Debito record per la Germania
Il parlamento tedesco ha approvato un bilancio per il prossimo anno che segna il secondo maggior indebitamento nella storia della repubblica. Con una spesa totale che, includendo fondi speciali per investimenti e difesa, potrà raggiungere i 630 miliardi di euro, il governo si accinge a creare una nuova, significativa mole di debito. Personalmente, osservo con una certa preoccupazione questa tendenza: sebbene gli investimenti siano cruciali, un debito pubblico in crescita rappresenta un’ipoteca sul futuro, un onere che peserà inevitabilmente sui contribuenti e potrebbe limitare la libertà economica delle prossime generazioni. È un equilibrio delicato tra le necessità presenti e la responsabilità fiscale a lungo termine.
Commercio UE-Kenya a rischio
Il futuro dell’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Kenya appare incerto. La Comunità dell’Africa Orientale, il blocco regionale di cui il Kenya è membro, ha sospeso l’intesa in attesa di una pronuncia giudiziaria. Questo accordo è fondamentale per il Kenya, che lo scorso anno ha esportato verso l’UE beni per un valore di 1,35 miliardi di euro. Ritengo che il libero scambio sia uno dei motori più potenti per la prosperità e la cooperazione globale. Interruzioni come questa non danneggiano solo le economie direttamente coinvolte, ma minano anche la fiducia in un sistema basato su regole condivise, un pilastro essenziale per la stabilità internazionale.
Manovre diplomatiche ungheresi
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán continua la sua politica estera autonoma, incontrando a Mosca il presidente russo Vladimir Putin e rinnovando l’invito a organizzare a Budapest un vertice tra Russia e Stati Uniti, con la partecipazione di Donald Trump. Questa iniziativa ha suscitato aspre critiche da parte di altri leader europei, tra cui il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il quale ha sottolineato che Orbán ha agito “senza un mandato europeo”. A mio avviso, queste mosse evidenziano le fratture all’interno dell’UE, sfidando l’idea di una politica estera coesa e sollevando interrogativi sulla lealtà di alcuni membri ai valori democratici e liberali condivisi.
Editoria scientifica sotto esame
La caduta di una prolifica rivista scientifica, espulsa dai sistemi di indicizzazione per irregolarità, ha riacceso i riflettori sui profitti miliardari dell’editoria accademica. L’editore in questione, Elsevier, ha registrato un margine di profitto del 38%, raggiungendo 1,5 miliardi di dollari nel 2024. Trovo sconcertante che la diffusione della conoscenza, un bene pubblico fondamentale per l’innovazione e il progresso, sia intrappolata in un modello di business che genera profitti paragonabili a quelli dei colossi tecnologici. Questo sistema non solo limita l’accesso alla ricerca, ma crea anche incentivi perversi che possono compromettere l’integrità scientifica stessa.
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