Cripto-donazioni nel mirino del Regno Unito
Nel Regno Unito si sta valutando di vietare le donazioni in criptovalute ai partiti politici. Questa riflessione nasce dalla crescente preoccupazione che la natura difficilmente tracciabile di tali asset possa aprire le porte a interferenze straniere e a finanziamenti illeciti, minando la trasparenza del processo democratico. Il partito Reform UK di Nigel Farage è stato il primo ad accettare donazioni in criptovalute quest’anno, in quella che ha definito una “rivoluzione cripto”. A mio avviso, se da un lato l’innovazione nei metodi di finanziamento può essere vista come un’evoluzione naturale, dall’altro la necessità di salvaguardare l’integrità delle nostre istituzioni democratiche deve avere la priorità. La discussione si inserisce nel contesto di una nuova legge elettorale, evidenziando il delicato equilibrio tra l’incoraggiare le nuove tecnologie e il prevenire abusi.
Innovazione e investimenti: un’Europa a due velocità
Il panorama tecnologico europeo mostra segnali di rinnovato ottimismo, con proiezioni di investimento in startup che dovrebbero raggiungere i 44 miliardi di dollari nel 2025. Si tratta di una crescita modesta ma significativa, che suggerisce una lenta ripresa dopo i picchi del 2021-2022. Tuttavia, i dati rivelano un’Europa frammentata: mentre Regno Unito, con 14 miliardi di dollari, Germania e Svezia mostrano una solida crescita anno su anno, la maggior parte degli altri paesi registra un calo dei finanziamenti. Questo divario crescente è qualcosa che, come europei, dovremmo osservare con attenzione. Credo che per competere a livello globale sia fondamentale non lasciare indietro nessuno, promuovendo un ecosistema dell’innovazione più coeso e distribuito.
La regolamentazione dell’IA: Bruxelles alla ricerca di un equilibrio
L’Unione Europea prosegue nel suo complesso lavoro di normazione dell’intelligenza artificiale con l’AI Act, la prima regolamentazione onnicomprensiva a livello mondiale in questo settore. Recentemente, la Commissione ha proposto un pacchetto “Omnibus” per semplificare e armonizzare varie leggi sul digitale, inclusa quella sull’IA. Tra le novità, si propone di posticipare l’applicazione di alcuni requisiti per i sistemi ad alto rischio a dicembre 2027 e di spostare la responsabilità della formazione sull’IA dalle aziende agli Stati membri e alla Commissione. Personalmente, vedo in questo approccio un tentativo pragmatico di non soffocare l’innovazione con oneri eccessivi, specialmente per le piccole e medie imprese, pur mantenendo saldi i principi di tutela dei diritti fondamentali.
Mercato Unico Digitale: nuove regole per i “gatekeeper”
La Commissione Europea sta affinando l’applicazione del Digital Markets Act (DMA), la legge pensata per garantire mercati digitali equi e contendibili. L’attenzione è rivolta ai cosiddetti “gatekeeper”, le grandi piattaforme online. Sono in corso valutazioni per designare Amazon e Microsoft come gatekeeper per i loro servizi di cloud computing e un’indagine su Google per potenziali violazioni riguardo l’accesso ai contenuti degli editori. Inoltre, nuove linee guida mirano a chiarire l’interazione tra il DMA e il GDPR, il regolamento sulla protezione dei dati, specificando che le piattaforme non potranno più giustificarsi con un “legittimo interesse” per combinare i dati degli utenti tra diversi servizi senza un consenso esplicito, un passo che ritengo fondamentale per la sovranità individuale sui propri dati.
Vi aspetto al prossimo “The Gist” per continuare a esplorare insieme i cambiamenti che ci attendono.
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