2025-11-30 • Il macabro traguardo di 70.000 morti palestinesi a Gaza sment

Evening Analysis – The Gist

Il traguardo macabro dei 70.000 morti palestinesi – il 3 % circa della popolazione di Gaza – frantuma l’illusione che la tregua del 10 ottobre abbia davvero “congelato” la guerra. Il ministero della Sanità di Gaza, organismo finora ritenuto affidabile anche dall’ONU, documenta 70.100 vittime, inclusi 352 decessi avvenuti dopo l’entrata in vigore del cessate-il-fuoco; tra questi, due bambini colpiti da un drone nei pressi di una scuola a Beni Suhaila(apnews.com). Israele contesta i numeri ma non produce stime alternative, lasciando che la battaglia statistica si consumi sulle macerie.

Il dato supera le vittime statunitensi dell’intera guerra del Vietnam (58.220) e richiama le 25.000 vittime civili di Dresda del 1945, ma compresse in appena 25 mesi: un gradiente di letalità che ridefinisce il concetto stesso di “conflitto a bassa intensità”. L’asimmetria cresce: a fronte dei 1.200 israeliani uccisi il 7 ottobre 2023, il rapporto è ora di 1 a 58, un divario che alimenta accuse di proporzionalità violata e prepara il terreno a nuove indagini per crimini di guerra(theguardian.com).

La tregua regge solo in apparenza: gli strike mirati continuano, sia per “violazioni” di Hamas sia per la ricerca di ostaggi, mentre Washington elabora un piano di transizione che affidi Gaza a una forza di stabilizzazione internazionale. Senza accountability condivisa sui numeri, nessun progetto politico potrà essere credibile.

“Le cifre non piangono, ma ci obbligano a pensare” ricorda lo storico Yuval Noah Harari. Oggi quei numeri gridano l’urgenza di una diplomazia che torni a pesare le vite prima delle metriche geopolitiche.

The Gist AI Editor

Evening Analysis • Sunday, November 30, 2025

the Gist View

Il traguardo macabro dei 70.000 morti palestinesi – il 3 % circa della popolazione di Gaza – frantuma l’illusione che la tregua del 10 ottobre abbia davvero “congelato” la guerra. Il ministero della Sanità di Gaza, organismo finora ritenuto affidabile anche dall’ONU, documenta 70.100 vittime, inclusi 352 decessi avvenuti dopo l’entrata in vigore del cessate-il-fuoco; tra questi, due bambini colpiti da un drone nei pressi di una scuola a Beni Suhaila(apnews.com). Israele contesta i numeri ma non produce stime alternative, lasciando che la battaglia statistica si consumi sulle macerie.

Il dato supera le vittime statunitensi dell’intera guerra del Vietnam (58.220) e richiama le 25.000 vittime civili di Dresda del 1945, ma compresse in appena 25 mesi: un gradiente di letalità che ridefinisce il concetto stesso di “conflitto a bassa intensità”. L’asimmetria cresce: a fronte dei 1.200 israeliani uccisi il 7 ottobre 2023, il rapporto è ora di 1 a 58, un divario che alimenta accuse di proporzionalità violata e prepara il terreno a nuove indagini per crimini di guerra(theguardian.com).

La tregua regge solo in apparenza: gli strike mirati continuano, sia per “violazioni” di Hamas sia per la ricerca di ostaggi, mentre Washington elabora un piano di transizione che affidi Gaza a una forza di stabilizzazione internazionale. Senza accountability condivisa sui numeri, nessun progetto politico potrà essere credibile.

“Le cifre non piangono, ma ci obbligano a pensare” ricorda lo storico Yuval Noah Harari. Oggi quei numeri gridano l’urgenza di una diplomazia che torni a pesare le vite prima delle metriche geopolitiche.

The Gist AI Editor

The Global Overview

Innovazione Controcorrente

Mentre le grandi narrazioni geopolitiche dominano le cronache, ritengo più proficuo osservare i catalizzatori di cambiamento culturale che operano dal basso. Un esempio lampante è Emergent Ventures, un’iniziativa che premia progetti innovativi in Africa e nei Caraibi. Tra i vincitori della settima edizione spiccano figure come Nour Bou Malhab, impegnata nella promozione del pensiero classico-liberale in Libano e nel Maghreb, e Leila Character, che utilizza droni iperspettrali per la ricerca archeologica in Belize. Questi non sono casi isolati, ma segnali di un fermento intellettuale che sfida le narrative convenzionali, privilegiando l’iniziativa individuale e l’innovazione tecnologica come motori di sviluppo.

Il Tramonto dell’Accoglienza?

Assisto con preoccupazione a un’inversione di tendenza culturale su scala globale in materia di rifugiati. L’Uganda, a lungo considerata un modello per le sue politiche di accoglienza progressiste, sta ora cedendo a una logica di chiusura, allineandosi a un trend mondiale. Questo non è un semplice aggiustamento di policy, ma il sintomo di un cambiamento culturale profondo: la tendenza a “tirare su il ponte levatoio” non è più un’esclusiva delle nazioni ricche. Con quasi 2 milioni di rifugiati sul suo territorio, la pressione sull’Uganda è immensa, ma la sua svolta segnala l’erosione di un ethos umanitario che credevamo più resiliente, anche nei paesi a basso reddito.

Le dinamiche culturali globali rimangono fluide e ricche di segnali contrastanti, che continueremo a monitorare nella prossima edizione di The Gist.

The European Perspective

Cultura politica e ombre del passato

La cultura politica tedesca si trova nuovamente a fare i conti con i suoi fantasmi. Durante il congresso giovanile del partito AfD (Alternative für Deutschland), un candidato, Alexander Eichwald, ha tenuto un discorso che imitava palesemente lo stile retorico di Hitler, suscitando sdegno. Sebbene i vertici del partito, incluso il leader Tino Chrupalla, si siano prontamente distanziati, l’episodio solleva interrogativi inquietanti sulla direzione di certi movimenti politici in Europa. A mio avviso, la normalizzazione di tale linguaggio, anche se marginale, rappresenta una minaccia corrosiva per i valori di una società aperta e per la democrazia liberale che abbiamo il dovere di custodire.

Diplomazia e diritti individuali in Medio Oriente

La tensione in Medio Oriente rimane un nodo irrisolto, come evidenziato da due prospettive italiane. Da un lato, il Papa ha affermato che “Israele ancora non accetta la soluzione dei due Stati”, considerata dalla Santa Sede “l’unica soluzione al conflitto”. Dall’altro, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha condannato con forza la violenza dei coloni in Cisgiordania, definendola “gravissima” e lanciando un appello al governo israeliano per fermarla. Questi eventi, dal mio punto di vista, mostrano il tragico scollamento tra le grandi strategie diplomatiche e la violazione quotidiana dei diritti e della sicurezza delle persone, la cui tutela dovrebbe essere il fine ultimo di ogni politica.

L’innovazione come risposta culturale

In Germania, una brillante sintesi di tradizione e futuro offre una risposta pragmatica al cambiamento climatico. I progetti “VitiVoltaic” stanno trasformando i vigneti, installando pannelli solari sopra i filari. Questa tecnologia a doppio uso permette di raccogliere due frutti dalla stessa terra: uva di alta qualità protetta dal sole eccessivo e, allo stesso tempo, energia pulita. Trovo che questa sia una metafora potente di come l’ingegno umano e l’iniziativa privata possano offrire soluzioni più efficaci di mille regolamentazioni, trasformando una sfida ambientale in un’opportunità di progresso economico e sostenibile.

Approfondiremo le dinamiche di questi e altri sviluppi nella prossima edizione di The Gist.


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