando, in parte grazie alla vendita della divisione Innomotics, e pianifichi massicci investimenti nell’intelligenza artificiale, Busch critica apertamente l’iper-regolamentazione europea, definendola “l’opposto di ciò di cui abbiamo bisogno”. Dal mio punto di vista, questa non è la lamentela isolata di un manager, ma il sintomo di un malessere diffuso: quando la burocrazia soffoca l’innovazione, l’intero continente rischia di perdere il passo. L’agilità e la libertà di sperimentare sono il motore della crescita, non le scartoffie.

Il Conto Salato del Carbonio

Sul fronte climatico, i dati sono impietosi. Un’analisi presentata alla COP30, il vertice globale sul clima, prevede che le emissioni di gas serra raggiungeranno il record di 38,1 miliardi di tonnellate nel 2025. Questa cifra non è solo un numero, ma la misura di un fallimento collettivo a dieci anni dall’Accordo di Parigi. Per i mercati europei, significa una crescente pressione su industrie e consumatori, con probabili aumenti dei costi legati al carbonio. La transizione ecologica è inevitabile, ma deve essere guidata dall’innovazione e da soluzioni di mercato efficienti, non da un dirigismo che penalizza l’economia senza garantire risultati concreti.

Il Soft Power come Export

In un contesto di sfide economiche, l’industria creativa italiana offre una boccata d’ossigeno. La nutrita delegazione di produttori e distributori presenti all’American Film Market di Los Angeles testimonia la vitalità del nostro settore audiovisivo. Questo evento non è una semplice passerella, ma un mercato globale dove la creatività si trasforma in export e posti di lavoro. È la dimostrazione che l’ingegno europeo, quando lasciato libero di competere, può affermarsi con forza a livello mondiale, costruendo ponti culturali ed economici. A mio avviso, è un promemoria del valore inestimabile dell’imprenditorialità e del commercio globale.

Vi invito a seguire i prossimi sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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