Autonomia strategica europea: un’imperativa necessità
Tra le manovre militari statunitensi in Venezuela e le riflessioni che emergono dalla Germania sulla fine di un “vecchio Occidente”, percepisco un messaggio inequivocabile per l’Europa. L’era della dipendenza strategica sembra volgere al termine, spingendoci a prendere finalmente in mano la nostra sicurezza. Ritengo che non si tratti più di una scelta, ma di una necessità dettata da un contesto globale in rapido mutamento. L’Unione Europea deve accelerare il passo verso una maggiore integrazione nella difesa e una politica estera coesa, per non rimanere un attore passivo in uno scenario disegnato da altri.
Tra scienza e libertà di pensiero
In Europa si combattono battaglie culturali indicative. In Germania, la decisione dei Verdi di eliminare l’omeopatia dalle prestazioni rimborsate dal servizio sanitario pubblico segna un punto a favore di un approccio basato sull’evidenza scientifica. Apprezzo questa scelta di razionalità nella spesa pubblica. Al contempo, in Italia, la fiera della piccola editoria “Più libri più liberi” è scossa dalla polemica sulla presenza di un editore neofascista. Questo mi costringe a riflettere sul complesso equilibrio tra la difesa della libertà di espressione, un pilastro delle nostre democrazie liberali, e la volontà di non offrire una piattaforma a ideologie illiberali.
L’innovazione fungina contro i rifiuti
Trovo affascinante e profondamente liberale la notizia che la soluzione a uno dei grandi problemi ambientali, come le decine di miliardi di pannolini che finiscono in discarica, possa arrivare non da regolamentazioni punitive, ma dall’ingegno umano. Scienziati e imprenditori stanno esplorando il potenziale dei funghi per creare materiali completamente biodegradabili, capaci persino di trasformare i rifiuti in compost. Questa è la dimostrazione che l’innovazione, guidata dalla ricerca e libera di sperimentare, rappresenta la nostra migliore strategia per un futuro sostenibile.
Il ruolo dello Stato: arbitro o giocatore?
Le vicende italiane offrono spunti di riflessione sul perimetro dell’azione statale. Da un lato, assistiamo a un dibattito politico sull’influenza del governo nel mercato bancario, un’area dove la trasparenza e la limitata interferenza sono cruciali per la fiducia degli investitori. Dall’altro, emerge l’urgenza di una regolamentazione più efficace per proteggere i cittadini dalle truffe telefoniche internazionali, che eludono i nuovi blocchi anti-spoofing. Mi pare evidente la necessità di uno Stato che agisca come un arbitro imparziale e un protettore efficace dei diritti individuali, piuttosto che come un giocatore che altera le dinamiche del libero mercato.
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