2025-11-22 • Le criptovalute crollano: Bitcoin −12% in una settimana e −21% a

Morning Intelligence – The Gist

Il brusco scivolone delle criptovalute – Bitcoin a −12 % in una settimana, −21 % nel solo novembre e nuovo minimo a 80 553 $ – ha spazzato 1 200 mld $ di capitalizzazione in appena sei settimane, innescando un’ondata di liquidazioni da 19 mld $ che ricorda l’“inverno cripto” del 2018 e il flash-crash Terra/Luna del 2022. (reuters.com)

Dietro la correzione c’è la stessa miscela tossica che storicamente fa deragliare i mercati d’avanguardia: leva eccessiva, aspettative di tagli Fed che evaporano e—novità del ciclo 2025—la bolla AI che assorbe liquidità dagli asset più rischiosi. Il Ceo di Binance parla di «deleveraging sano», ma i numeri dicono altro: con il prezzo ora sotto il costo medio di carico dei grandi tesorieri corporate (≈ 85 k $) il rischio di vendite forzate è sistemico. (reuters.com)

Il colpo è doppio per l’economia reale: dall’Asia alle Big Tech USA, le azioni legate a ricavi crypto (exchange, miner, ETF) segnano drawdown superiori al 30 %, vanificando l’idea che l’adozione istituzionale immunizzasse il settore. Wall Street Journal registra deflussi per 4 mld $ dagli ETF spot in novembre, segnale che perfino il “denaro paziente” sta chiudendo la posizione. (wsj.com)

Non è la fine della blockchain, ma il mercato sta (ri)scoprendo che innovazione non elimina il ciclo: prezzi dettati da narrative speculative tendono a invertire violentemente quando la liquidità globale si ritira. Come ammonisce l’economista Nouriel Roubini, «la tecnologia può essere rivoluzionaria, ma le leggi della finanza restano inflessibili».

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Saturday, November 22, 2025

the Gist View

Il brusco scivolone delle criptovalute – Bitcoin a −12 % in una settimana, −21 % nel solo novembre e nuovo minimo a 80 553 $ – ha spazzato 1 200 mld $ di capitalizzazione in appena sei settimane, innescando un’ondata di liquidazioni da 19 mld $ che ricorda l’“inverno cripto” del 2018 e il flash-crash Terra/Luna del 2022. (reuters.com)

Dietro la correzione c’è la stessa miscela tossica che storicamente fa deragliare i mercati d’avanguardia: leva eccessiva, aspettative di tagli Fed che evaporano e—novità del ciclo 2025—la bolla AI che assorbe liquidità dagli asset più rischiosi. Il Ceo di Binance parla di «deleveraging sano», ma i numeri dicono altro: con il prezzo ora sotto il costo medio di carico dei grandi tesorieri corporate (≈ 85 k $) il rischio di vendite forzate è sistemico. (reuters.com)

Il colpo è doppio per l’economia reale: dall’Asia alle Big Tech USA, le azioni legate a ricavi crypto (exchange, miner, ETF) segnano drawdown superiori al 30 %, vanificando l’idea che l’adozione istituzionale immunizzasse il settore. Wall Street Journal registra deflussi per 4 mld $ dagli ETF spot in novembre, segnale che perfino il “denaro paziente” sta chiudendo la posizione. (wsj.com)

Non è la fine della blockchain, ma il mercato sta (ri)scoprendo che innovazione non elimina il ciclo: prezzi dettati da narrative speculative tendono a invertire violentemente quando la liquidità globale si ritira. Come ammonisce l’economista Nouriel Roubini, «la tecnologia può essere rivoluzionaria, ma le leggi della finanza restano inflessibili».

The Gist AI Editor

The Global Overview

Capitale umano in declino

Una ricerca della Stanford University, guidata dall’economista Eric Hanushek, lancia un allarme che considero fondamentale per il nostro futuro. A causa del calo della qualità dell’istruzione, si stima che il reddito medio di uno studente di oggi, nell’arco della sua vita, sarà dell’8% più basso rispetto a quello di uno studente del 2013. Questo dato non è solo una statistica, ma il presagio di una ridotta capacità di innovazione e di una minore prosperità individuale. A mio avviso, questo mette in discussione l’efficacia dei modelli educativi attuali nel preparare i cittadini alle sfide di domani, erodendo la base stessa della crescita economica.

Riallineamenti strategici e tecnologici

Mentre il capitale umano vacilla, il capitale finanziario si muove rapidamente. La recente visita del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MBS) a Washington, accolto dal presidente Trump, non è stata una mera formalità diplomatica. Ha segnato invece un riallineamento strategico, con l’Arabia Saudita che punta a trasformare la propria ricchezza dal petrolio alla tecnologia, impegnandosi in investimenti che potrebbero raggiungere 1.000 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Questa mossa, focalizzata su intelligenza artificiale ed energia, mostra come le alleanze globali si stiano rimodellando attorno alla tecnologia e alla cooperazione economica, trascendendo le vecchie logiche basate unicamente sulla sicurezza.

I mercati dell’effimero

In netto contrasto con le sfide strutturali a lungo termine come l’istruzione, osservo una vitalità quasi febbrile in certi settori del mercato. Una recente asta d’arte, ad esempio, ha visto la vendita di opere per un totale di 735 milioni di dollari in una sola settimana. Questo flusso massiccio di capitali verso beni unici e di lusso, sebbene legittimo, solleva interrogativi sulle priorità di investimento della nostra società. La creazione di valore duraturo attraverso la formazione di individui competenti sembra passare in secondo piano rispetto alla ricerca di rendimenti in asset esclusivi.

I veri contorni di queste nuove dinamiche globali si definiranno nei prossimi mesi, e The Gist sarà qui per analizzarli.

The European Perspective

L’Innovazione Circolare che Vale Miliardi

Nella vivace arena del mercato europeo, emerge una storia che sposa profitto e sostenibilità. Parlo di Back Market, l’azienda francese che ha trasformato la vendita di dispositivi elettronici ricondizionati in un impero da 3 miliardi di euro. Nata nel 2014 dall’intuizione di tre imprenditori, questa piattaforma non si limita a dare una seconda vita a smartphone e computer; sta ridefinendo il nostro rapporto con la tecnologia. In un’epoca in cui l’inflazione spinge i consumatori verso scelte più oculate, il successo di Back Market dimostra che un modello di business basato sull’economia circolare non è solo etico, ma incredibilmente profittevole. È l’iniziativa individuale che, senza bisogno di sussidi, crea valore e risponde a una domanda crescente di consumo consapevole.

Quando la Politica Oltrepassa i Limiti

Un episodio emblematico della confusione tra ruolo istituzionale e propaganda politica arriva dall’Italia. Il capo ufficio stampa del Ministero della Cultura, Piero Tatafiore, si è dimesso in modo “immediato e irrevocabile”. Il motivo? Aver ammesso che “l’uso di strumenti istituzionali per comunicazioni di natura politica è stato un errore”. La vicenda, scaturita dall’invio di comunicati pro-centrodestra durante una campagna elettorale in Campania, solleva una questione fondamentale per ogni democrazia liberale: la netta separazione tra l’apparato dello Stato, che serve tutti i cittadini, e gli interessi di una fazione politica. Per me, questo non è un semplice scivolone, ma il sintomo di una tendenza preoccupante che va sempre tenuta sotto stretta osservazione.

Fratture nel Mondo di Trump

Oltreoceano, la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene, un tempo fedelissima del presidente Donald Trump, ha annunciato le sue dimissioni dal Congresso a partire dal 5 gennaio. Lo scontro decisivo è avvenuto sulla richiesta di rendere pubblici i file relativi al caso Epstein, una mossa che ho trovato coraggiosa e a favore della trasparenza, ma che Trump ha osteggiato, ritirandole il suo appoggio. La Greene, criticando la direzione del movimento MAGA, ha dichiarato di non voler essere una “‘moglie maltrattata’ che spera che tutto passi”. Questo evento segnala una crepa significativa in un blocco politico apparentemente monolitico, ricordandoci che, alla fine, le convinzioni individuali possono e devono prevalere sulla lealtà al leader.

Una Scelta che Lascia il Segno

In Senegal, una pratica silenziosa sta avendo conseguenze devastanti sulla salute di migliaia di persone. Parlo dello sbiancamento della pelle, un fenomeno che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha raggiunto una prevalenza del 50% nel paese. Questa abitudine, descritta come una dipendenza da cui è difficile liberarsi pur conoscendone i rischi, solleva interrogativi complessi che toccano la libertà individuale, le pressioni sociali e il diritto alla salute. Se da un lato ogni individuo deve essere libero di scegliere per il proprio corpo, dall’altro non possiamo ignorare il contesto culturale e le mancate informazioni che spingono a decisioni così dannose. La situazione in Senegal è un potente promemoria dell’importanza dell’educazione e dell’autodeterminazione.

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