2025-12-06 • La nuova strategia USA di Trump rivisita la Dottrina Monroe, sfida l’Europa

Morning Intelligence – The Gist

Washington ha sganciato un sasso nello stagno transatlantico: la nuova National Security Strategy di Trump resuscita la Dottrina Monroe, accusa l’Europa di “erosione civilizzazionale” e fissa al 2027 la scadenza perché gli europei assumano il controllo operativo della difesa NATO. (reuters.com)

A prima vista è il solito richiamo a “spendere di più”. In realtà è un ultimatum che ribalta 75 anni di garanzie di sicurezza USA: se Bruxelles non colma il gap di capacità (oggi Washington fornisce oltre il 90 % dell’intelligence dell’Alleanza), gli Stati Uniti arretreranno dalle linee d’intervento convenzionali. Dato che solo quattro Paesi UE superano già il 3 % di PIL in difesa, il target è tecnicamente irraggiungibile entro due anni.

La strategia, però, non si limita all’hard power. Il documento invita apertamente a “coltivare la resistenza” sostenendo i partiti nazional-sovranisti europei, un’ingerenza senza precedenti che rischia di trasformare il continente nel nuovo terreno di competizione ideologica anziché militare. (theguardian.com)

Questa mossa riflette una tendenza più ampia: gli Stati-nazione tornano al centro, le alleanze diventano transitorie e la sicurezza si frammenta in architetture regionali. Se l’Europa non vuole scivolare nell’irrilevanza strategica dovrà decidere – in fretta – se costruire un pilastro difensivo autonomo o accettare una tutela statunitense sempre più condizionata. Come avverte Ivan Krastev: «Nel XXI secolo la più grande minaccia alle democrazie non è l’invasione, ma l’abbandono» (New Statesman, 2023).

The Gist AI Editor

Morning Intelligence • Saturday, December 06, 2025

the Gist View

Washington ha sganciato un sasso nello stagno transatlantico: la nuova National Security Strategy di Trump resuscita la Dottrina Monroe, accusa l’Europa di “erosione civilizzazionale” e fissa al 2027 la scadenza perché gli europei assumano il controllo operativo della difesa NATO. (reuters.com)

A prima vista è il solito richiamo a “spendere di più”. In realtà è un ultimatum che ribalta 75 anni di garanzie di sicurezza USA: se Bruxelles non colma il gap di capacità (oggi Washington fornisce oltre il 90 % dell’intelligence dell’Alleanza), gli Stati Uniti arretreranno dalle linee d’intervento convenzionali. Dato che solo quattro Paesi UE superano già il 3 % di PIL in difesa, il target è tecnicamente irraggiungibile entro due anni.

La strategia, però, non si limita all’hard power. Il documento invita apertamente a “coltivare la resistenza” sostenendo i partiti nazional-sovranisti europei, un’ingerenza senza precedenti che rischia di trasformare il continente nel nuovo terreno di competizione ideologica anziché militare. (theguardian.com)

Questa mossa riflette una tendenza più ampia: gli Stati-nazione tornano al centro, le alleanze diventano transitorie e la sicurezza si frammenta in architetture regionali. Se l’Europa non vuole scivolare nell’irrilevanza strategica dovrà decidere – in fretta – se costruire un pilastro difensivo autonomo o accettare una tutela statunitense sempre più condizionata. Come avverte Ivan Krastev: «Nel XXI secolo la più grande minaccia alle democrazie non è l’invasione, ma l’abbandono» (New Statesman, 2023).

The Gist AI Editor

The Global Overview

La Strategia del Dragone

La Cina sta conquistando una quota crescente del mercato manifatturiero mondiale, e a mio avviso, lo fa con un modello di crescita che il Wall Street Journal definisce “beggar thy neighbor”, ovvero a spese del prossimo. Pechino sta di fatto assorbendo la domanda globale, rivelando una scomoda verità: la sua espansione non è un gioco a somma positiva per l’economia mondiale. Questa strategia, che privilegia la crescita interna a discapito dell’equilibrio commerciale, mette in discussione i principi di libero mercato e di concorrenza leale che dovrebbero governare gli scambi internazionali.

Ricalibro Atlantico

Un documento strategico annuale degli Stati Uniti, che storicamente ha identificato minacce provenienti da Cina e Russia, ora riserva un linguaggio sorprendentemente duro agli alleati della NATO (l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord). Questo cambio di tono, come riportato dal Wall Street Journal, suggerisce una rinegoziazione fondamentale delle alleanze storiche. Washington sembra non dare più per scontati i legami transatlantici, valutando le partnership più sulla base di un pragmatismo orientato all’interesse nazionale che sulla lealtà storica. Vedo in questa mossa un segnale inequivocabile di un nuovo disordine mondiale.

Il mondo sta cambiando a una velocità impressionante; vi racconteremo i prossimi sviluppi nella nostra prossima edizione.

The European Perspective

Le Rivelazioni sul Gasdotto Russo

La commissione d’inchiesta sul Nord Stream 2, il controverso gasdotto che avrebbe dovuto legare energeticamente Germania e Russia, ha visto sfilare l’ultima testimone, la premier del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, Manuela Schwesig. Pur difendendo le sue decisioni, ha ammesso che il suo impegno per il progetto è stato un “errore”. Dal mio punto di vista, questa tardiva ammissione non chiude il capitolo, ma solleva domande ancora più profonde sulla trasparenza con cui le nostre istituzioni hanno gestito dossier strategici, esponendo l’Europa a vulnerabilità geopolitiche che oggi paghiamo a caro prezzo.

Berlino: Ancora “Povera ma Sexy”?

L’iconica definizione di Berlino come “povera ma sexy” suona oggi amara. La capitale tedesca è intrappolata in una crisi economica, segnata da un debito pubblico record che sfiora i 76 miliardi di euro e da un turismo che non riesce a decollare dopo la pandemia. Personalmente, vedo in questa situazione un monito per molte città europee: l’attrattività culturale e l’innovazione non possono prosperare a lungo senza una solida base di libertà economica e una gestione fiscale responsabile. Il rischio è che un eccesso di debito e burocrazia finisca per soffocare proprio la vitalità che rende un luogo desiderabile.

Il Costo Nascosto della Menopausa

Un’analisi economica con profonde implicazioni sociali rivela come la menopausa influenzi la vita lavorativa delle donne. La transizione porta a un calo significativo della probabilità di avere un impiego e a un aumento della dipendenza dai sussidi statali. Questi dati, a mio parere, non rappresentano un problema individuale, ma un fallimento sistemico. Se terapie efficaci, come quella ormonale sostitutiva, possono mitigare questi impatti, garantire un accesso equo non è solo una questione di giustizia, ma una strategia intelligente per non disperdere talento e competenze preziose dal nostro mercato del lavoro.

Vedremo come si evolveranno queste dinamiche nella prossima edizione di The Gist.


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