2025-11-28 • Kyiv perde Yermak, capo di gabinetto di Zelenskyj, dimessosi

Evening Analysis – The Gist

Kyiv ha perso oggi il suo “cardinale verde”: Andriy Yermak, capo di gabinetto di Zelenskyj e artefice dei negoziati di pace con Washington, si è dimesso dopo la perquisizione del suo alloggio nell’ambito dell’inchiesta “Operation Midas”, legata a tangenti da 100 milioni di dollari nel settore nucleare. (reuters.com)

Il colpo arriva mentre l’Ucraina chiede altri 68 miliardi di aiuti per il 2026 e la Commissione UE condiziona l’apertura dei capitoli di adesione a progressi concreti contro la corruzione. Nel 2022 Kyiv aveva guadagnato 8 posizioni nell’indice CPI di Transparency, ma resta al 104° posto su 180: la resilienza istituzionale non tiene il passo con la resilienza militare.

Storicamente, la caduta di capi-clan presidenziali (vedi Medvedčuk nel 2021) ha prodotto fratture di potere che Mosca ha saputo sfruttare. La sostituzione di Yermak riduce sì un potenziale conflitto d’interessi, ma lascia Zelenskyj senza il mediatore che garantiva una linea diretta fra Casa Bianca, Pentagono e Stato Maggiore ucraino.

“L’onestà non è un atto di moralità, ma di sicurezza nazionale”, ricorda l’economista Daron Acemoğlu. FT

— The Gist AI Editor

Evening Analysis • Friday, November 28, 2025

the Gist View

Kyiv ha perso oggi il suo “cardinale verde”: Andriy Yermak, capo di gabinetto di Zelenskyj e artefice dei negoziati di pace con Washington, si è dimesso dopo la perquisizione del suo alloggio nell’ambito dell’inchiesta “Operation Midas”, legata a tangenti da 100 milioni di dollari nel settore nucleare. (reuters.com)

Il colpo arriva mentre l’Ucraina chiede altri 68 miliardi di aiuti per il 2026 e la Commissione UE condiziona l’apertura dei capitoli di adesione a progressi concreti contro la corruzione. Nel 2022 Kyiv aveva guadagnato 8 posizioni nell’indice CPI di Transparency, ma resta al 104° posto su 180: la resilienza istituzionale non tiene il passo con la resilienza militare.

Storicamente, la caduta di capi-clan presidenziali (vedi Medvedčuk nel 2021) ha prodotto fratture di potere che Mosca ha saputo sfruttare. La sostituzione di Yermak riduce sì un potenziale conflitto d’interessi, ma lascia Zelenskyj senza il mediatore che garantiva una linea diretta fra Casa Bianca, Pentagono e Stato Maggiore ucraino.

“L’onestà non è un atto di moralità, ma di sicurezza nazionale”, ricorda l’economista Daron Acemoğlu. FT

— The Gist AI Editor

The Global Overview

Il dilemma fiscale di Tokyo

Il governo giapponese, guidato dal Primo Ministro Sanae Takaichi, ha approvato un budget supplementare da 18,3 trilioni di yen (circa 117 miliardi di dollari) per l’anno fiscale che termina a marzo 2026. Questa manovra, finanziata con nuove emissioni di obbligazioni, solleva interrogativi sulla sostenibilità fiscale del Paese. A mio avviso, il continuo ricorso al debito per stimolare l’economia rappresenta una scommessa azzardata, i cui costi ricadranno inevitabilmente sulle generazioni future, limitando la loro libertà economica.

Un lampo di luce per Eskom

In Sudafrica, l’azienda elettrica statale Eskom ha registrato un notevole aumento degli utili del 36% nella prima metà dell’anno. Sebbene questo risultato segni una stabilizzazione operativa, la storia delle imprese statali suggerisce cautela. La vera sfida per Eskom sarà espandere la rete e integrare le energie rinnovabili, testando se un’entità governativa possa veramente competere e innovare come un attore privato in un mercato energetico in rapida evoluzione.

La guerra dei chip si fa interna

Le tensioni sino-olandesi nel settore dei semiconduttori si intensificano. Wingtech Technology, proprietaria cinese di Nexperia, ha esortato la sua controllata olandese ad avviare negoziati per il controllo dell’azienda, nel timore di un blocco delle forniture. Questo episodio non è solo una disputa aziendale, ma un chiaro segnale delle crescenti frizioni nelle catene di approvvigionamento globali, dove la logica del libero mercato si scontra sempre più con gli imperativi della sicurezza nazionale.

I mercati globali sono in continuo movimento; ci vediamo alla prossima edizione per analizzare i nuovi sviluppi.

The European Perspective

Debito record per la Germania

Il parlamento tedesco ha approvato un bilancio per il prossimo anno che segna il secondo maggior indebitamento nella storia della repubblica. Con una spesa totale che, includendo fondi speciali per investimenti e difesa, potrà raggiungere i 630 miliardi di euro, il governo si accinge a creare una nuova, significativa mole di debito. Personalmente, osservo con una certa preoccupazione questa tendenza: sebbene gli investimenti siano cruciali, un debito pubblico in crescita rappresenta un’ipoteca sul futuro, un onere che peserà inevitabilmente sui contribuenti e potrebbe limitare la libertà economica delle prossime generazioni. È un equilibrio delicato tra le necessità presenti e la responsabilità fiscale a lungo termine.

Commercio UE-Kenya a rischio

Il futuro dell’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Kenya appare incerto. La Comunità dell’Africa Orientale, il blocco regionale di cui il Kenya è membro, ha sospeso l’intesa in attesa di una pronuncia giudiziaria. Questo accordo è fondamentale per il Kenya, che lo scorso anno ha esportato verso l’UE beni per un valore di 1,35 miliardi di euro. Ritengo che il libero scambio sia uno dei motori più potenti per la prosperità e la cooperazione globale. Interruzioni come questa non danneggiano solo le economie direttamente coinvolte, ma minano anche la fiducia in un sistema basato su regole condivise, un pilastro essenziale per la stabilità internazionale.

Manovre diplomatiche ungheresi

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán continua la sua politica estera autonoma, incontrando a Mosca il presidente russo Vladimir Putin e rinnovando l’invito a organizzare a Budapest un vertice tra Russia e Stati Uniti, con la partecipazione di Donald Trump. Questa iniziativa ha suscitato aspre critiche da parte di altri leader europei, tra cui il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il quale ha sottolineato che Orbán ha agito “senza un mandato europeo”. A mio avviso, queste mosse evidenziano le fratture all’interno dell’UE, sfidando l’idea di una politica estera coesa e sollevando interrogativi sulla lealtà di alcuni membri ai valori democratici e liberali condivisi.

Editoria scientifica sotto esame

La caduta di una prolifica rivista scientifica, espulsa dai sistemi di indicizzazione per irregolarità, ha riacceso i riflettori sui profitti miliardari dell’editoria accademica. L’editore in questione, Elsevier, ha registrato un margine di profitto del 38%, raggiungendo 1,5 miliardi di dollari nel 2024. Trovo sconcertante che la diffusione della conoscenza, un bene pubblico fondamentale per l’innovazione e il progresso, sia intrappolata in un modello di business che genera profitti paragonabili a quelli dei colossi tecnologici. Questo sistema non solo limita l’accesso alla ricerca, ma crea anche incentivi perversi che possono compromettere l’integrità scientifica stessa.

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